La croce e il potere | ||||
Michail ·karovskij | ||||
La Casa di Matriona, pagg.281, Euro 14,00 | ||||
Questo pregevole saggio di Michail ·karovskij (direttore scientifico dell'Archivio Statale Centrale di San Pietroburgo) ricostruisce la storia della Chiesa Russa Ortodossa negli anni di Stalin e Chru‰cëv. Molto interessante è la parte dedicata al periodo della "Grande Guerra Patriottica" (1941-45), quando Stalin pose fine alle persecuzioni contro la Chiesa Ortodossa per favorire la più ampia adesione del popolo russo alla resistenza contro l'occupazione tedesca. Il clero ortodosso diede prova di grande fervore patriottico, prendendo parte attivamente nell'esercito e nel movimento partigiano. "Centinaia di sacerdoti - scrive l'Autore -, compresi coloro che erano ritornati prima del 1941 dai lager, dalle prigioni e dai luoghi di deportazione, furono chiamati sotto le armi. Il futuro patriarca di Mosca Pimen, ad esempio, che aveva già scontato un periodo di reclusione, partì per il fronte come vicecomandante di battaglione S.M. Izvekov. Il futuro superiore del monastero delle Grotte di Pskov archimandrita Alipij (Voronov), combatté per quattro anni, fu ferito più volte e decorato al valor militare. Il celebre sergente maggiore Pavlov, che comandava il gruppo degli eroici difensori che per mesi mantennero la postazione <<Casa di Pavlov>> nel centro di Stalingrado, era un monaco […]". In quel periodo, inoltre, si registrarono numerosi casi di conversione alla fede da parte di soldati, ufficiali, partigiani. Dopo la battaglia di Vienna nel 1945, "il maresciallo F.I. Tolbuchin (il cui fratello, arciprete, aveva celebrato a Leningrado durante tutto il periodo dell'assedio) fece restaurare le vetrate della chiesa ortodossa russa e fondere una nuova campana con la scritta <<Alla Chiesa ortodossa russa da parte della vittoriosa Armata Rossa>>. Il maresciallo L.A. Govorov, comandante del fronte di Leningrado, espresse più volte pubblicamente le proprie convinzioni religiose, e dopo la battaglia di Stalingrado anche il maresciallo V.N. Cujkov cominciò a frequentare la chiesa. Tra i credenti era largamente diffusa la convinzione che il maresciallo G.K. ?ukov portasse sempre con sé, sulla sua macchina, un'icona della Vergine di Kazan'. E effettivamente, quando fu inviato alla fine degli anni '40 a comandare il distretto militare di Odessa, passando da Kiev egli consegnò ad una chiesa la sua <<icona di guerra>>, chiedendo che fosse collocata nel santuario. Naturalmente, si convertivano anche molti soldati semplici, che rischiavano quotidianamente la vita. In una lettera dal fronte, che ben descrive gli stati d'animo di quel tempo, il soldato M.F. Cerkasov scriveva alla mamma: <<Mamma, sono entrato nel partito… Mamma, prega Dio per me>>". Nell'inverno del 1941, Stalin convocò al Cremlino alcuni sacerdoti "affinché celebrassero un moleben impetrando la vittoria; sempre in quell'occasione… ordinò di prendere l'icona della Madre di Dio Tichvin che si trovava nella chiesa di Sant'Aleksij, e di caricarla su un aereo con l'ordine di sorvolare Mosca: in questo modo essa salvò Mosca dal nemico". "Non è il caso di parlare di una religiosità di Stalin - aggiunge l'Autore - negli ultimi anni della sua vita, sebbene di tanto in tanto il dittatore, come testimonia chi lo conosceva più da vicino, fosse incline al misticismo e amasse citare la Bibbia. […] È ampiamente noto l'aneddoto secondo cui, formando la biblioteca per la propria daca e segnando personalmente tutte le pubblicazioni che considerava necessarie, Stalin aggiunse: "Per piacere, niente robaccia ateista!>>". Il libro di Michail ·karovskij è pubblicato dalle Edizioni "La Casa di Matriona" (http://www.russiacristiana.org). |