Distruggere la Palestina
Tanya Reinhart
Marco Tropea Editore, pagg.254, Euro 17,00
 
Tanya Reinhart (giornalista e docente presso l'Università di Tel Aviv) esamina in questo utile saggio la politica israeliana dalla Nakba (1948) ai giorni nostri.
"Durante la guerra del 1948 - scrive l'Autrice -, l'esercito israeliano cacciò dalla sua terra oltre la metà della popolazione palestinese che all'epoca era composta da 1.380.000 individui e, nonostante fonti ufficiali affermassero che per la maggior parte si trattava di persone fuggite e non espulse, Israele si rifiutò di concedere l'autorizzazione al loro rientro, come imponeva una risoluzione approvata dall'ONU al termine del conflitto. La Terra di Israele fu dunque conquistata grazie a un'operazione di pulizia etnica, l'allontanamento di chi vi risiedeva, i palestinesi".
Anche durante la Guerra dei Sei giorni (1967), "ci fu una nuova ondata di palestinesi in fuga, questa volta dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza (250mila persone, secondo fonti israeliane). Attualmente in queste due zone vivono ancora, sotto l'occupazione israeliana, circa tre milioni di palestinesi circondati dagli insediamenti dei coloni sorti sul loro territorio".
Nel 1993, dopo il vertice di Oslo e la stretta di mano fra Rabin e Arafat, il ritiro dai Territori occupati e la formazione di uno Stato palestinese sembravano imminenti. Non è stato così. Sette anni dopo, le condizioni dei Palestinesi nella Striscia di Gaza erano nettamente peggiorate e tutte le speranze che gli accordi avevano alimentato erano svanite.
Secondo Tanya Reinhart, gli anni successivi a Oslo - dal governo di Barak allo scoppio della seconda Intifada, passando per Camp David - costituiscono il periodo più buio dell'intero conflitto. L'Autrice ripercorre proprio quest'ultimo decennio per illustrare come la strategia messa in atto da Israele non non vada interpretata alla stregua di una risposta al terrore o di una forma di autodifesa, ma come il risultato di un disegno architettato e attuato sistematicamente: l'espulsione completa del popolo palestinese dalla Terra Santa. Un disegno che emerge dalle stesse parole di Ariel Sharon, quando definisce l'attuale conflitto con i Palestinesi come "la seconda parte della guerra del 1948".
"Distruggere la Palestina" offre un'analisi basata su una precisa ricostruzione dei fatti e sulle dichiarazioni degli esponenti politici dei due fronti. A raccontare la tragedia del Popolo palestinese è la voce di un'intellettuale israeliana che da anni si batte per contrastare i luoghi comuni imposti dalla propaganda e diffusi anche dai principali media europei e occidentali.