Enrico Mattei
Nico Perrone
il Mulino, pagg.167, Euro 11,36
 
Nico Perrone, docente di Storia dell'America all'Università di Bari e "host professor" all'Università di Roskilde (Danimarca), ha lavorato nello staff centrale dell'Eni di Mattei.
In questo pregevole saggio, egli traccia un profilo biografico di Enrico Mattei, un Italiano "che nel dopoguerra aveva preso a cuore l'affermazione economica del suo paese e con essa l'affermazione dell'identità italiana ch'era stata gravemente compromessa dalla sconfitta nella seconda guerra mondiale e dal prevalere degli interessi dei vincitori, i quali, nel campo petrolifero e delle materie prime, avrebbero voluto tenere il nostro paese in una lunga condizione di sudditanza: come accade di norma agli sconfitti".
Mattei si prodigò per "elevare l'Italia al rango di potenza petrolifera". In un discorso del 1958, egli si disse convinto che "non c'è indipendenza politica se non c'è indipendenza economica": "rivendicava - scrive l'Autore -, per l'Italia, condizioni di non discriminazione, di parità, di sviluppo non condizionato da interessi stranieri. Non c'è dubbio che il petrolio fosse un elemento basilare per la ricostruzione industriale e lo sviluppo del paese". "Era, questo, anche un derivato di esperienze e frustrazioni vissute dall'Italia durante il "passato regime". La propaganda fascista aveva messo molto l'accento sull'accaparramento delle fonti di energia praticato dalle grandi potenze "demoplutocratiche", e le rivendicazioni espansionistiche di Mussolini erano dirette a elevare anche l'Italia al livello di quelle potenze, mediante l'acquisizione del controllo di fonti d'energia, materie prime e terre da coltivare".
Senza dubbio "questa temperie di nazionalismo deluso, e calpestato dalle potenze veramente opulente" fu in grado di esercitare una profonda influenza sullo 'storico' Presidente dell'Eni. Una volta giunto a controllare l'Agip, infatti, "in Mattei si risvegliò quel sentimento, che ormai non aveva più nulla di fascista ma era autenticamente italiano, di considerazione per il proprio paese, di aspirazione a dotare l'Italia di una ricchezza fondamentale per uno sviluppo indipendente da strozzature e condizionamenti stranieri".
Per l'Italia - aggiunge Perrone - "aveva in mente molto più della ricostruzione: (…) egli sognava una radicale rivincita, che l'avvicinasse alle potenze che avevano sconfitto il paese. Egli era convinto che la causa prima della soggezione economica e politica di un paese è proprio la dipendenza energetica, ed è perciò deciso a superarla per dare una prospettiva d'indipendenza al paese".
Mattei, inoltre, mirò "a spostare sempre più il quadro della politica estera italiana verso posizioni mediterranee, terzomondiste, di apertura verso i paesi socialisti"; fu contrario al patto atlantico, suscitando sdegno e irritazione nell'establishment statunitense; si oppose alla politica "miope e rivolta ai profitti" delle cosiddette "sette sorelle" (le principali compagnie petrolifere); sviluppò intese economiche con l'Egitto nazionalista del Presidente Nasser; sostenne la lotta di liberazione del Popolo algerino dall'oppressione colonialistica francese; si fece promotore di una coraggiosa apertura nei confronti dell'Unione Sovietica; etc..
"Con Mattei - scrive ancora Perrone - l'Italia sconfitta era divenuta per la prima volta parte di trattative di grande respiro internazionale. Il peso politico dell'Italia lo si dovette in buona parte a Mattei. Mattei ha indicato che il nostro paese poteva fare anche una sua politica estera: ma dopo di lui non ci sono stati uomini di governo capaci di seguire una linea sulla cui impostazione egli aveva avuto tanta influenza".
Enrico Mattei fu ucciso il 27 ottobre 1962...