Fratelli in camicia nera
Pietro Neglie
il Mulino, pagg.247, Euro 14,00
 
Questo interessante saggio di Pietro Neglie (direttore della Fondazione Di Vittorio e studioso di storia del movimento sindacale) analizza una vicenda poco nota, quella relativa alle molteplici relazioni intercorse, in epoca fascista e oltre, fra comunisti e fascisti, soprattutto in campo sindacale.
L'opera prende le mosse dalla cosiddetta direttiva "entrista" impartita da Palmiro Togliatti, con la quale agli inizi degli anni Trenta i militanti comunisti vennero invitati a entrare nelle organizzazioni di massa del Fascismo. L'"entrismo", inizialmente finalizzato a "far esplodere le contraddizioni interne al fascismo", subì ben presto una metaformosi, da un lato raccogliendo le parole d'ordine del sindaclismo fascista, dall'altro radicalizzandone le istanze.
"Il sindacato fascista - scrive l'Autore - in quanto elemento proprio di collegamento con le masse, per le sue funzioni, per le posizioni critiche assunte nei confronti del partito fascista, fu l'oggetto principale della direttiva entrista e al tempo stesso il perno della riflessione di Togliatti sul fascismo. Come organizzazione di massa, in quanto erede del sindacalismo rivoluzionario, il sindacato fascista aveva un potenziale classista, rivoluzionario che secondo il Pci poteva rappresentare il terreno su cui incontrarsi, per un progetto comune di lotta alla borghesia e al capitale. Infiltrare questa organizzazione con i propri militanti doveva servire a sviluppare meglio, a rendere più politica questa insofferenza verso la nuova classe dirigente che non aveva affatto tenuto fede alle promesse, né migliorato le condizioni dei lavoratori. Basti pensare alle posizioni assunte dal Pci nel 1936, quando in occasione di una diffusa mobilitazione per i rinnovi contrattuali l'azione del sindacato fascista venne interpretata in chiave classista e come fattore di democratizzazione del fascismo".
L'apertura dei comunisti ebbe un seguito anche nel periodo della guerra e dopo, allorché si pose il problema del riflusso dei fascisti negli schieramenti politici del postfascismo; anche in questa occasione il PCI si dimostrò disponibile al dialogo (dando tra l'alto prova di una grande cautela in tema di epurazione), mentre per converso alcuni importanti sindacalisti fascisti proposero di confluire nel Partito comunista, dando vita a un movimento sindacale (Mosi) che nel 1946-47 trattò la fusione con CGIL: un progetto destinato a cadere con la scissione della CGIL unitaria da un lato, e dall'altro con la nascita del MSI e della CISNAL.
Condotta in maniera obiettiva e rigorosa su fondi d'archivio e su preziose testimonianze personali, la ricerca di Pietro Neglie rappresenta un valido contributo alla conoscenza dei reali termini in cui si è svolto lo scontro politico-ideologico nel nostro Paese.