I Kurdi e il Kurdistan
Zuhair Abdul-Malek
Ediesse, pagg.227, Euro 12,00
 
Questo saggio di Zuhair Abdul-Malek (membro indipendente del KNK, il Congresso Nazionale Kurdo) offre un valido contributo allo studio della questione kurda.
Alla fine della prima guerra mondiale, le potenze imperialistiche europee (Francia e Gran Bretagna) smembrarono il Kurdistan fra i quattro Stati con esso confinanti. Pertanto, il territorio kurdo da allora si trova così suddiviso: "216.000 kmq nel sud-est della Turchia, 218.000 kmq nel nord-ovest dell'Iran, 87.000 kmq nell'Iraq settentrionale e 15.000 kmq nell'estremità nord-orientale della Siria".
Tali confini vennero arbitrariamente tracciati con il malcelato intento di favorire la nascita, in una regione ricchissima di risorse energetiche, di Stati-fantoccio, deboli e instabili. Lo si coglie bene leggendo quanto scrive Abdul Malek a proposito della fondazione dello Stato iracheno: "la Gran Bretagna ha creato in Iraq un regno privo degli elementi costitutivi di uno Stato unitario, ha insediato sul trono un re non iracheno e ha deformato l'omogeneità etnica e culturale interna con l'annessione di una piccola parte della nazione kurda, inglobandola nei nuovi confini nazionali". "Senza dubbio - continua l'Autore - la Gran Bretagna mirava a impadronirsi del petrolio di Kirkuk e Mosul e a far sì che l'Iraq rimanesse uno Stato debole, perciò lo ha creato con una composizione etnica e culturale non omogenea, lasciando alla classe dominante il difficile compito di guidare la società irachena".
In seguito alla Rivoluzione ba'athista del 17-30 luglio 1968, ai Kurdi dell'Iraq sono stati riconosciuti i diritti nazionali nell'ambito dell'unità irachena. Nell'articolo A della quarta Costituzione provvisoria del 1970 si può infatti leggere: "Il Popolo iracheno è composto da due etnie principali, l'etnia araba e quella kurda. Questa costituzione riconosce i diritti nazionali del popolo kurdo e i diritti di tutte le minoranze nel quadro dell'unità irachena". L'articolo I A della Legge dell'autonomia per la regione del Kurdistan del 1974, d'altro canto, stabilisce: "La regione del Kurdistan gode di un potere autonomo e ogni qual volta, all'interno della legge, si cita "la regione" si intende la regione del Kurdistan autonomo".
Il Governo ba'athista ha profuso, nel corso degli anni, notevoli sforzi nello sviluppo del Kurdistan iracheno. Sono stati costruiti, per esempio, diversi insediamenti industriali (tra i quali ricordiamo la fabbrica di zucchero di Souleimanié, quella di tabacco di Abril, gli stabilimenti tessili di Dehouk), numerose scuole, edifici pubblici, attrezzature turistiche, una centrale elettrica, etc… Per un totale di un miliardo e mezzo di dollari spesi in cinque anni.
Ciò dimostra che la Dirigenza ba'athista irachena ha cercato, sin dall'inizio degli anni Settanta del secolo scorso, di far fronte alla precaria situazione instaurata dall'imperialismo franco-britannico al termine del primo conflitto mondiale concedendo l'autonomia alla regione del Kurdistan iracheno. Ha in tal modo eliminato il principale fattore di instabilità che affliggeva la Repubblica dell'Iraq, conferendo contestualmente maggiore solidità al processo rivoluzionario e all'indipendenza del Paese.
Gli Stati Uniti, però, che nel frattempo erano subentrati alla Francia e alla Gran Bretagna nel ruolo di potenza imperialistica, decisero di far fallire gli accordi raggiunti dal Governo di Baghdad con i Kurdi iracheni. "[…] in un incontro svoltosi a Teheran nel 1972 - si legge in "Amicizie pericolose" di Andrew e Leslie Cockburn - il presidente Nixon e Henry Kissinger concordarono con lo Scià che invece i curdi dovevano continuare a combattere e la Cia ricevette l'ordine di impegnarsi direttamente nel conflitto". Marcella Emiliani, nel suo recente libro "Leggenda nera", scrive che l'amministrazione statunitense, tra il 1972 e il 1975, fece "pervenire a [Mustapha] Barzani [leader del Partito democratico del Kurdistan iracheno (Pdki)], tramite la Cia [il Mossad] e lo Shah dell'Iran, 16 milioni di dollari", affinché riprendesse la guerriglia contro Baghdad.
L'ignobile e irresponsabile decisione, assunta da alcune tribù mercenarie, di rifiutare l'autonomia concessa dal Governo iracheno e di riprendere la lotta indipendentistica al soldo dell'imperialismo americano-sionista ha purtroppo cagionato profonde sofferenze e interminabili lutti ai Kurdi dell'Iraq. La Dirigenza irachena, dal canto suo, ha legittimamente difeso - contrariamente a quanto sostiene Zuhair Abdul-Malek - l'integrità territoriale della Repubblica dell'Iraq.
Nell'Iraq del Presidente Saddam Hussein, dunque, i Kurdi hanno ottenuto il massimo dell'autodeterminazione: il Kurdo è riconosciuto come lingua nazionale nel Kurdistan; essi hanno il diritto di partecipare pienamente al governo del Paese (il Vice-Presidente della Repubblica, per esempio, è Kurdo); la Costituzione irachena accoglie i loro diritti nazionali. In quali altri Paesi i Kurdi godono degli anzidetti privilegi? In Turchia, forse?!? In Iran?!?
Per quanto riguarda la Turchia (Paese "alleato" degli Stati Uniti e di "Israele"), l'Autore scrive che nei confronti della popolazione di etnia kurda viene pervicacemente applicata una politica violenta che "non è assolutamente diversa da una politica di genocidio". "Dalla primavera del 1992 - aggiunge Abdul-Malek - il governo turco ha ordinato la distruzione di migliaia di villaggi kurdi e di numerose città, cacciando con la forza tre milioni di Kurdi dalle loro case. Inoltre gli organi dei servizi segreti turchi hanno arrestato migliaia di civili, intellettuali, giornalisti e membri del Parlamento kurdi. Sono stati anche imprigionati e torturati migliaia di studenti kurdi e turchi simpatizzanti della causa kurda". Non bisogna poi dimenticare che dal febbraio 1999 Abdullah Ochalan, Patriota kurdo e leader del PKK, è detenuto nelle prigioni turche, condannato a morte.
In una situazione altrettanto tragica versano i Kurdi iraniani, che fin dagli albori della Repubblica islamica hanno subito "la più feroce repressione, con assassini di massa che venivano eseguiti sotto il comando dell'Ayatollah Khalkhali tra il 1979 e il 1981, oltre alla distruzione dei villaggi, alla deportazione dei loro abitanti e all'assassinio terroristico di vari dirigenti del movimento nazionale kurdo sia in Iran sia all'estero. Ancora oggi i Kurdi della Repubblica Islamica dell'Iran vengono privati dei diritti nazionali che possiedono come popolo, con la propria identità, storia, civiltà e cultura".