Il nazionalismo
Eugene Lemberg
Jouvence, pagg.413, Euro 15,00
 
Questo importante saggio di Eugene Lemberg ricostruisce la storia del nazionalismo, dall'enuclearsi dell'idea di nazione, dal sorgere degli Stati nazionali nel Medio Evo, fino al "nazionalismo" vero e proprio dell'età contemporanea.
Degna di nota è la parte dedicata allo stalinismo, all'interno del quale l'Autore ravvisa "un elemento nazionale". "L'industrializzazione, imposta da Stalin - […] per realizzare quel 'socialismo in un solo paese' - rendeva necessaria la mobilitazione di tutte le energie interne. Di queste forze faceva parte anche il patriottismo sovietico, che, quasi repentino, esplose negli anni trenta, non solo ammesso da Stalin, ma, anzi, fomentato e basato sull'ideologia".
Nel 1931, inoltre, Stalin "condannò le concezioni dello storico Pokrowskij che aveva rielaborato la storia russa secondo i principi del marxismo e l'aveva sostituita nelle scuole con nozioni di sociologia. Nel 1934, fu introdotto di nuovo l'insegnamento della storia e furono ripristinate una serie di cattedre e istituti storici. Per interessamento di Stalin i primi nuovi manuali di storia furono messi al bando perché davano troppa scarsa importanza alla 'grandezza e dignità del passato nazionale delle popolazioni dell'Unione Sovietica'; e nel 1937 apparve, ispirato a questi principi, un soddisfacente libro di testo".
"Nelle trattazioni storiche - aggiunge Lemberg - ricomparivano gli Zar. Pietro il Grande divenne il precursore del progresso e, quindi, del rivoluzione bolscevica. Ivan il Terribile, uno degli zar che da sempre riscuoteva il maggior seguito popolare, fu celebrato come difensore del popolo contro gli arbitri dei Bojari".
La Grande Guerra Patriottica (1941-45) rivestì un ruolo fondamentale nella rinascita del nazionalismo russo. "Tutto ciò che servisse ad accrescere la disponibilità alla guerra fu ripreso dalla tradizione: come la tradizionale armata degli zar; si crearono nuovi ordini, quello di Suworov e Kutusow. La nuova tattica di guerra, quella partigiana, già conosciuta nella storia russa fu esaltata come specifica conquista dei popoli sovietici; donne, scolari, gente del popolo furono celebrati nelle leggende come eroi della guerra partigiana. Mentre negli eserciti dell'occidente borghese continuava a combattersi una guerra riservata al militare di professione, qui, per la prima volta, si era realizzata la guerra totale. L'industrializzazione, potenziata come una campagna militare, era da tempo pronta al conflitto".
"Alla fine delle operazioni militari - osserva Lemberg -, il partito comunista, che aveva considerato suo principale impegno la popolarizzazione e l'incremento della macchina bellica, appariva ai visitatori stranieri, come allo scrittore di guerra britannico Stephen King Hall, un partito nazionale panrusso o pansovietico".
Quanto al nazionalismo arabo, l'Autore spiega che esso aveva, in origine, nell'Islam "un'ideologia unificatrice".
Con l'ascesa e il diffondersi di un ceto intellettuale formatosi in Europa, tuttavia, il criterio "della lingua, origine e comunanza culturale, lentamente si impose. Chi parlava arabo e si sentiva vincolato alla coscienza culturale e storica araba rientrava nel nuovo concetto di nazione che si stava formando, anche se non era musulmano. Ciò valeva soprattutto per i cristiani che erano i più vicini alla formazione europea e rappresentavano, tra gli Arabi, i veri e propri profeti del nazionalismo risorgimentale. Si potrebbe dire che, nella seconda metà del XIX secolo e nella prima del XX, la forza vincolante della religione abbia perso mordente mentre si sia sempre più affermata quella della comunità linguistica".
"Il nazionalismo" di Eugene Lemberg - di cui si raccomanda la lettura - è pubblicato da Jouvence (tel. 06/3211500. e-mail: Jouvence@flashnet.it).