I nuovi padroni del mondo
John Pilger
Fandango, pagg. 212, Euro 16,00
 

John Pilger, giornalista di origine australiana, è un reporter di fama internazionale. Già inviato di guerra in Vietnam, Cambogia, Egitto, Iraq e Palestina, è autore del documentario "Paying the price: killing the children of Iraq" trasmesso nel gennaio 2001 da Raitre (disponibile presso l'archivio cinematografico dell'Associazione Italia-Iraq). In questo libro, indaga gli effetti devastanti prodotti dagli strateghi del cosiddetto "Nuovo ordine mondiale" in alcune aree del pianeta.
Nel capitolo dedicato alla "questione irachena", l'Autore riconosce, sia pure "obtorto collo", che il Presidente Saddam Hussein "più di ogni altro leader arabo ha impiegato la ricchezza derivata dal petrolio per modernizzare le infrastrutture civili, costruire ospedali di prima categoria, scuole e università". In tal modo "ha generato una classe media relativamente ampia, sana, ben nutrita e bene educata. Prima delle sanzioni, gli iracheni consumavano più di 3.000 calorie al giorno a testa; il 92% della popolazione aveva acqua potabile e il 93% usufruiva di assistenza sanitaria pubblica. L'alfabetizzazione adulta era tra le più alte del mondo, circa il 95%. Secondo l'Unità di Servizio Informativo dell'Economist, "il benessere dell'Iraq era, fino a qualche tempo fa, tra i più alti e completi del mondo arabo"". Quelle elencate poc'anzi furono le ragioni che indussero gli americano-sionisti ad aggredire l'Iraq nel 1991 e a sottoporre il suo Popolo a un estenuante embargo criminale (autentica arma di distruzione di massa), tuttora in vigore.
Attraverso le sanzioni economiche formalmente imposte dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna conducono una guerra spietata "contro i bambini e il popolo dell'Iraq, e con effetti impensabili; effetti che non ti aspetti di trovare in una guerra che ricade sotto la Convenzione di Ginevra. I […] bersagli sono i civili".
Il prezzo pagato dall'Iraq, in termini di vite umane, è - come dice giustamente Pilger - "raggelante". "Uno studio del Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (UNICEF) [non del Ministero della Sanità iracheno!] ha scoperto che tra il 1991 e il 1998 ci sono stati 500.000 decessi in più della quota prevista per i bambini iracheni sotto i cinque anni di età. In media, ciò significa 5.200 morti al mese sotto i cinque anni che potevano essere evitati".
"Nel 1996 - ricorda l'Autore -, in un'infame intervista nel corso del programma americano di attualità 60 minutes, era stato chiesto a Madeleine Albright, all'epoca ambasciatore americano alle Nazioni Unite [e successivamente, durante il secondo mandato di Bill Clinton alla Casa Bianca, Segretario di Stato Usa]: "Sappiamo che sono morti mezzo milione di bambini… valeva la pena pagare questo prezzo?". E la Albright: "Credo che sia una scelta molto dura, ma il prezzo… riteniamo che valesse la pena pagarlo"".
Per quanto concerne le cosiddette "no fly zones" (zone di interdizione aerea unilateralmente e illegalmente stabilite dagli angloamericani nel nord e nel sud dell'Iraq), l'Autore scrive che "in diciotto mesi mesi, fino al 14 gennaio 1999, le forze aeree e navali americane hanno compiuto 36.000 sortite sull'Iraq, di cui 24.000 erano missioni di combattimento. Durante il 1999, l'aviazione anglo-americana ha sganciato più di 1.800 bombe e colpito 450 obiettivi. Il costo per i contribuenti inglesi è stato di 800 milioni di sterline. Ci sono bombardamenti quasi tutti i giorni [ma le opinioni pubbliche dell'Europa e dell'Occidente ne vengono completamente tenuto all'oscuro…]: è la più lunga campagna aerea anglo-americana dalla seconda guerra mondiale".
"La Risoluzione 687 del Consiglio di Sicurezza dell'ONU - scrive ancora John Pilger - stabilisce che il disarmo iracheno deve essere uno scalino "verso l'obiettivo di rendere il Medio Oriente una zona libera da armi di distruzione di massa…". In altre parole, se l'Iraq elimina, o ha eliminato, le sue apocalittiche armi, altrettanto dovrebbe fare Israele".