Sparta
Ernst Baltrusch
il Mulino, pagg.140, Euro 9,30
 

Sulla base delle testimonianze letterarie e archeologiche disponibili, questo saggio di Ernst Baltrusch (docente di Storia antica alla Freie Univ. di Berlino) ricostruisce sinteticamente la vicenda storica, sociale e culturale dell'antica Sparta dal X secolo al 146 a.C..
"Questa libera città greca - scrive Baltrusch nell'Introduzione - viveva secondo il principio che il singolo non contava nulla, mentre la patria e la città erano tutto. Educazione, economia, cultura e religione si inserivano nell'idea dello stato: Sparta fu il primo stato totalitario della storia e divenne dunque un modello anche per i moderni sostenitori di questa ideologia".
Anche la cultura, quindi, "doveva essere utile allo stato". "Gli artisti - scrive l'Autore - venivano invitati a Sparta per comporre musica e canti per le feste e le marce, per incoraggiare i soldati in guerra, per creare le statue per i templi e gli edifici pubblici, i doni votivi e le ceramiche per gli usi del culto. La cultura era dunque senza dubbio di casa anche a Sparta, ma doveva essere, per usare un'espressione moderna, socialmente rilevante e utile all'odinamento statale".
In questo senso, sono degne di nota le liriche di Tirteo, il grande compositore e poeta della Sparta del VII secolo a.C.. Egli, "con la sua alta poesia, si appellava alla coscienza degli spartiati, affinché non si sottraessero mai alla battaglia e riconoscessero che la gloria più grande consisteva nel morire per la patria, una città creata e amata dagli dei; la fondazione della città e il suo armonioso ordinamento (eunomia) sono cantati da Tirteo per infondere nei guerrieri spartani l'amore verso la patria e allo stesso tempo il coraggio nella lotta".
"La vita a Sparta - osserva Baltrusch - scorreva idealmente secondo un percorso stabilito in tutto dallo stato. Fanciulle e giovani venivano educati fin dalla nascita al loro ruolo futuro: l'infanzia dunque rispecchiava fedelmente la vita adulta. L'educazione indirizzava i ragazzi alla guerra attraverso la vita in comunità, un duro allenamento fisico, prove di tenacia e competizioni sportive".
Il rapporto fra i due sessi, a Sparta, "era assolutamente paritario e complementare". Le donne spartane, dunque, erano indipendenti. "Diversamente che a Roma - rileva l'Autore -, non erano sottoposte al potere (manus) del marito, perciò il fatto che potessero raggiungere grandi patrimoni e disporne liberamente era ritenuto scontato". "In nessun'altra polis greca le donne erano tanto integrate nell'ordinamento pubblico e la loro collaborazione era tanto indispensabile al funzionamento dello stato. Per questo motivo anche dopo la morte venivano loro concessi gli stessi onori degli uomini. Ricevevano un'iscrizione solo i defunti, uomini e donne, che avevano dato la vita servendo lo stato; ciò significa che le donne morte di parto venivano onorate come gli uomini caduti in guerra".