Togliatti
Aldo Agosti
Utet, pagg.638, Euro 24,00
 
Questo saggio di Aldo Agosti (docente di Storia contemporanea all'Università di Torino) ricostruisce, in poco più di seicento pagine, la parabola di Palmiro Togliatti (1893-1964), lo storico leader del PCI.
Frutto di sette anni di ricerca e di una documentazione di prima mano resa possibile dalla consultazione di archivi prima inaccessibili (come quelli dell'ex PCI aperti soltanto dal 1989, e quello dell'Internazionale comunista, aperto dal 1991), il libro è forse l'unico lavoro scientifico pubblicato fino a ora su una figura così complessa e cruciale per la storia del Paese.
Appartenente al gruppo dell'Ordine Nuovo, Togliatti fu tra i fondatori del Partito comunista d'Italia (1921). Antifascista, durante il Regime si rifugiò in Francia dove organizzò il terzo congresso del partito. Fu quindi segretario generale del partito e fautore dell'unione di tutte le forze popolari contro il Fascismo.
Dopo essere stato arrestato dal governo Daladier, si rifugiò in Unione Sovietica. Tornato in Italia, nel 1944, si dichiarò disposto a collaborare con il re sbloccando i rapporti tra monarchia e CLN. Ministro senza portafoglio nei gabinetti Badoglio e Bonomi (1944), ministro della Giustizia con Parri e De Gasperi (fino al 1° luglio 1946), passò poi all'opposizione.
Fu eletto segretario alla Costituente e in tutte le legislature successive. Nel luglio del 1948, all'uscita dalla Camera dei deputati, subì un attentato. Rimessosi, continuò a guidare il partito superando le varie crisi prodottesi in seguito alla destalinizzazione e al disgelo. Sostenitore di una maggiore libertà di iniziativa dei partiti nazionali, nel conflitto ideologico cino-sovietico si schierò a fianco dell'URSS.
Sotto la direzione di Togliatti, "il Partito comunista italiano - scrive l'Autore - si trasforma nel garante più convinto della Costituzione repubblicana, contribuendo in modo decisivo ad assicurare il mantenimento e lo sviluppo della democrazia parlamentare in Italia; […] in forza di ciò i suoi militanti sono educati a un costume democratico che rappresenterà un grande fenomeno di crescita civile, trasformando milioni di <<sudditi>> o di <<ribelli>> in <<cittadini>>".
Sarà, inoltre, proprio Togliatti, "sia pure con molta cautela e cercando di rendere l'operazione indolore, a guidare il suo partito fuori dallo stalinismo; […] la stessa formale accettazione del leninismo si scolora gradualmente, e il modello di società che il PCI propone assume sempre più i connotati di quello di una avanzata democrazia parlamentare, anche se l'incomprensione di alcuni tratti di fondo dello sviluppo del capitalismo italiano depotenzia la forza propositiva della strategia delle riforme di struttura". Quarant'anni dopo la sua morte, conclude Agosti, "nel momento in cui l'esperienza del comunismo può dirsi conclusa, la collocazione di Togliatti dentro quell'esperienza - essenziale per contestualizzarne e comprenderne la vicenda umana e politica - appare forse più chiaramente che in passato quella di un uomo di frontiera".