L'Armata rossa dei nuovi ricchi.
Potere e affari a Mosca
Carlo Benedetti
Datanews, pagg.167, Euro 13,00
 
In questo pregevole saggio, Carlo Benedetti (già corrispondente de “l’Unità” dall’Ungheria e dall’Unione sovietica e poi, sempre dall’Urss, di “Liberazione”) compie una  puntuale e meticolosa inchiesta sul mondo delle banche e della finanza nella Russia di Putin. La mappa dei poteri forti nati dai grandi processi di privatizzazione nell’apparato industriale, energetico e finanziario che mettono in discussione il potere dello Stato, che fino a ieri controllava direttamente il mondo economico e finanziario. Nella seconda parte del volume, l'Autore traccia le biografie dei nuovi oligarchi, da Abramovic a Gusinsky a Luzcov, sindaco-manager di Mosca e uomo fra i più ricchi della Russia.
  "In Russia - scrive Benedetti -, oggi, si è ad un processo epocale: si sta formando un nuovo "personaggio" - l'uomo d'affari - che entra con forza nella scena generale del Paese. Si è così di fronte ad una vera e profonda rivoluzione sociale che, per la prima volta in questo Paese, non esce più da una "ideologia" basata sulle pagine di Marx, Engels o Lenin. [...] Ora il nuovo mito-ideologico che attraversa la Russia trova, proprio nelle nuove generazioni, un terreno favorevole che è, appunto, quello che si basa su una rivoluzione che è, allo stesso tempo, industriale e tecnologica. Con il lavoro che è visto sempre più come un campo per pensare e programmare, per operare anche premendo dei bottoni. Non c'è più, quindi, la famiglia-Stato che provvede al futuro, che lo programma. E così sono in molti ad organizzare la propria carriera. Si crea una sorta di nomenklatura personale".
  Secondo l'Autore, Vladimir Putin, "in tutto il primo periodo della sua presidenza, ha rispettato le regole del gioco. Ha garantito a Eltsin una vita tranquilla senza toccare minimamente gli uomini della "famiglia" dell'ex Presidente. Quindi una sorta di tacita intesa".
  "Ma a poco a poco Putin ha cominciato a creare le condizioni per un cambio generale. Al posto della vecchia guardia eltsiniana si è preoccupato di far arrivare nei posti chiave una squadra nuova. In pratica, i suoi uomini. Quelli che la stampa di Mosca ha subito definito coma "la squadra del nuovo Cremlino". E la battuta che ne è subito scaturita a livello popolare è stata questa: "Gli uomini di San Pietroburgo" cioè gli amici di Putin, quelli della sua città, con i quali ha operato sia in qualità di agente del Kgb che come alto esponente dell'amministrazione locale. [...] Una squadra di giovani e sconosciuti che si è andata formando e sulla quale si è andata concentrando l'attenzione di politici ed uomini d'affari, non solo della Russia".