Dieci anni che hanno
sconvolto la Russia
Loris Marcucci
il Mulino, pagg.160, Euro 11,00
 

Dal Natale 1991, giorno in cui al Cremlino veniva ammainata la bandiera rossa, all'11 settembre 2001 sono passati dieci anni che hanno modificato in profondità i connotati dell'ex mondo sovietico. Dopo il crollo delle torri gemelle è però cambiato, ancora una volta, il ruolo internazionale della Russia, oggi diventata un interlocutore decisivo del nuovo scenario.

  La storia che si narra in questo saggio di Loris Marcucci (collaboratore della rivista "il Mulino") dà conto di questa metamorfosi: di una via delle riforme irta di ostacoli, della catastrofe finanziaria del 1998, della guerra in Cecenia, dei traumi di una società disorientata tra nostalgia del passato e avidità del nuovo, della riconquista della ribalta. L'Autore riporta in superficie i progetti e le personalità degli uomini che hanno segnato quegli eventi: Gorbacev, Eltsin e Putin. Accanto ad essi, un quarto protagonista - collettivo - che assiste, subisce, partecipa: il popolo russo. Ripercorrere quanto è accaduto in questi anni aiuta a capire meglio il ruolo che la Russia potrà assumere nel momento in cui essa si propone come anello di congiunzione indispensabile tra universo europeo e universo asiatico.

  "La Russia di oggi - spiega Marcucci - ha la necessità impellente di credere in se stessa, di riscoprire i propri valori fondanti, non per riacquistare una funzione egemonica in chiave militare o politica, ma per portare il suo contributo di civiltà a un mondo sempre più interdipendente. Il XX secolo l'ha vista allontanarsi e quasi scomparire, mimetizzarsi dietro le spoglie dell'Occidente capitalistico, pericoloso e incombente. Una sorta di orizzonte separato, distante, accattivante per gli uni, raccapricciante per gli altri. Per alcuni decenni, l'assenza di contatti e di scambi l'ha trasformata in un simbolo di modelli e di valori che poco avevano a che fare con il vissuto etico ed emotivo di una popolazione ricca di energie scientifiche, culturali ed artistiche. L'argine si è rotto, il divario si sta colmando, la Russia può tornare a svolgere quel ruolo che le compete nel contesto mondiale - la funzione di incontro e mediazione tra la civiltà europea e quella asiatica".

  Il Presidente Vladimir Putin, secondo l'Autore, "non è indifferente a questo stato d'animo caratterizzato dalla ricerca d'identità del suo popolo. Sin dalle prime fasi del suo insediamento ha parlato dell'importanza per il suo paese di "definire chiaramente gli scopi", di rintracciare nuovi "valori morali".  Il patrimonio etico-morale di una nazione non si imposta in laboratorio, né si può imporre per decreto. Nasce e subisce un cammino di rielaborazione in rapporto stretto con le esperienze vissute e sofferte dalla popolazione".