La Russia è tornata
Fulvio Scaglione
Boroli Editore, pagg.205, Euro 19,00
 
Che si tratti dell'Ucraina o dell'Iraq, della Cecenia o della Georgia, dell'Iran o di Hamas, del petrolio o del disarmo, negli ultimi tempi Russia e Stati Uniti non hanno fatto che litigare. E il Presidente Vladimir Putin, che aveva accolto la rielezione di George W. Bush affermando che si trattava di "una sconfitta del terrorismo", ha più tardi accusato la Casa Bianca di "voler stabilire una sorta di dittatura negli affari internazionali". Non c'è nulla di strano: se gli Usa hanno deciso di spostare verso Est il proprio baricentro politico e militare, e se la Russia non si rassegna a un ruolo di mera potenza regionale, è chiaro che lo spazio strategico postsovietico diventa l'inevitabile oggetto di una contesa tra chi mira all'egemonia mondiale (gli Usa) e chi non intende soffocare (la Russia) in un mondo ormai popolato di colossi come Usa, Cina, India, Unione europea.
  Per qualche tempo Washington e Mosca hanno nascosto il crescente divergere dei propri interessi dietro la lotta al "terrorismo internazionale". La strage nella scuola di Beslan in Ossetia (4 settembre 2004) è stata giustamente interpretata dal Cremlino come terrorismo puro, così come sacrosanta e inevitabile è stata la reazione delle sue truppe a quell'orrendo crimine; per la Casa Bianca, invece, sia pur tra mille cautele, la strage di Beslan è stato un atto terroristico non privo di un qualche sostegno da parte della popolazione cecena, esasperata dai soprusi russi, e venata di pressappochismo la risposta militare.
  Sono problemi e contrasti che arrivano da lontano e che esplodono solo ora, perché la Russia ha speso gli anni Novanta del secolo scorso prima per sopravvivere e poi per rammendare gli squarci più vistosi al suo tessuto economico e sociale. Nel frattempo, però, in Russia sono cambiate molte cose. Le speranze di una nascente democrazia sono in parte naufragate in una miscela di caos e corruzione, mentre è riuscita l'operazione di restituire ordine e stabilità alla società. Il prodotto di questi due processi è quella sorta di democrazia "controllata" di cui il Presidente Putin si è fatto perfetto interprete e che risulta gradita alla stragrande maggioranza dei Russi, i quali mostrano di apprezzarlo ancor più quando è venata dallo spirito di rivalsa nei confronti degli Usa.
  Insomma, dopo colpi di Stato e crisi finanziarie, guerre e sconvolgimenti sociali, la Russia sembra di nuovo pronta a competere su scala internazionale. Ma che Russia è quella di Vladimir Putin? Che intenzioni ha l’ex superpotenza che ora si confronta senza complessi con gli Stati Uniti e la Cina, con l’Unione Europea e il mondo islamico? Per rispondere, il saggio di Fulvio Scaglione (vicedirettore di «Famiglia Cristiana») approfondisce gli aspetti più controversi della rinascita russa: la carica degli ex agenti del Kgb ai posti di governo, la corsa al riarmo atomico, il petrolio usato come leva strategica, la rivalità con l’America, la collaborazione con gli ayatollah iraniani, il tentativo di recuperare influenza in Ucraina e nelle altre ex repubbliche sovietiche. Un panorama completo, arricchito da interviste inedite ai più accreditati studiosi russi.
  "Pochi credevano - scrive l'Autore - che nel giro di un solo decennio la Russia potesse tornare ad affacciarsi alla scena della politica mondiale, pretendendo per di più di influenzarla. Esperti e politici quasi sempre sostengono di preoccuparsi per la progressiva riduzione degli spazi di democrazia in Russia. Non riescono a nascondere, però, che a inquietarli davvero non è il corno autoritario del problema bensì quello nazionalista, assai più difficile da controllare. Molto semplicemente: la Russia rifiuta il ruolo secondario che in modo più o meno conscio le abbiamo assegnato dopo la fine dell'Unione Sovietica".