Mussolini e l'America
Manfredi Martelli
Mursia, pagg.368, Euro 22,00
 
Questo pregevole saggio di Manfredi Martelli mette in risalto il realismo con il quale due governi ideologicamente e politicamente molto distanti l’uno dall’altro impostarono la loro politica estera con il fine di perseguire, senza pregiudiziali, obiettivi immediati e concreti, soprattutto dal punto di vista economico e commerciale. Il realismo, peraltro, caratterizzò sempre "l'approccio alle questioni internazionali sviluppato da Mussolini, che come stavano a dimostrare i concomitanti rapporti intrattenuti con le altre potenze mondiali, non importa se democratiche o comuniste, mostrò sempre di essere teso al perseguimento di obbiettivi immediati e concreti, sia dal punto di vista politico sia economico e commerciale, evitando di porre rischiose pregiudiziali". 
  Partendo dalla promettente genesi delle relazioni fra l'Italia fascista e gli Usa, l’Autore ricostruisce l’evoluzione di queste relazioni attraverso la maturazione dei nuovi equilibri interni e internazionali verso la fine degli anni Trenta.
  L’ineluttabilità dello scontro viene così spiegata con l’aspirazione italiana ad assumere il ruolo di grande potenza, emersa a partire dal 1935 e del progressivo abbandono da parte dell’America del suo tradizionale isolazionismo con l’acquisita consapevolezza dell’esigenza di tutelare nel mondo il suo indiscusso primato in ambito economico e politico.
  "Le relazioni tra gli Stati Uniti e l'Italia fascista - spiega l'Autore -, malgrado la presenza di alti e bassi dovuti all'evolversi della situazione internazionale in un delicato periodo della storia mondiale, possono essere definite come una linea continua senza interruzioni. Numerosi fattori concorsero al mantenimento di tale favorevole clima sino allo scoppio del Secondo conflitto mondiale". 
  L'avvento di F.D. Roosvelt alla Casa Bianca, aggiunge Martelli, "più che far affiorare le differenziazioni fra i due regimi e comprometterne le relazioni, fu caratterizzato dall'evidente desiderio di migliorarle. La grave crisi economica e i turbamenti generati nel contesto dei rapporti internazionali dall'affermazione del nazionalsocialismo in Germania e delle sue immediate manifestazioni aggressive, costituirono, infatti, due notevoli stimoli per l'America del New Deal a ricercare un'ancora più stretta collaborazione con l'Italia".
  Consapevole "della scarsa stima di Mussolini per Hitler, Roosvelt cercò in ogni modo di convincere l'Italia a sottrarsi al fatale abbraccio con la Germania. Fu così che il presidente americano si adoperò a fondo prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale per spaccare l'alleanza totalitaria e riguadagnare la simpatia dell'Italia oltre che per l'America anche per la Gran Bretagna con la quale per un quindicennio aveva condotto di fatto una politica estera comune".