L'altra guerra del Kosovo
a cura di Luana Zanella
Casa dei Libri, pagg.262, Euro 21,00
 
Sullo sfondo di un conflitto secolare ancora drammaticamente irrisolto nel cuore dell'Europa, in quei Balcani che per caratteristiche geografiche, culturali e religiose sono sempre stati "terra di passaggio", di scambio, di incontro e scontro tra Oriente e Occidente, questo pregevole saggio, a più voci, affronta il tema, cruciale per la cultura europea, della salvaguardia del patrimonio storico, architettonico, monumentale serbo ortodosso, in Kosovo, a rischio di distruzione, nonostante la presenza della forza multinazionale "di pace" in quell'area dove la popolazione serba vive nelle enclaves e la convivenza con gli albanesi sembra ancora una chimera.
  Il volume offre uno sguardo d'insieme sull'arte grandiosa di questo Paese, sulle sue chiese e i suoi monasteri, centri culturali, religiosi, ma anche politici e simbolici, per conoscere ciò che abbiamo irrimediabilmente perduto e ciò che è ancora possibile, e indispensabile, salvare.
  Luana Zanella introduce e cura la pubblicazione. Deputata, attenta e impegnata anche attraverso specifiche missioni sul fronte delle aree interessate dalle guerre contemporanee, ha promosso iniziative parlamentari e politico-culturali (con il filosofo e sindaco di Venezia Massimo Cacciari, in collaborazione con l'Associazione "Salva i Monasteri") per far conoscere il patrimonio artistico, storico e religioso della cristianità serbo-ortodossa in Kosovo, e promuovere nel dopoguerra, a fronte dell'avvenuta distruzione, la salvaguardia di testimonianze di altissimo valore, e spingere lo Stato italiano ad assumere adeguata responsabilità.
  Nel testo, sono raccolti  saggi di: Alessandro Bianchi, storico dell'Arte, direttore dell'Istituto centrale per il restauro, Ministero per i beni e le attività culturali; Andrea Catone, scrittore, insegnante, ricercatore, presidente dell'associazione "Un ponte per Belgrado in terra di Bari", attento osservatore degli sviluppi e contraddizioni dell'attuale dopoguerra in Kosovo e nei Balcani; Rosa D'Amico, storica dell'arte della Soprintendenza per il patrimonio storico-artistico ed etnoantropologico di Bologna, da anni si dedica allo scambio culturale con la Serbia. Di grande significato la mostra da lei organizzata "Tra le due sponde dell'Adriatico. La pittura nella Serbia del XIII secolo e l'Italia", presentata a Bologna, Ferrara, Bari e Venezia, tra il 1999 e il 2000, per porre il problema della tutela dei beni artistici in tempo di guerra. Numerose pubblicazioni sul Medioevo serbo e i grandi cicli dei monasteri del 1200; Renato D'Antiga, autore di molti testi sulla tradizione greco-ortodossa, tra cui "Gregorio Palamas e l'Esicasmo", "Luci dal Monte Athos" e "Guida alla Venezia Bizantina", propone qui una sintesi della storia della chiesa serbo-ortodossa in Kosovo; Tommaso Di Francesco, poeta, scrittore e giornalista, più volte inviato nei Balcani, è caporedattore del quotidiano "il manfesto"; Valentino Pace, docente dell'Università degli studi di Udine, esperto di arte medievale italiana e bizantina, con incarichi presso varie università italiane e straniere. Membro dell'Accademia di scienze e lettere di Oslo. Ha pubblicato "Campania romanica" (Milano, 1997), "Arte a Roma nel Medioevo" (Napoli, 2000); Daniele Senzanonna, ricercatore.
  "Questo libro collettivo curato da Luana Zanella - si legge nella Prefazione di Massimo Cacciari - è molto più che un documento sugli attuali conflitti che insanguinano il Kosovo, nel contesto della grande, nuova crisi balcanica, di fronte a cui la costruzione politica europea ha dimostrato tutta la sua debolezza. Esso aiuta a capire tutta la storia della Regione, e non solo sotto il profilo politico, ma anche e soprattutto culturale, artistico e spirituale. Esso aiuta a capire la 'profondità' delle recenti tragedie, come la loro radice, debba essere cercata indietro nel tempo, negli strati che potevano apparire sommersi dell'anima di quei popoli. Nessuna facile 'rimozione' di tali motivi potrà mai produrre accordi, e tanto meno una pace duratura. E' necessario, anche in questo caso, per così dire, guardare in faccia tutto l'inferno della storia, le sue immense catastrofi, gli odi che la percorrono, le sofferenze che produce. Soltanto risalendo da tale inferno si potrà sperare di giungere a rivedere la luce".