La frontiera mediterranea
a cura di Pietro Barcellona e Fabio Ciaramelli
Edizioni Dedalo, pagg.217, Euro 15,00
 
Il Mediterraneo come frontiera meridionale di un’Europa che non rinunci alle sue tradizioni culturali è uno spazio a più dimensioni, in cui devono vigere regole di convivenza in grado di garantire il pluralismo, il confronto e l’integrazione. L’unico modello di sviluppo praticabile per la regione è radicato nelle realtà locali, nella loro storia e nelle loro specificità. Ecco perché l’Europa non può offrire al Mediterraneo solo tecnologia, burocrazia e regole monetarie, senza aprire un credito di carattere culturale e decisionale nei confronti delle aree più distanti dai suoi centri di potere. Insomma, un’Europa che mantenga vivo il senso della propria identità e che voglia salvaguardare i propri livelli di sviluppo non può disinteressarsi della regione che la mette in contatto col Sud del mondo.
  Questo volume, curato da Pietro Barcellona e Fabio Ciaramelli, ospita i contributi di: Giuseppe Galasso, Franco Benigno, Franco Cassano, Rada Ivekovic, Ricardo Timm De Souza, Bruno Pinchard, Ugo M. Olivieri, Antonio Pioletti, Mario Alcaro, Ugo Leone, Ivano Spano, Enzo Scandurra, Cornelia E. Nauen, Mario Centorrino, Vincenzo Fazio, Lorenzo Barberi.  Esso nasce dal tentativo di rompere la chiusura specialistica degli statuti disciplinari, i quali finiscono con l’inseguire i frantumi di una realtà sempre più complessa, ma anche priva di leggibilità complessiva, e presenta l’esperimento ambizioso di mettere insieme competenze, analisi ed esperienze diverse, spaziando dalla dimensione storico-antropologica a quella socio-economica. Il Mediterraneo diventa così il luogo e il pretesto per uno scambio proficuo tra cultura umanistica e tecnologie sociali.
  "Il Mediterraneo - scrive Pietro Barcellona - ha alle spalle una storia di dialogo e di convivenza millenaria fra mondi diversi e contigui, grazie alla quale si può dire che esso si è sempre costituito come l'elemento della mediazione: fra l'assolutismo asiatico e il razionalismo europeo, tra la passione e la ragione, tra la forza e la libertà, fra la terra e il mare. In questo senso, il Mediterraneo rende possibile un'altra «rappresentazione» del mondo, che non coincide né con il principio del mare, né con il principio della terra, proprio perché in esso si è realizzata una singolare coesistenza degli opposti, che ha avuto forma nella filosofia greca, nella tragedia e nella polis".
  "L'Europa e il Mediterraneo - aggiunge Barcellona - sono geneticamente legati e hanno bisogno l'una dell'altro per ridare spinta alle possibilità concrete di unione tra i popoli, recuperando il senso autentico della politica. L'Europa non può offrire al Mediterraneo solo tecnologia, burocrazia e regole monetarie, senza aprire un credito di carattere culturale e decisionale nei confronti delle aree più distanti dai suoi centri di potere, senza offrire delle possibilità di crescita reale, in termini di riconoscimento e garanzia dei diritti individuali e sociali, di promozione intellettuale di quei soggetti che, per storia e cultura, hanno generato l'ethos europeo".