L'origine delle lingue indoeuropee
Franco Rendich
Palombi Editori, pagg.422, Euro 24,00
 
Questa ricerca riguarda ambiti culturali in cui le nostre conoscenze sono oltremodo carenti. Le radici verbali della prima lingua indoeuropea, per esempio, sono state finora ricostruite in modo vago e approssimativo. E così la teologia delle Acque cosmiche, che nacque con il riconoscimento da parte dei primi indoeuropei della natura divina delle Acque e che fu all'origine del sentimento religioso di noi Europei, è rimasta finora sconosciuta.
  Nulla di preciso sappiamo, inoltre, riguardo all'antica dimora dei nostri antenati.
  Questi sono i temi affrontati nel saggio di Franco Rendich con l'ausilio di quell'immenso tesoro culturale che è racchiuso nella letteratura sanscrita, l'unica che per la sua antichità può avvicinarci alla verità.
  In ambito linguistico la ricostruzione dell'indoeuropeo compiuta nel testo parte dal presupposto che i nomi dati alle cose non sono nati arbitrariamente, senza un nesso logico con le cose nominate, bensì "mettendo insieme" i suoni di consonanti e di vocali così da poter descrivere almeno un carattere essenziale delle cose nominate, o almeno un aspetto dell'azione svolta dal soggetto.
  In ambito teologico è proposta la tesi per cui le principali divinità indoeuropee sono tarde personificazioni dei due Oceani celesti che in base a una antica credenza erano considerati i veri protagonisti dell'universo e della sua storia: l'Oceano diurno delle Acque scure radunate intorno alla Luna. Dall'Oceano luminoso era nato il dio Mitra con il compito di chiarire con la sua luce i confini [mi] delle proprietà terriere e di regolare i limiti [mi] tra il giusto e l'ingiusto.
  Egli proteggeva [tra] i patti tra gli uomini e indicava loro un comportamento rispettoso della legge [dharma]. Dall'Oceano notturno era sorto il dio Varuna, "l'insieme delle Acque [na] che avvolgono [varu] la terra". Egli svolgeva la sua funzione etica e sacrale infondendo nell'animo umano la legge morale. Con i suoi mille occhi - le stelle del firmamento - scrutava il cuore incutendo loro il timore di ricevere gravi punizioni qualora avessero turbato l'eterna armonia dell'ordine cosmico [rta].
  Dai due Oceani gemelli erano nati i due Nasatya, "la verità [satya] delle Acque [na]". Presentandosi insieme, all'alba e al tramonto, essi mostravano l'estrema bellezza [subha, rupa] degli incontri celesti tra il giorno e la notte.
  Generosi e benevoli i Nasatya proteggevano le attività domestiche e svolgevano la loro funzione socio-economica nei campi della ricchezza, della fecondità e della salute.
  Quando poi le Acque cosmiche [n] con moto [i] impetuoso e travolgente precipitavano [dra] a valle dalla cima delle montagne, sarebbe stato il dio Indra a simboleggiare la loro forza [bala] e a svolgere la sua funzione guerriera [ksatra] a difesa delle popolazioni a lui devote.
  In ambito geografico, a conclusione della parte quarta del testo, si è creduto di ritrovare intorno al Polo Nord l'origine della civiltà occidentale e la fonte della nostra più antica identità culturale. Ricostruzione storica quest'ultima, o pura intuizione?
  "Intuizione storica", afferma l'Autore, "perché a Venezia, la mia città, con la voce di Mitra-Varuna, di Indra e Nasatya, le Acque parlano così vicino al cuore dell'uomo da rivelargli cose che altrove non raccontano mai".