Le reti della mafia globale | ||||
(Imperi n.6/2005) | ||||
Nuove Idee, pagg.227, Euro 22,90 | ||||
Il numero 6/2005 di "Imperi", quadrimestrale di Geopolitica, traccia una mappa di Criminopoli, una nuova città sotterranea che sta crescendo all'interno della globalizzazione. Il direttore, Aldo Di Lello, scrive nell'Editoriale che "quello della mafia globale non è né un problema economico né un problema sociale né, tantomeno, un problema morale. Queste cose le lasciamo alle anime belle dell'etica assoluta. No, la mafia globale è un immane problema politico. Nasce all'interno di un mondo incapace di darsi regole. Si nutre con l'insipienza di una élite politica mondiale di livello sempre più basso. Cresce con la lievitazione di apparati transnazionali liberi da responsabilità collettive". Nel saggio intitolato "La criminalità ubiquitaria", Salvatore Santangelo osserva che "nelle nostre società non sono più attivi quegli anticorpi che permetterebbero di resistere all'aggressione e all'ingerenza dei cartelli, in primis la cultura comunitaria, erosa dalle dottrine e dalle prassi neoliberiste. Anzi: le vecchie e nuove mafie, portatrici di interessi e di istanze particolari, con le loro logiche di clan e neotribali, appaiono sempre più una parodia deformante delle realtà realmente comunitarie". Secondo l'Autore, insomma, il vero problema è rappresentato dalla perdita di sovranità degli Stati: "la globalizzazione indebolisce lo Stato di diritto e le sue capacità di risposta, mentre le ideologie neoliberiste, che legittimano - normalizzandole - le prassi delle oligarchie mondialiste, aggirano le leggi, debilitando profondamente la volontà dei popoli". Degno di nota è il saggio dal titolo "Capitali contro gli Stati", firmato dal Prof. Antonio Saccà (Presidente dell'Università del Duemila). Scrive l'Autore: "Paesi in subbuglio, senza legge e senza Stato, possono giovare a quell'economia criminale che sta avanzando con la liberalizzazione estrema. L'economia criminale è il vertice della deregolazione, e questo è risaputo, si coglie meno che l'economia criminale è il vertice del processo di liberalizzazione e di democrazia". Il Prof. Saccà è dell'opinione che "l'espansione della democrazia e del liberalismo, politico ed economico, è un fantasioso ritrovato per scardinare le società, che talvolta sono autoritarie e tiranniche, non per stabilirvi l'ordine, ma per farle diventare "apertissime" a ogni scorreria delinquenziale". Alle mafie italiane è dedicato il saggio di Cristiano Tinazzi, "E Cosa Nostra torna all'antico". "Le mafie italiane - spiega l'Autore -, nonostante le numerose operazioni di polizia giudiziaria, sono ancora attive e presenti su tutto il territorio. Le operazioni di polizia preventiva, se permettono di recidere alla base le attività economiche delle cosche, anche attraverso i sequestri di beni mobili ed immobili, non fermano l'evoluzione delle mafie che sempre più spesso utilizzano strutture e persone esterne all'organizzazione per gestire delicate operazioni di tipo finanziario. Soprattutto ora che viene attuata la cosiddetta strategia dell'inabissamento da parte di Cosa Nostra, le forze politiche dovrebbero attuare un maggiore controllo sui propri aderenti, per evitare che si formino commistioni di interessi tra amministrazione pubblica e criminalità organizzata, o che addirittura vengano presentati candidati direttamente affiliati alle cosche. Il ponte sullo stretto di Messina, se e quando si farà, è forse il settore di maggiore interesse per 'Ndrangheta e Cosa Nostra, che hanno già tentato più volte di entrare nella cordata dei finanziatori privati". Segnaliamo infine il saggio di Francesco Dematté dedicato a Sir Halford Mackinder, il padre della geopolitica anglosassione, che vedeva con preoccupazione, all'inizio del XX secolo, i movimenti della massa continentale dall'Atlantico al Mar del Giappone. Il suo obiettivo era quello di dividere i destini della Russia da quelli della Germania. |