La società tedesca
sotto il Terzo Reich
Pierre Ayçoberry
Lindau, pagg.448, Euro 34,00
 
Il flusso di pubblicazioni sulla Germania nazionalsocialista non accenna ad arrestarsi. Ma dopo essersi tanto interrogati sui «perché», è forse tempo di provare a raccontare il «come»: è tempo di capire come una società molto evoluta e molto articolata abbia potuto abbracciare la causa del nazionalsocialismo e del Terzo Reich. Per comprendere questo non servono astratte teorie, più o meno suggestive, ma un’analisi attenta dei comportamenti quotidiani dei Tedeschi, per cogliere quella trama di orientamenti e scelte individuali e collettive che hanno gradualmente prodotto l’accettazione dei postulati della Rivoluzione crociuncinata.
  E allora: come lavoravano gli impiegati e gli operai, gli avvocati e i medici? Tra il fanatismo e l’opposizione, praticati da un numero di tedeschi comunque contenuto in termini assoluti, come vivevano ogni giorno i milioni di Tedeschi che componevano la società civile? Dopo anni di requisitorie e tentativi di giustificazione, la ricerca storica è in grado oggi di fornire risposte esaurienti. Pierre Ayçoberry (professore emerito di Storia contemporanea all’Università Marc Bloch di Strasburgo) lo dimostra in questo volume, nel quale rivivono gli anni della progressiva «nazificazione» della Germania (1933-1939) e gli anni in cui la società venne radicalmente militarizzata per attuare il disegno espansionistico pianificato da Hitler (1939-1945).
  "Fin dalle origini - scrive l'Autore -, [...] il Fuehrerprinzip non aveva soltanto legittimato l'onnipotenza del Capo supremo, ma era servito come regola di funzionamento a tutti i livelli. Ogni settore di competenza era incentrato su un solo individuo, senza alcuna forma di decisione collegiale; i funzionari a sua disposizione erano incoraggiati a praticare una devozione da vassalli piuttosto che a esercitare le virtù dei buoni amministratori. Tuttavia, a dispetto dell'esistenza di istituzioni centrali (ispezioni, tribunali, tesoreria ecc.), i conflitti di competenza o di personalità non potevano essere risolti se non facendo ricorso al vertice: soltanto Hitler poteva garantire l'integrità del sistema. Durante gli "anni di lotta", questo sistema [...] si rivelò estremamente efficace con la base, sovreccitando lo zelo dei militanti. Gli studi locali mettono in evidenza l'attivismo quasi incredibile delle sezioni del Partito e delle SA, in particolare in occasione delle campagne elettorali".
  Il Fronte del Lavoro "era forte di 45.000 iscritti permanenti e il suo budget era il triplo di quello del Partito". "Il servizio di svago del Fronte - aggiunge Ayçoberry - era denominato "la Forza attraverso la Gioia" (Kraft durch Freude, KdF): anche il tempo dedicato al riposo doveva essere messo al servizio della grandezza nazionale. Ma i beneficiari non l'intendevano affatto in questo senso. Ancor prima che nel 1937 si generalizzasse la settimana di ferie pagate, essi parteciparono a milioni alle escursioni nei fine settimana e si precipitarono nei circoli sportivi. Per il Fronte si trattava della scintilla che avrebbe fatto scoccare la riconciliazione tra le classi sociali [...]. Le escursioni soddisfacevano il bisogno di stare all'aria aperta di persone che spesso non avevano mai lasciato la propria città. Inoltre, va tenuto presente il contributo finanziario, pur se modesto: gli operai non rappresentarono mai più del 40% dei partecipanti ai viaggi di tre giorni e il 17% dei passeggeri delle famose crociere marittime sulle quali la stampa si soffermava estasiata. E anche la maggioranza di coloro che vi partecipavano, impiegati e funzionari, davano agli stranieri l'impressione di essere turisti più che militanti".