Il terrorismo degli Stati Uniti
contro Cuba
a cura di Salim Lamrani
Sperling & Kupfer Editori, pagg.XL+267, Euro 16,00
 
Nel settembre 1998 cinque cittadini cubani furono arrestati a Miami, in Florida, con una lunga serie di accuse di violazione delle leggi federali degli Stati Uniti. I Cinque erano arrivati qualche anno prima con la missione di infiltrarsi nella società nordamericana e cercare di smascherare le attività terroristiche dei mercenari armati dalle comunità di esiliati cubani anticastristi che da decenni organizzano attentati contro l'Isola della Rivoluzione e hanno già causato più di 3500 vittime. Nonostante i capi di imputazione non comprendessero atti violenti, uso di armi o distruzione di beni, gli agenti dell'Avana furono condannati in primo grado a pene durissime (tre di loro addirittura all'ergastolo) in seguito all'accusa di cospirazione e spionaggio. Una sentenza revocata nell'agosto del 2005 dalla Corte d'appello federale di Atlanta con il riconoscimento del pregiudizio che ha viziato l'intero processo e delle omissioni riguardanti i diritti degli imputati e la valutazione delle prove. Ora si aspetta un nuovo verdetto, ma intanto i Cinque hanno dovuto sopportare mesi di detenzione in isolamento in attesa del primo processo, e sono stati perfino segregati nel famigerato "el hueco", il buco, la prigione punitiva di due metri per due dove la luce è sempre accesa, prima che una campagna internazionale condotta dal Premio Nobel per la Letteratura Nadine Gordimer e da più di cento deputati laburisti inglesi li liberasse da questa immotivata tortura.
  Questo saggio curato da Salim Lamrani è la risposta a questa ennesima prova di arroganza fornita dagli Usa e ovviamente ignorata da tutti i grandi mezzi di informazione, che neppure dopo gli orrori di Guantanamo, Abu Ghraib e delle guerre contro l'Afghanistan e l'Iraq mettono in discussione il primato democratico degli Stati Uniti.
  Studiosi, uomini di cultura, docenti universitari, veterani delle battaglie per i diritti civili e del giornalismo senza padroni hanno accettato l'invito di Lamrani a ricostruire non solo una versione attendibile della vicenda, ma la storia della guerra - non dichiarata in modo convenzionale, tuttavia combattuta con ogni mezzo, politico, economico e propagandistico - che i governi di Washington hanno portato avanti contro l'Isola da quando, nel 1959, ha vinto la rivoluzione di Fidel Castro, Che Guevara e Camilo Cienfuegos. Molti degli autori dei saggi raccolti in questo volume sono cittadini statunitensi. Forse è il segno del disagio che attraversa almeno una parte della società civile nordamericana di fronte alle scelte di un governo, come quello di George W. Bush, che afferma di combattere ogni giorno, in ogni angolo del mondo, il nemico terrorismo, ma poi contemporaneamente alimenta l'eversione contro i Paesi "scomodi" o concede asilo a stragisti provati come Luis Posada Carriles, organizzatore di molti degli attentati di cui si parla in questo libro.
  Scrive Gianni Minà nell'Introduzione: "La storia dei cinque agenti dell'intelligence cubana che hanno smascherato il terrorismo che viene dagli USA è scabrosa. Perfino il 'New York Times' l'ha elusa per molto tempo, finché, per farla conoscere, alcuni componenti di un comitato di solidarietà internazionale (composto fra gli altri da Noam Chomsky, dall'ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsey Clark, oltre che dal vescovo di Detroit Thomas Gumbleton e dal Nobel per la Pace Rigoberta Menchù) hanno dovuto il 3 marzo 2004 comprare, pagando 60.000 dollari, una pagina del giornale. Un episodio che ribadisce la irreversibile crisi di credibilità di un giornalismo supponente e ipocrita, teso ormai a nascondere tutto quello che non conviene alla politica e all'economia degli Stati Uniti e di buona parte dell'Occidente".