I canti del Fascismo
Giacomo De Marzi
Frilli Editori, pagg.445, Euro 24,00
 
IL LIBRO - Il volume spiega come nei canti del Fascismo sia evidente un intento "propedeutico" da parte del Regime nei confronti del Popolo italiano visto come un'entità da formare secondo un'etica rigorosamente fascista.
  Inni, marce e canti, quindi, rivestirono un'importanza vitale poiché, illustrando le prodezze dei 'marciatori' della prima ora, la gloria del riconquistato Impero e la necessità e la bellezza della battaglia, contribuirono a garantire al Regime un consenso formidabile.  
  In ogni caso, per il Regime, il vero canto 'etico' non fu quello imperniato sul torbido dopoguerra, bensì quello teso a mostrare al mondo sia l'uomo nuovo italico ormai divenuto, al tempo del Duce, un fiero guerriero, sia l'intima unione della grandezza dell'antica Roma con la Rivoluzione fascista.
  Nel canzoniere fascista ci furono tutto e un po' di tutto: camicie nere e balilla, squadristi e avanguardisti, eroi e martiri, quarte sponde e colli fatali, posti al sole e mari nostri, soldati e studenti, madri e sorelle, operai e legionari, sommergibili e carri armati e quant'altro; il Regime volle canti eroici, perché in essi ravvisò - come nel cinema - secondo la nota locuzione mussoliniana, "l'arma più forte" e gli autori, da Blanc a Ruccione, da Spetrino a Pellegrino, da Arconi a Filippini, offrirono agli Italiani una grande messe di canti.
 
  DAL TESTO - "[...] il fascismo fece continuo ricorso ad un canzoniere ricchissimo, che rivelava un aspetto non nuovo dell'impegno politico, sotto certi riguardi molto simile a quello presente in altri paesi, in Italia e fuori, in Occidente e nell'Europa Orientale. I risultati non si fecero attendere, anche se i versi non furono così innovatori da destare sorpresa o, diciamo pure, qualche turbamento... furono considerati, molto ingenuamente, più che canti, "rime di devoti, che sono preghiere alla divinità sconosciuta, preghiere di uomini vivi nel sole e saldi nel destino", canti che "rimangono come il testamento popolare e politico di un'epoca... Che vibrano di gioventù, di gioia, di volontà e di eroismo più che di malinconia... Il fascismo ha vinto perché aveva le canzoni più belle degli "altri"!" (Gravelli, pp. 8-13)". 
 
  L'AUTORE - Giacomo De Marzi è docente universitario di "Storia Moderna". Ha pubblicato: "Considerazioni sulla teoria della storiografia" (Cassino, 1978); "Adolfo Omodeo e la storiografia della Restaurazione francese" (Roma, 1982); "L'opera di Adolfo Omodeo nella storiografia italiana" (Cassino, 1983). Per i tipi della QuattroVenti di Urbino ha pubblicato: "Storici e teocratici. Maistre-Thierry-Lamennais-Thiers" (Urbino, 1987); "Adolfo Omodeo: itinerario di uno storico" (Urbino, 1988); ha curato la pubblicazione del "Diario di guerra. 1917-1918" di E. Tomei (Urbino, 1989); "Introduzione alla ricerca storica" (Urbino, 1993); "I monumenti e la memoria storica", in "La memoria storica tra parola e immagine" (Premio Nazionale di Cultura "Frontino - Montefeltro", ed. 1996); "Piero Gobetti e Benedetto Croce" (Urbino, 1996). Collabora con varie riviste storiche nazionali.
 
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