L’umanaio globale
Aleksandr Zinov’ev
Spirali, pagg.566, Euro 20,66
 
IL LIBRO - “C'era una volta l'Umanità... inventata dagli stoici, spiritualizzata dal cristianesimo, secolarizzata dall'illuminismo, l'Umanità, non come specie biologica classificata tra i mammiferi, ma come entità culturale inclassificabile tra gli organismi, è giunta al suo più alto grado di sviluppo o, meglio, di progresso che ne segna però un tramonto, già iniziato in questa fine di secolo [...].
  "Iniziato con la lieta novella che il nostro è forse ‘l'ultimo secolo umano’, cui seguiranno secoli di ‘storia superumana o postumana’, questo ‘romanzo sociofuturologico’ non è tutto tenebroso, poiché a rischiararlo qua e là intervengono squarci di nostalgiche rievocazioni del comunismo sovietico che Zinov'ev criticò non per abbatterlo ma per salvarlo. Un comunismo che egli, in una variante mostruosamente peggiorata perché totalmente nazionalizzata, ritrova proprio nell'umanaio occidentale, del quale la Russia, dice crucciato Zinov'ev, è diventata una colonia. Non resta che scrivere romanzi utopico-antiutopici, oltre Huxley e Orwell, romanzi che ora Zinov'ev può pubblicare anche in Russia, ma alla cui pubblicazione questo sconsolato satirico del dopofuturo, sradicato dal suo terreno ideale, dice che rinuncerebbe volentieri, se questo fosse il prezzo per restituire il radioso passato delle ‘cime abissali’, cioè dell'antimondo sovietico” (Vittorio Strada, “Corriere della Sera", 30 dicembre 1997). 
 
  DAL LIBRO – “[…] Conserva la dignità personale. Tieni gli altri a distanza, inclusi gli amici più intimi. Soprattutto questi ultimi, perché sono loro i primi a cercare di diminuire la tua autocoscienza, di farti diventare un “insetto”. Mantieni l’autonomia di comportamento. Tratta gli altri con rispetto. Sii tollerante verso le convinzioni e le debolezze altrui. Non umiliarti, non strisciare, non piaggiare. Non guardare gli altri dall’alto in basso, anche se si tratta di nullità che meritano disprezzo. Dai a ciascuno il dovuto. Non ingigantire la nullità. Chiama genio il genio. Chiama eroe l’eroe. Tieniti alla larga dagli arrampicatori sociali, dagli intriganti, dai delatori, dai calunniatori, dai vigliacchi, e dagli altri essere malvagi. Esci dalla società dei malvagi. Discuti, ma non litigare. Conversa, ma non sproloquiare. Chiarisci, ma non predicare. Se non ti chiedono, non rispondere, Non rispondere più di quanto ti chiedano. Non attirare l’attenzione. Se puoi fare a meno dell’aiuto degli altri, evitalo. Non imporre il tuo aiuto. Per un servigio volontario non attenderti lodi. Non insinuarti nell’animo altrui, e non lasciare che nessuno si insinui nel tuo. Prometti solo se sei sicuro che potrai mantenere la promessa. Se hai fatto una promessa, mantieni la parola a qualsiasi costo. Non imbrogliare. Non fare il furbo. Non tessere intrighi. Non pontificare. Non malignare. Nella lotta cedi il primo passo all’avversario. Non usare violenza sugli altri. La violenza sugli altri non è segno di forza di volontà. Solo la violenza su se stessi è forza di volontà. Ma non permettere agli altri di usarti violenza. Resisti ad una forza superiore con ogni mezzo possibile.
  "Non agire a nome e per nome di altri. Pensa alle conseguenze delle tue azioni sugli altri. Le buone intenzioni non giustificano le brutte conseguenze delle tue azioni, le buone conseguenze non giustificano le cattive intenzioni. Non permettere che piccole preoccupazioni e sofferenze dominino il tuo animo.
  "Non contare sul fatto che gli uomini valutano obiettivamente le tue azioni – una valutazione del genere non c’è. Ciò che noi riteniamo una valutazione obiettiva è solo ciò che non ci attendiamo dai giudizi degli altri sul nostro operato. Le motivazioni delle tue azioni non coincidono con quelle attribuite dagli altri. Ricordati: tu stesso sei l’unico e supremo giudice “obiettivo” del tuo comportamento, poiché è il tuo comportamento e sei libero di giudicarlo al tuo piacimento.
  "Sii un lavoratore coscienzioso. Sii professionale nel tuo mestiere. Sii all’altezza della cultura del tuo tempo. Questo ti fornirà un minimo di difesa e la sensazione interiore di essere nel giusto. Evita le associazioni e le azioni collettive. Non entrare nei partiti, nelle sette, nelle unioni. Se è inevitabile, partecipa come unità autonoma. Non seguire gli umori e le idee della folla, agisci in base alle convinzioni personali.
  "Non violare la legge. Non partecipare al potere. Non partecipare agli spettacoli del potere neanche come spettatore. Ignora ogni ufficialità. Non entrare in conflitto con il potere di tua iniziativa. Ma non concedergli niente. E in nessun caso non idolatrare il potere. Ignora l’ideologia ufficiale. Evita le organizzazioni, ma accetta la fratellanza degli uomini che pensano, sentono, agiscono come te […]".
 
  L’AUTORE - Aleksandr Zinov’ev (1922-2006) è nato in un villaggio russo. Laureato in filosofia, è stato professore di logica all’Università di Mosca. In seguito alla pubblicazione in lingua russa, nel 1976, di Cime abissali, viene sollevato da tutte le funzioni, privato di tutti i diplomi e escluso dal partito comunista dell’Urss. Ha vissuto a Monaco di Baviera, intervenendo in numerosi dibattiti intorno alla dissidenza e partecipando alla battaglia della scrittura civile. Nel 1999 era rientrato a Mosca. Ha pubblicato vari saggi di logica, di filosofia e di linguistica.
  "La malattia, un tumore al cervello - scriveva Fulvio Scaglione su "Avvenire" del 12 maggio 2006 - , l'ha infine ucciso ma senza riuscire a piegarlo. Perché Aleksandr Zinovev, scomparso all'età di 83 anni, non aveva mai smesso di scrivere e polemizzare, di aggredire i luoghi comuni e di stupire, di essere l'uomo-contro per definizione, dissidente da tutto e da tutti, anche da se stesso. Una carriera, quella del suo radicale antitotalitarismo, cominciata prestissimo, addirittura all'università, quando era riuscito a farsi espellere per aver immaginato un attentato contro Stalin che non avrebbe mai potuto realizzare. Sesto figlio dell'imbianchino Aleksandr Jakovlevic e della contadina Apollinarija Vasilevna, inurbatisi a Mosca alla fine degli anni Venti per cercare una vita migliore, il futuro filosofo e scrittore dava in quel modo un precocissimo calcio al futuro. Avrebbe recuperato arruolandosi nell'Armata Rossa e diventando, più avanti, un eroe dell'aviazione militare sovietica.
  "E poi via, con una vita tutta in bianco e nero, da un contrasto all'altro. La sua tesi di laurea, dedicata alla struttura logica del Capitale, gli valse nel 1951 la laurea magna cum laude ma fu pubblicata in Russia solo nel 2002. Divenne matematico, filosofo e uno dei più brillanti studiosi di logica, oltre che professore dell'Università di Mosca. Era direttore del Dipartimento di Logica dell'Università di Mosca e rifiutava di allontanare studenti e professori in aria di dissenso. Era nel consiglio editoriale della prestigiosa rivista Voprosy filosofij (Questioni di filosofia) e si dimise per protesta contro il culto della personalità negli anni di Brezhnev. Risultato: non gli fu mai permesso di accettare gli innumerevoli inviti all'estero per conferenze e convegni, e nel 1974 si ritrovò in pratica prigioniero in patria.
  "Nel 1976 la svolta: pubblica in Svizzera Cime abissali e subito perde il posto all'Università, è cacciato dall'Accademia delle Scienze e privato delle medaglie al valore conquistate durante la guerra. Dopo l'uscita, ancora in Occidente, di Un brillante futuro, aspra satira contro Brezhnev, viene invitato a scegliere tra il Gulag e l'esilio. Parte per la Germania, si sistema a Monaco dove vivrà fino al 1999.
  "Avrebbe ancora pubblicato molto (i saggi di Senza illusioni nel 1980 e di Il comunismo nel 1981, il romanzo Homo sovieticus nel 1983 e La casa gialla nel 1985), opere fluviali in cui la mano del docente di logica si sentiva sempre più di quella del narratore. E avrebbe deluso tutti, per la sua incredibile coerenza nel disallinearsi da qualunque aspettativa, soprattutto da quelle tipiche nei confronti del dissidente sovietico. Critico di Gorbaciov e della perestrojka, ribattezzata katastrojka con uno di quelle fulminee invenzioni verbali che gli riuscivano così bene. Critico di Eltsin e dell'influenza occidentale sulla Russia. Critico degli Usa, considerati più pericolosi della Germania nazista. Ammiratore di Slobodan Milosevic. Una volta tornato in Russia, nel 1999: critico della globalizzazione. Critico di Putin. Sostenitore della campagna presidenziale di Gennadyj Zjuganov, il segretario del Partito comunista, ritenuto un buon esempio di comunista post-comunista. Critico della Santa Rus', da lui considerata ormai morta.
  "La vita e il destino gli hanno però riservato una beffa che lo farebbe infuriare. Non è in queste posizioni recenti e controverse lo Zinovev che durerà, quello che leggeremo anche in futuro per capire meglio il passato. Questi lo troveremo, come sempre, nei saggi scritti da dissidente, cioè nel ruolo e nella condizione che più gli stavano stretti. C'era un homo sovieticus, eccome se c'era, e ben lo vediamo in questi ultimi tempi. Zinovev lo capì per primo, per primo cercò di descriverlo in modo quasi scientifico e sempre venato di un'ironia feroce, puntuta come solo la logica può esserlo. Di questo Zinovev sentiremo la mancanza. «La menzogna è in generale un elemento creativo della nostra vita», aveva sarcasticamente scritto dell'Urss. Pochi si erano battuti qua nto lui per affermare il contrario".