Calciatori in camicia nera | ||||
Giuseppe Di Candido | ||||
Edizioni Associate, pagg.148, Euro 12,00 | ||||
IL LIBRO - Da disciplina scarsamente considerata a sport più considerato del Regime fascista. Questo l'excursus che ebbe il calcio durante il Ventennio fascista a causa dei cambiamenti politici decisi da Mussolini durante il suo legiferare. Questo è il tema principale di questo libro, che ci aiuta anche a capire il lungo proliferare del Governo di Mussolini tanto che anche un fenomeno sociale secondario degli anni Venti come il calcio veniva controllato e sapientemente strumentalizzato dalla Dirigenza fascista a fini politici. Questo voleva dimostrare nel 2002 la tesi di Giuseppe Di Candido: “Politica e sport. La fascistizzazione del calcio italiano”, discussa all’Università degli Studi di Milano e vincitrice nel 2004 della Borsa di studio “Gaetano Cozzi”. DAL TESTO – “Le attività sportive esercitate nelle organizzazioni contribuirono a diffondere “involontariamente” nel popolo i principi cardine della ideologia fascista, lanciando una serie di messaggi per educarlo a una filosofia di vita basata sulla riscoperta del culto del corpo e della sua virilità. Per questo motivo, l’attività sportiva divenne importante all’interno delle organizzazioni fasciste in una sorte di condizionamento ideologico, d’imposizione di valori e di comportamenti utili al regime per prosperare nel tempo. Insieme a questo obbiettivo, lo sport contribuì a creare una coesione sociale, lanciando modi di pensare comuni a tutta la società italiana, accelerando il processo simbolico d’unificazione culturale e nazionale e diffondendo un senso d’appartenenza simbolica allo Stato fascista, basato su un’immagine aggressiva e dinamica del popolo italiano. Il fascismo giustificò questo come il riscatto delle masse liberate dall’appartenenza di classe e restituite alla loro soggettività di popolo-nazione". |