Io, piccola ospite del Führer
Helga Schneider
Einaudi Editore, pagg.132, Euro 10,80
 
IL LIBRO – Berlino, ultimo inverno prima della disfatta. Il cielo «è rosso come se stesse sanguinando». Sulle strade sventrate della città che brucia, un omnibus sbuffa e arranca. A bordo ci sono Helga e suo fratello Peter insieme ad altri piccoli ospiti del Führer, uno sparuto gruppo di bambini «privilegiati» che trascorreranno ventiquattr'ore nel bunker sotto la Cancelleria del Reich: un forziere pieno di "tesori", come le salsicce, il dentifricio, la carta igienica; un dedalo di morte dove potranno stringere la mano al Führer Adolf Hitler. Con questo libro Helga Schneider torna a scavare nella memoria per raccontare un altro tassello di quella drammatica storia del Novecento di cui è da sempre appassionata testimone.
  Nell'ultimo inverno di guerra, in una Berlino ormai in fiamme, la piccola Helga, suo fratello Peter e alcuni altri bambini «privilegiati» vengono portati in visita nel bunker di Hitler. Per ventiquattr'ore si aggireranno come topini in trappola tra i corridoi di «quell'angusto dedalo di morte», in attesa dell'incontro con il Führer del Terzo Reich. In quell'ultima dimora dall'«architettura senza futuro», pervasa da un odore nauseabondo di muffa e diesel, potranno finalmente mangiare un pasto completo, lavarsi i denti con il dentifricio e, con l'aiuto di una lampada al quarzo, riacquistare un aspetto sano. Il Führer non potrebbe tollerare la vista di bambini emaciati, né l'idea di venire a contatto con una qualche malattia... L'intensità di questo ricordo - già in parte evocato nel “Rogo di Berlino” - s'intreccia qui ad altri frammenti di vita privata, arrivando a comporre per brevi tratti un quadro più ampio: all'esperienza allucinante del bunker si affianca l'estraneità di un padre costretto a combattere una guerra sanguinosissima, l'assenza di una madre che ha sacrificato tutto per la causa nazionalsocialista, l'insensibilità di una matrigna e di una zia che sino alla fine non si rassegneranno ad accettare la disfatta del Terzo Reich. Helga Schneider ricostruisce il clima di quegli anni: l'enfasi dell'ascesa al potere, le aspirazioni di Hitler e dei suoi fedelissimi (primo fra tutti Goebbels), lo stato in cui versava la gente comune. Ne viene fuori un racconto bruciante, capace di ricostruire attraverso gli occhi inconsapevoli dell'autrice bambina le illusioni, lo spaesamento e le sconcertanti certezze di un intero popolo.
 
  DAL TESTO – “Prima della guerra gli standard di sicurezza e quelli sanitari nelle scuole, negli ambienti sportivi, nelle fabbriche e nelle officine erano mantenuti molto alti. Fu, inoltre, il paese dove si fece l’uso più massiccio di raggi Röntgen per diagnosticare malattie come la tubercolosi e il cancro ai polmoni. Hitler era letteralmente ossessionato dai possibili danni provocati dal tabacco. Non si stancava di mettere in guardia gli intimi del suo entourage sui rischi del fumo”.
 
  L'AUTRICE – Helga Schneider è nata in Slesia ed è cresciuta in Germania e in Austria, paese d'origine di entrambi i genitori. Vive a Bologna dal 1963, scrive in italiano. Ha pubblicato 'Il rogo di Berlino' (Adelphi 1995), 'La porta di Brandeburgo' (Rizzoli 1997), 'Il piccolo Adolf non aveva le ciglia' (Rizzoli 1998), 'Lasciami andare, madre!' (Adelphi 2001), 'Stelle di cannella' (Salani 2002), 'L'usignolo dei Linke' (Adelphi 2004) e 'L'albero di Goethe' (Salani 2004).