Kosovo: buco nero d’Europa | ||||
Uberto Tommasi e Mariella Cataldo | ||||
Edizioni Achab, pagg.144, Euro 11,00 | ||||
IL LIBRO - Due diari di viaggio grazie ai quali il lettore può ricostruire l’immagine, fino ad oggi distorta da omissioni e manipolazioni praticate dalle agenzie di stampa, di un paese in cui, senza esclusioni di colpi e sui cadaveri delle vittime di un pogrom che dura da cinque anni, le maggiori potenze stanno combattendo una battaglia per il possesso delle più grandi riserve di carbone d’Europa. Uberto Tommasi e Mariella Cataldo trasferiscono al lettore, il primo, da esperto di zone di guerra, un’analisi dell’aggrovigliata situazione; la seconda, struggentemente poetessa in proprio e saggista innamorata della sua materia, una visione di splendori ed ombre del Kosovo. Quindi un punto di vista privilegiato da cui osservare quel “buco nero d’Europa” che è oggi divenuta la piccola provincia balcanica, senza dimenticare le apocalissi quotidiane della gente comune costretta a subire il potere arrogante della criminalità organizzata resa potente dalla distrazione complice della comunità internazionale. Il volum è pubblicato dalle Edizioni Achab di Verona (achab.it). DAL TESTO – “Il presidente del consiglio della municipalità di Štrpce, Sladan Ilic, di una nuova formazione politica presente solo in Kosovo, “Pokret Sdp”, dice ad un Andrea poco convinto che secondo lui il problema non è solo interetnico, ma anche religioso. Anche in Bosnia è stata una guerra interreligiosa. “Siamo dei piccoli pesci. Il Kosovo è stato il poligono, il campo di battaglia tra Usa ed Europa e loro, i kosovari, sono stati dei pesci piccoli, delle “fiche”, per giocare questa battaglia. La pubblica opinione internazionale è stata disinformata. Io do le notizie, ma queste non vengono diffuse dai “media”. Negli anni ’90, gli albanesi con Rugosa hanno costruito un stato parralelo . Miloševic li ha lasciati fare per convincere la comunità internazionale che lui permetteva una comunità multietnica. La lobby degli USA, le lobbie albanesi, sono potentissime e sono riuscite a condizionare i “mass media”. La moneta trasforma il bianco in nero. I “reportage” dell’UNMIK sono per lo più falsi, perché i reporter lavorano solo per soldi e per favorire l’UÇK, che non è un’organizzazione umanitaria…”. Come rispondere? “Con la verità che tutti conoscono””. |