Molti, sani e forti. L’eugenetica in Italia
Francesco Cassata
Bollati Boringhieri, pagg.396, Euro 34,00
 
IL LIBRO - Il termine 'eugenics' – tradotto in italiano con «eugenica» o, più recentemente, «eugenetica» – venne coniato nel 1883 da Francis Galton, cugino di Charles Darwin, per connotare la versione moderna di un sogno «antropotecnico» risalente quanto meno alla Città del Sole di Campanella: migliorare biologicamente la specie umana ostacolando la riproduzione degli «inadatti» e favorendo invece quella dei «migliori». La nuova «fede» farà presto il giro del mondo, alimentata inizialmente dalla paura della «degenerazione», che assale l’Europa di fine Ottocento e, successivamente, dai processi di modernizzazione, democratizzazione politica e massificazione della società, che caratterizzano il Novecento. A lungo considerata esclusivamente nella sua versione anglo-americana o tedesco-scandinava, l’eugenetica è oggi concepita dagli storici della scienza come un fenomeno culturale, sociale e politico di ampia portata internazionale. Essa non appare più come un movimento omogeneo, ma come un arcipelago multiforme, caratterizzato dalla compresenza di una molteplicità di national style. Al caso italiano è dedicato questo volume che ne analizza in chiave comparativa la rilevanza internazionale e gli sviluppi interni, nel periodo compreso fra gli inizi del Novecento e gli anni settanta. Un arco di tempo nel quale l’eugenetica ha progressivamente cambiato volto: dal problema della responsabilità riproduttiva dell’individuo nei confronti della società si è passati al riconoscimento dell’autonomia riproduttiva dell’individuo all’interno del rapporto medico-paziente; dalla «vecchia» eugenetica, spesso classista o razzista e sempre basata su progetti politici di miglioramento della specie umana, si è giunti alla «nuova» eugenetica, rappresentata ad esempio dalla diagnosi prenatale e dalla lotta contro malattie ereditarie quali la talassemia. Un dibattito sempre attuale, come dimostrano le polemiche suscitate, in Italia, dal referendum sulla fecondazione assistita e dagli usi pubblici a cui è stato sottoposto, in tale occasione, il concetto di eugenetica.
 
  DAL TESTO – “Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, l'eugenetica in Italia rappresenta hegelianamente un’idea, ma non ancora un concetto. Essa non ha, infatti, un nome né uno statuto epistemologico né tanto meno una struttura organizzativa, anche se i suoi argomenti affiorano chiaramente nel dibattito culturale postrisorgimentale, oscillando fra le immagini degenerazioniste di fine secolo e i progetti di una rigenerazione laica e biologica della nazione, in una sorta di nebulosa ideologica, nella quale si confondono apporti diversi: dalla sociobiologia positivista di matrice lombrosiana alla diffusione dell’”utopia igienista”, dallo sviluppo della medicina sociale alle discussioni sulla “questione sessuale” e sul neomalthusianenismo”.
 
  L’AUTORE – Francesco Cassata, dottore di ricerca in Storia delle società contemporanee presso l’Università di Torino, è attualmente assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Economia S.Cognetti de Martiis di Torino. Ha pubblicato per Bollati Boringhieri 'A destra del fascismo. Profilo politico di Julius Evola' (2003).
 
  INDICE DELL’OPERA – Introduzione – I. Londra 1912: l’Italia scopre l’eugenetica – 2. Eugenetica di guerra – 3. L’eugenetica all’ordine del giorno (1919-1924) – 4. Eugenetica e fascismo – 5. Eugenetica e razzismo – 6. Dall’eugenetica alla genetica: crisi e continuità – 7. Contro l’Unesco: Gedda, Gini e il razzismo scientifico – Fonti archivistiche – Bibliografia – Indice dei nomi