Sabra e Chatila. Inchiesta su un Massacro
Amnon Kapeliouk
CRT, pagg. 126, Euro 10,00
 
IL LIBRO – “… Nessuna narrazione è innocente, e Amnon Kapeliouk, che i lettori di “Le Monde Diplomatique” conoscono bene e che anch’io, per mio conto, conosco e stimo da molti anni, è un uomo d’impegno. Ma è anche, e l’una cosa non ostacola l’altra, un giornalista di una probità assoluta. L’ho visto sufficientemente al lavoro per sapere che non scrive nulla che non abbia abbondantemente verificato. Il suo libro si basa su un’inchiesta minuziosa: testimonianze orali e scritte, visite sui luoghi, non manca nulla.
  “…Sulla profondità del coinvolgimento israeliano in questa storia, il racconto di Kapeliouk non lascia dubbi. Che Begin ed il generale Sharon non avessero “voluto tutto ciò”, è possibile e probabile. Si sarebbero accontentati, verosimilmente, di un piccolo massacro e se ne sono ritrovato uno grosso. Un massacro, perché? Ecco ciò che scrive Kapeliouk: “Dalle discussioni tra giornalisti israeliani e stranieri viene fuori che la tesi, (sostenuta all’inizio), secondo la quale il massacro e le distruzioni sarebbero state il frutto di un’esplosione di collera e di vendetta spontanea dovuta all’assassinio di Bechir Gemayel, è falsa. Questo massacro sembra proprio essere stato premeditato. Il suo scopo: provocare un esodo massiccio dei Palestinesi da Beirut e dal Libano. La crudeltà del crimine – corpi lacerati, membra tranciate, bambini squartati, teste di bambini schiacciate contro il muro – può trovare così una spiegazione nella volontà di terrorizzare”.
  "E’ in realtà l’ipotesi pù verosimile. Sabra e Chatila ripeterebbero Deir Yassin, il massacro del 1948 che fece fuggire tanti palestinesi”. Pierre Vidal-Naquet, in “Le Monde Diplomatique”(Gennaio 1983).

 
  DAL TESTO – "Sono trascorsi vent'anni ma alla luce di quanto sta succedendo in Palestina, si direbbe che sono passati per niente. La barbarie e l'arroganza continuano ad imperversare: le vittime si contano a migliaia, esattamente come in quei giorni di settembre, a Beirut, tra le povere case e il dedalo di viuzze di Sabra e Chatila.
  "Anche il macellaio è lo stesso. Oggi, come allora, spiega di voler distruggere le infrastrutture del terrorismo, bonificare i campi profughi palestinesi, perché i cosiddetti terroristi sappiano che non hanno scampo da nessuna parte, che non esiste rifugio dove possano dormire sonni tranquilli, che non esiste nascondiglio, per profondo che sia, che non venga trasformato nella loro tomba.
  "Migliaia di innocenti vennero massacrati allora. Migliaia sono stati sterminati adesso. Palestinesi cacciati dalla loro terra, senza patria, senza una speranza, erano le vittime di ieri. Palestinesi esasperati dall'occupazione, dalle umiliazioni, senza un futuro, sono le vittime oggi. Se non sarà un tribunale, sarà la storia a giudicare le nefandezze commesse ai danni dei Palestinesi”. (Monsignor Helarion Cappucci).
  
  INDICE DELL’OPERA – Nota editoriale – Vent’anni dopo: Presentazione di Monsignor Helarion Capucci – Introduzione, di Stefano Chiarini – Avvertenze dell’autore – Martedì 14 settembre 1982: Operazione “Cervello di Ferro” – Mercoledì 15 settembre 1982: Israele occupa una capitale araba – Giovedì 16 settembre 1982: “I nostri nemici entrano nei campi”. “Felicitazioni!” – Venerdì 17 settembre 1982: Il venerdì nero – Sabato 18 settembre 1982: “In queste operazioni non si fanno prigionieri” – Domenica 19 settembre 1982: “Dei non-ebrei ammazzano altri non-ebrei, e si accusa gli ebrei!” – Lunedì 20 settembre 1982: “Crimine di guerra a Beirut” – Appendice: La montagna ha partorito un topolino