Una guerra empia: la CIA e l’estremismo islamico
John K. Cooley
Elèuthera, pagg.399, Euro 18,08
 
IL LIBRO - Per opporsi all'invasione sovietica dell'Afghanistan, nel 1979, gli Stati Uniti strinsero una sorprendente alleanza anti-comunista con gli estremisti islamici. Cooley racconta i retroscena di questa alleanza e di come la CIA pianificò la "guerra santa" in Afghanistan. Racconta come, con l'aiuto dell'Arabia Saudita, dei servizi segreti militari pakistani e persino con il coinvolgimento della Cina, vennero armati, addestrati e finanziati duecentocinquantamila mercenari islamici di ogni parte del mondo. Inoltre, con un'impressionante mole di prove, Cooley traccia le dirompenti conseguenze di quell'operazione: il trionfo dei Talibani, la diffusione mondiale del terrorismo islamico, la destabilizzazione dell'Algeria e della Cecenia, gli attentati al World Trade Center… E in tutto ciò spicca curiosamente il ruolo di Osama bin Laden, già "protetto" della CIA e ora "nemico pubblico numero uno".
 
  DAL TESTO – “Questo libro racconta le vicende e le conseguenze di una strana storia d'amore finita malissimo: l'alleanza, nella seconda metà del ventesimo secolo, tra gli Stati Uniti e alcuni tra i più reazionari e fanatici esponenti dell'Islam. Negli anni Cinquanta e Sessanta, nel corso dei loro mandati, quattro presidenti americani (Eisenhower, Kennedy, Johnson e Nixon) si trovarono davanti al compito di tutelare gli interessi degli USA nel Medio Oriente e nell'Asia meridionale. Come già il presidente Truman prima di loro nel periodo 1945-53, essi avvertivano come tutti questi interessi fossero collegati. La protezione di aree strategicamente importanti e la difesa delle vie d'accesso marittime e aeree erano infatti legate alla tutela dei vasti giacimenti di petrolio e di gas naturale della penisola araba, del Golfo Persico e delle regioni circostanti, che il mondo industriale aveva cominciato a sfruttare e da cui era sempre più dipendente. A ciò si aggiungeva la difesa della sicurezza del neonato Stato d'Israele, anche se questa risultava spesso incompatibile con il precedente obiettivo. Questi interessi emergevano come conseguenze della seconda guerra mondiale. Già all'inizio della Guerra Fredda tra americani e sovietici, nel 1946, il presidente Truman vedeva nell'Unione Sovietica la principale minaccia agli interessi americani, in Medio Oriente come altrove. Questa visione non sarebbe mutata nel mezzo secolo successivo. Non c'è dubbio che i governi americani degli anni Sessanta giudicassero in quest'ottica il «comunismo mondiale», incarnato nel sistema di egemonia sovietica ideato da Stalin. I leader dei Paesi dell'Europa occidentale, che dal 1949 erano dietro allo scudo dell'Alleanza Atlantica creato dagli Stati Uniti, in generale la pensavano allo stesso modo. In Francia, in Grecia e in Italia la nuova CIA non lesinava aiuti economici ai partiti di destra per aiutarli a combattere i comunisti. Gli analisti occidentali, nei loro pensatoi, e i servizi di controspionaggio di Washington, Londra, Parigi e Roma si chiedevano: chi è il principale nemico del nostro nemico, il comunismo? In che modo potrebbe aiutarci? E, nello stesso tempo, come possiamo contrastare i leader del Terzo Mondo e le loro dottrine, che consideriamo al servizio del comunismo? Per esempio che cosa potremmo fare contro Gamal Abdel Nasser, il presidente egiziano (1954-70), e la sua equivoca teoria del «socialismo arabo»? Si tennero consultazioni con politici ed esperti degli Stati islamici e arabi più conservatori, come il Pakistan e l'Arabia Saudita. Molti di loro erano ostili sia al comunismo sovietico e alle sue espressioni locali, sia al nasserismo (anche se erano ferocemente avversi al principale nemico di Nasser, Israele). Tutti erano tacitamente d'accordo sul fatto che la religione islamica, anticomunista nella sua sostanza, una volta tradotta in politica avrebbe potuto essere sfruttata e diventare una forza potente da contrapporre a Mosca in un mondo che tendeva sempre più al bipolarismo della Guerra Fredda".
 
  L’AUTORE - John K. Cooley (New York City, 1927) è stato per oltre quarant'anni corrispondente dal Medio Oriente e dall'Africa del Nord e lavora attualmente per la rete americana ABC. Di lui John Pilger ha scritto: «La sua conoscenza del Medio Oriente non è seconda a nessuno». Ha scritto diversi libri, l'ultimo dei quali (“Una guerra empia”, Elèuthera 2000, arrivato alla sesta edizione), sui rapporti tra Bin Laden e la CIA, ha avuto un grande successo mondiale. Scritto due anni prima degli attentati dell'11 settembre, quel libro si è rivelato tragicamente profetico nel paventare i nefasti esiti di una collaborazione americana con l'estremismo islamico nata in Afghanistan in funzione antisovietica.
 
  INDICE DELL’OPERA – Cartine - Ringraziamenti -  Introduzione all'edizione italiana -  I. Carter e Breznev nella Valle della Decisione - II. Anwar al-Sadat -  III. Zia al-Haq -  IV. Deng Xiaoping -  V. Reclutatori, istruttori, allievi e spie assortite -  VI. Sponsor, finanziatori e profittatori -  VII. Campi di papavero, campi di sterminio e signori della droga - VIII. Russia: un retrogusto amaro e un mesto ritorno - IX. Il contagio si diffonde: l'Egitto e il Maghreb - X. Il contagio si diffonde: attacco all'America - Allegati