El Camaján cubano
A. Rodríguez e L. Barredo
Edizioni Achab, pagg.136, Euro 11,00
 
IL LIBRO – Che cos'è un Camaján, ossia un Camaleonte? Dopo il trionfo della Rivoluzione a Cuba, nel gennaio 1959, Elizardo Sánchez accusava Fidel Castro di “non essere abbastanza di sinistra”. Negli ultimi anni, il Camaján si è invece riciclato in una pedina della guerra politica, economica e mediatica condotta contro Cuba. Come “oppositore moderato”, ha espresso sia critiche all'embargo economico che dura da oltre quarant'anni, sia accese denunce contro la presunta mancanza di democrazia a Cuba. Non rinunciando a lunghi viaggi in Europa o negli Stati Uniti, compresa la tana della mafia cubano-americana, la città di Miami. Sánchez è stato per anni il prediletto dei partiti socialdemocratici europei, anche se non ha mai disdegnato il sostegno dei governi di destra, come quello di José María Aznar, fino a marzo 2004 il più fedele alleato di George W. Bush. Il protagonista del libro, assumendo posizioni sempre diverse secondo la convenienza, si prodiga in un'accanita battaglia personale contro gli altri esponenti della controrivoluzione, in un mondo, quello della “dissidenza”, fatto di rancori e meschine trame per accedere ai dollari oppure per ottenere un visto per gli Stati Uniti. El Camaján, però, non si accontenta e il finale del libro rivela la sua doppia personalità: colui che è dipinto come coraggioso “dissidente” e difensore dei diritti umani, lavora anche per l'intelligence cubana. Nome in codice: agente Juana.

  DAL TESTO – “Sembrava che i “camaleonti” restassero confinati nella memoria dei più anziani, finché resuscitarono con la prima donazione straniera. Conoscendo a fondo questa specie per l’abitudine ad averci a che fare, deve essere nata nei compratori la convinzione che i “camaleonti” della vecchia politica cubana avrebbero potuto tornare alla ribalta se avessero offerto il denaro dell’impero. E così fu. Soprattutto a partire dagli anni Ottanta del secolo appena concluso. Tutte le amministrazioni statunitensi hanno cercato di interrompere violentemente il processo di profonde trasformazioni volute, in oltre quattro decenni e in assoluta sovranità, dal popolo cubano. Tutte, in un modo o nell’altro, si sono impegnate per fabbricare un’opposizione interna che permetta di camuffare la guerra permanente contro Cuba con le ormai consunte bandiere della libertà e della democrazia. La cosiddetta “era Reagan”, però, rappresenta il culmine. Con l’ascesa al potere del vecchio cowboy di Hollywood e dell’estrema destra statunitense nel 1980, la politica anticubana - isolamento politico e strangolamento economico, aggressioni armate, promozione della sovversione interna e di azioni terroristiche contro la Rivoluzione organizzate, finanziate e appoggiate da tutte le precedenti amministrati – è cresciuta. Inoltre si stabilì come priorità la creazione di organizzazione sovversive”.

  GLI AUTORI – Arleen Rodríguez - Giornalista cubana, coautrice del libro, conduttrice di programmi radiofonici e televisivi, lavora per la rivista "Tricontinental". È stata direttrice di "Juventud Rebelde".

  Lázaro Barredo - Deputato dell’Assemblea Nazionale di Cuba, giornalista e coautore del libro,scrive per il settimanale “Trabajadores”, lavora per Radio Rebelde e per il programma Mesa Redonda della Televisione cubana.