Soledad de mi transito detenido en la tierra. Il Che: le foto, gli scritti, come specchio dell’anima
Raffaele Accarino
Editrice Petite Plaisance, pagg.160, Euro 15,00
 
IL LIBRO – "Il 9 ottobre del 1967 fu un brutto giorno per i giovani della mia generazione, per quelli che avevano visto nel Che il simbolo del riscatto dalle ingiustizie del mondo. Il Che fu assassinato, perché d’assassinio si trattò: era prigioniero e fu ucciso a sangue freddo, un omicidio ancor più abietto perché frutto del tradimento. Credettero di cancellarlo come si può cancellare una parola da un foglio di carta: non si resero conto d’aver creato un mito.
  "Sono passati gli anni, la giovinezza non è più mia compagna; nell’animo però, rimangono vivi l’ammirazione e la stima per quanti, donne e uomini, hanno lottato e lottano fino all’estremo sacrificio per la libertà e l’uguaglianza, per un mondo senza frontiere e senza padroni.
  "Ho riscoperto l’uomo Ernesto Guevara attraverso la sua attività di fotografo, leggendo i suoi scritti, “conoscendo” le donne più importanti della sua vita, ascoltando canzoni e poesie che nel tempo gli sono state dedicate; mi è piaciuto riunire in queste pagine alcune delle cose che mi sono più care". 

  DAL TESTO – “Il mondo è diviso attualmente in due diverse metà: quella in cui vige il capitalismo con tutte le sue conseguenze e l'altra in cui ha messo le tende il socialismo. Ma i paesi col sistema di vita capitalistico non possono raggrupparsi in un'unica casella. Tra di loro vi sono differenze notevoli. Vi sono paesi coloniali in cui la classe dei proprietari terrieri, alleata con i capitali esteri, monopolizza la vita della comunità e mantiene la nazione nell'arretratezza necessaria per i propri fini di lucro. Rientrano in questo quadro quasi tutti i paesi d'Asia, Africa, America latina. Ce ne sono alcuni in cui il capitalismo non ha travalicato le frontiere, mentre l'intromissione del capitale estero non è così importante da costituire un problema che richieda una soluzione immediata. E' la condizione in cui si trova qualche paese europeo con piccole borghesie sviluppate al massimo. C'è poi un altro gruppo interessante di paesi che si potrebbero definire "colonial-imperialisti" la cui economia, senza aver assunto completamente le caratteristiche di nazioni industriali, inizia - in rapporto con i capitali paterni che la sottomettono - una lotta per il possesso di mercati diretti, caratterizzati in genere dal fatto di appartenere apertamente al gruppo coloniale. E' il caso rappresentato dall'Argentina, il Brasile, l'India, l'Egitto.
  "Una caratteristica comune a questi paesi è la propensione a formare blocchi sopra i quali esercitano una certa egemonia. Uno dei gruppi più importanti è quello delle nazioni la cui espansione imperialistica è stata frenata dopo l'ultima guerra. E' il caso dei Paesi Bassi, l'Italia, la Francia e, il più importante, l'Inghilterra. A parte il fatto che assistiamo allo smembramento del colossale impero inglese, i suoi componenti ancora lottano. Naturalmente al giusto anelito alla libertà dei popoli oppressi si aggiunge la volontà di rapina dei grandi capitali nordamericani che fanno precipitare le crisi per trarne vantaggio (Iran).
  "Nell'ultimo gruppo, quello dei paesi imperialistici in piena espansione, vi sono solo gli Stati Uniti - il grande problema dell'America latina. Viene da chiedersi: perchè negli Stati Uniti, un paese industrializzato al massimo e con tutte le caratteristiche degli imperi capitalistici, non si avvertono le contraddizioni che oppongono il capitale e il lavoro in una lotta senza quartiere? La risposta va cercata nelle condizioni speciali del paese settentrionale. Tranne i negri, segregati e germi della prima seria ribellione, gli altri operai (quelli ovviamente che il lavoro ce l'hanno) possono godere di salari enormi, confrontati a quanto danno comunemente le imprese capitalistiche, grazie al fatto che la differenza fra ciò che è richiesto normalmente per le necessità del plusvalore e il salario reale è compensata abbondantemente dai settori operai delle due grandi comunità di nazioni: gli asiatici e i latinoamericani”.

  L’AUTORE – Raffaele Accarino, già dipendente delle Ferrovie dello Stato, da oltre vent’anni coltiva la passione per la fotografia. Da dieci fa vita attiva all’interno del «Circolo Fotografico Il Tempio» di Pistoia, di cui è socio fondatore. Per il Notiziario (pubblicazione del Circolo), quadrimestrale di cultura fotografica, storia, cronaca e prospettive del territorio della provincia di Pistoia, sta curando una ricerca su fotografi rivoluzionari e anarchici.

  INDICE DELL’OPERA – Vida, Pasiòn y Muerte de un Hombre Comùn - Vita, Passione e Morte di un Uomo Comune - Fotografo prima, comandante poi - Il dilemma del Guatemala - La classe operaia degli USA ... amica o nemica? - La lotta comincia ora - 15 febbraio 1966 - Lettera alla figlia - La morte - Ritorno “a casa” - Zamba al Che -  Canzone dell’eroico guerrigliero - Le donne che hanno influenzato la vita del Che - Celia de la Serna Ana Lynch, la nonna paterna - Beatriz Guevara, la zia paterna - Berta Gilda Infante, Tita - Lidia Doce - Hilda Gadea - Aleida March Torres - Tania, la guerrigliera - Altre poesie scritte dal Che - De pie el recuerdo caído en el camino - In piedi il ricordo caduto sulla strada - Y sembrada en la sangre de mi muerte - E seminata nel sangue della morte - Quando saprai che sono morto - Y aqui - E qui - Poesie dedicate al Che - Comandante Che Guevara di Wolf Biermann - Lettera di Addio di Gabriel Garcia Marquez - Ode a Che Guevara - Una poesia di Cesare Sermenghi (1918/1997) - Canzoni dedicate al Che – Stagioni  di Francesco Guccini - Celia de La Cerna di Roberto Secchioni – Cohiba di Daniele Silvestri - Lo Eterno - di Carlos Puebla - L’Eterno di Carlos Puebla – Pero di Luis Ragelio Nogueras - Però di Luis Ragelio Nogueras - Que para el son! di Carlos Puebla - Si fermi il Canto! di Carlos Puebla – Transamerika dei Modena City Ramblers - Un Nombre - di Carlos Puebla - Un nome di Carlos Puebla - Yo tuve un hermano di Julio Cortázar – Bibliografia - Siti internet consultati