Affreschi etruschi. Dal periodo geometrico all'ellenismo

Stephan Steingräber
Arsenale Editrice, pagg.328, Euro 100,00
 
IL LIBRO – A causa della perdita quasi totale della pittura greca monumentale, gli affreschi nelle tombe a camera etrusche rappresentano il complesso più grande e più importante della pittura antica preromana e meritano perciò un interesse particolare. Queste tombe etrusche dipinte, che datano dalla prima metà del VII fino alla prima metà del II sec. a.C, sono localizzate soprattutto nella necropoli di Monterozzi della celebre metropoli marittima di Tarquinia, ma si trovano anche a Veio, Cerveteri, Vulci, Orvieto e Chiusi. Dopo qualche possibile scoperta non accertabile nel periodo rinascimentale i primi ritrovamenti sicuri risalgono al 1699. Questo libro ricostruisce la storia della pittura funeraria etrusca in base a una selezione di tombe caratteristiche prevalentemente tarquiniesi - esaltando alcune scoperte di data recente -, cercando di far valere le varie possibilità di interpretazione e di inquadrare questo fenomeno nella storia generale della pittura antica (offrendo dei confronti in Italia meridionale, Macedonia, Asia Minore), grazie anche alle preziosissime informazioni sulla vita quotidiana, società, religione e sul culto funerario dell'aristocrazia etrusca.

DAL TESTO – “La pittura funeraria etrusca e soprattutto gli ipogei dipinti della metropoli di Tarquinia, dichiarati a giusta ragione Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 2004, sono fra le vestigia archeologiche più significative della cultura etrusca e nel corso degli ultimi secoli hanno stimolato la fantasia di studiosi e appassionati. Esse rappresentano gli inizi della storia della pittura murale e monumentale europea – se si prescinde della pittura nei palazzi minoici e micenei dell’età del bronzo nel II millennio a.C. – e in certo modo anche il primo capitolo della storia della pittura italiana. La singola importanza della pittura funeraria etrusca non è solo nella sua magnificenza cromatica, nell’iconografia doviziosa e nelle molteplici possibilità assertive, bensì anche nel fatto che la pittura greca su muro e su tavolo è andata perduta pressoché completamente sicché la pittura etrusca ne costituisce un tal quale, anche se non sufficiente, surrogato. In effetti, questa “pinacoteca sotterranea” rappresenta il più grande e più rilevante complesso di pittura murale antica di epoca preromana nell’ambito del Mediterraneo. Le pitture che decorano le tombe etrusche risalgono a un periodo di tempo di quasi cinquecento anni, dal secondo quarto del secolo VII sino al volgere dal secolo III al secolo II a.C. – con un’intensa concentrazione nel periodo del tardo arcaismo (ultimi decenni del secolo VI e primi decenni del V) – e si trovano concentrate (per circa l’80% nella Necropoli Monterozzi di Tarquinia, ma anche nelle necropoli di Veio, Cerveteri, Vulci, Orvieto e Chiusi. Alcune forse erano già note nel Rinascimento, anche se le prime scoperte accertate risalgono al 1699. Numerose tombe dipinte vennero alla luce nella seconda metà del secolo XVIII e nella prima metà del XIX, ma da allora il numero si è pressoché quadruplicato, grazie soprattutto alle sistematiche prospezioni geofisiche operate negli anni 1950-1970 dalla Fondazione Lerici di Milano nella necropoli Monterozzi a Tarquinia. Oltre a ciò, alcune fondamentali pubblicazioni nonché la sistematica valorizzazione di lucidi, facsimili, acquarelli e disegni eseguiti nel secolo XIX hanno arricchito considerevolmente il nostro patrimonio di conoscenze. Nell’ultimo ventennio hanno avuto luogo nuove ed entusiasmanti scoperte, come la Tomba dei Demoni Azzurri a Tarquinia, la tomba tardo–orientalizzante in località Cancellone presso Magliano in Toscana, la Tomba della Quadriga Infernale a Sarteano e un ambiente sotterraneo a destinazione non funeraria rinvenuto nell’area urbana Cerveteri. Vi si aggiungono diverse lastre fittili dipinte, prevalentemente arcaiche – i pinakes, provenienti soprattutto da Cerveteri -, certi sarcofagi, tardo–etruschi nella maggioranza dei casi (soprattutto da Tarquinia), e urne (soprattutto da Volterra, Perugina e Chiusi), che sono importanti per la ricostruzione di una storia della pittura etrusca. Di possibili decorazioni pittoriche (su lastra d’argilla o tavole lignee), che è verosimile presupporre nei templi etruschi, in edifici sacri e pubblici e in residenze aristocratiche, nulla o quasi purtroppo si è conservato, dati i materiali deperibili in cui erano realizzate (legno, mattoni crudi, opus craticium)”.

L’AUTORE – Stephan Steingräber, nato a Monaco di Baviera, ha studiato in Germania e in Italia Archeologia classica, Etruscologia, Storia antica e Protostoria, ha lavorato all’Istituto Archeologico Germanico a Roma e ha insegnato soprattutto alle università di Monaco, Magonza, Tokyo, Roma Tre, Padova e Foggia. È stato visiting Professor in Danimarca e in Italia ed è attualmente Professore di Etruscologia e Antichità Italiche presso l’Università di Roma Tre. Le sue numerose pubblicazioni, parzialmente tradotte in varie lingue, trattano soprattutto temi della topografia storica, dell’architettura e della pittura funeraria dell’Etruria e dell’Italia meridionale. L’Autore, membro dell’Istituto di Studi Etruschi a Firenze, dell’Accademia Etrusca a Cortona e dell’Istituto Archeologico Germanico a Berlino, vive oggi a Barbarano Romano, un piccolo paese nel Viterbese circondato da necropoli etrusche.

INDICE DELL’OPERA – Prefazione – Introduzione – Storia della pittura murale etrusca: stile, botteghe, cronologia, iconografia e “ideologia” – Gli inizi: il periodo etrusco–geometrico o la prima epoca orientalizzante – Influenze orientali e corinzie: il periodo orientalizzante - La prima grande età aurea e la “koinè ionica”: il periodo arcaico (575-480 a.C.) – Tradizionalismo e innovazione: i periodi sud-arcaico e classico (480-400 a.C.) – I grandi mutamenti: il periodo tardo-classico (400-330/320 a.C.) – L’ultima fioritura e il declino: il periodo del primo e dell’altro ellenismo (330/320 - fine III secolo a.C.) – Dall’Asia Minore alla Magna Grecia, dalla Tracia ad Alessandria: la koinè e il posto della pittura etrusca nell’arte antica dell’area mediterranea – Apparati