Dalla Russia a Mussolini 1939-1943

Aldo Giannuli
Editori Riuniti, pagg.328, Euro 18,00
 

IL LIBRO – Una stanza piena di carte, finora inesplorate, negli scantinati del Viminale. Fascicoli che contengono lettere, documenti, rapporti segreti sulla guerra di Russia. Sono le spie di Mussolini che scrivono al duce. Raccontano il gioco sporco dei nazisti, le atrocità al fronte, i possibili piani di Stalin. E parlano della disfatta italiana, dell'abbandono e della rabbia dei soldati mandati al macello. Dunque Mussolini sapeva, da fonte diretta, proprio mentre la grancassa del regime esaltava la «vittoriosa avanzata» nazifascista all'est. Aldo Giannuli, con sapienza di storico, ha dato un senso a questa inedita documentazione, accendendo la luce su una tragedia militare, diplomatica e umana per alcuni aspetti ancora oscura.

DAL TESTO – “Prevedibilmente, l’Italia fu fra i paesi più colpiti dall’improvvisa svolta d’agosto. Il fascismo fu sempre e accesamente anticomunista, ma non per questo fu anche antisovietico. Anzi, l’Italia fascista fu la seconda a riconoscere il governo soviettista, il 7 febbraio 1924, preceduta di cinque giorni dalla sola Inghilterra. Da allora l’Italia fascista ebbe costantemente ottimi rapporti con la Russia sovietica. Né furono d’ostacolo la contrapposizione ideologica o l’esistenza di una organizzazione internazionale guidata da Mosca nei cui proclami era iscritta la rivoluzione socialista mondiale: Mussolini, al contrario di Hitler, era un politico realista che faceva scarse concessioni all’ideologia e distingueva benissimo fra Stato russo e movimento comunista e fra le declamazioni del Comintern e la prosa della politica estera russa. La politica estera del ministro Dino Grandi si ispirò al principio della “porta aperta” per cui l’Italia si riservava di volta in volta un ruolo di ago della bilancia destinato ad avere il “peso determinante” nelle crisi internazionali. In questa visione, la Russia bolscevica svolgeva un’utile funzione di contrappeso da considerare con estrema attenzione. Ma a metà degli anni trenta, una serie di concause produssero un profondo mutamento della politica estera italiana. Innanzitutto la crisi etiopica – con le conseguenti sanzioni – spinse decisivamente il regime a saldare una alleanza con la Germania hitleriana, unico grande paese europeo a non allinearsi alla Società delle Nazioni. In secondo luogo, nel luglio 1936 iniziava la guerra civile spagnola che assumeva subito un deciso carattere ideologico. Infatti, mentre l’Urss e le democrazie occidentali si schieravano a fianco del governo repubblicano, Germania e Italia intervenivano anche militarmente a favore dei generali fascisti insorti. Per la verità, le ragioni per cui Mussolini aveva deciso di intervenire nella crisi spagnola avevano meno a che fare con l’ideologia che con le esigenze politico–militari: il timore di un asse franco–spagnolo, che avrebbero gravemente pregiudicato le posizioni italiane, sia nel Mediterraneo che nel Nordafrica, in caso di guerra con la Francia, fu certamente la ragione prevalente, cui si aggiungeva la preoccupazione di una saldatura dell’intesa franco–russa favorita dall’esistenza di un governo del fronte popolare a Madrid”.

L’AUTORE – Aldo Giannuli, studioso di Storia  contemporanea, è stato consulente delle Commissioni parlamentari Stragi e  Mitrokhine; è stato perito di numerose Procure (Milano, Brescia, Bari, Palermo, Roma) in processi di particolare rilevanza storica. (Piazza Fontana, strage di Brescia, caso De Mauro).
Ha pubblicato, fra l'altro, “Il Sessantotto. La stagione dei movimenti” (1988), “Lo Stato parallelo” (1997), “La guerra fredda delle spie” (2005)

INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Mauro Canali – Introduzione – I. Le fonti della polizia politica – II. Il patto Ribbentrop–Molotov – III. Ascesa e declino dell’alleanza russo–tedesca – IV. L’attacco – V. La stabilizzazione del fronte – VI. La controffensiva russa – VII. L’estate del 1942 – VIII. Stalingrado – IX. Pace separata? - Conclusioni – Note – Bibliografia