Globo Duemila. Storia e/o destino dell'Occidente

Antimo Negri
Spirali, pagg.455, Euro 25,00
 
IL LIBRO – "Una volta che si mettano a confronto la cultura occidentale e la cultura islamica, alla prima si ascrive il merito sommo e inalienabile di avere espresso, proprio con l'illuminismo e la rivoluzione francese, valori universali, e di aver issato la bandiera, gonfiata dal vento della cultura cristiana, dei diritti umani, con la loro universalità indiscutibile. Intanto, il "soggetto logico dell'illuminismo" assume un'altra figura: quella del globalizzatore o, se si vuole, dell'occidentalizzatore. Assunta questa nuova figura, il "soggetto logico dell'illuminismo" non tollera reazioni o rivolte, non ama che questo o quel particolare, pur sempre occidentale, insorga per farsi valere per quello che è, fuori dal suo dominio. Tutto è Occidente, e l'Occidente vuole essere l'universale, il globo, tutto nell'universale, tutto nel globo. Ancora lo sbiadimento di ogni ente nell'Essere. Ancora i colori che non riescono a costituire un'iride."

DAL TESTO – “Occorre precisare il senso dell’eguaglianza posta tra globo e Occidente. È senza alcun dubbio vero che, geopoliticamente – o, più esattamente, geoeconomicamente – inteso come il luogo dell’economia di mercato più liberisticamente o neoliberisticamente vincente, l’Occidente va, per così dire, oltre se stesso, includendo in sé quelle parti del mondo in cui l’occidentalizzazione – o la stessa globalizzazione – ha reso possibile la formazione di una élite globalizzante. In quest’ordine di idee, non sono soltanto gli Stati Uniti o l’Europa, poniamo, a costituire l’Occidente, bensì anche l’Africa e l’Asia con il suo Medio Oriente arabo. Come il luogo dell’economia di mercato, con quella che ben potrebbe dirsi la sua finanziarizzazione estremistica, l’Occidente non ha più confini geografici netti, se l’Occidente finisce con l’essere anche un Oriente occidentalisticamente inglobato. E, se è così, non si ha nessuna difficoltà ad accettare una definizione della globalizzazione del tipo di quella, del resto non nuova una volta fatta valere la nozione di mercato globale, avanzata nel più recente dibattito su di essa. Certo, secondo questa definizione, con la globalizzazione “si costituisce l’ambito di vita non solo delle élite occidentali, ma di tutto il mondo”, si realizza una “profonda unità della classe dirigente mondiale”, della quale fanno parte non solo il “membro della classe dirigente americana”, ma anche “le famiglie industriali europee, i nuovi gerarchi balcanici”, i “ricchi petrolieri del Medio Oriente”, il “capitalista nigeriano” e il “mafioso russo”. Perfettamente d’accordo. Ma, se questo è vero, come non convenire che l’Occidente è dovunque impera il mercato con le sue leggi ferree della competizione, dell’efficienza e del profitto? L’Occidente che si amplia, straripa geoeconomicamente, annettendosi territori che in partenza occidentali non sono, è lo stesso mercato che si allarga, diventando appunto globale”.

L’AUTORE – Antimo Negri, il grande pensatore italiano del novecento, nato a Mercato San Severino (Salerno) nel 1923, è deceduto a Roma il 28 aprile 2005. Ha percorso una brillante carriera universitaria che lo ha condotto all'insegnamento di Storia della filosofia all'Università di Roma Tor Vergata, pur mantenendosi lontano da impacci di scuola, obbedienze ideologiche o conformismi dell'epoca: si definiva "accademico di nulla accademia". Per cinquant'anni ha svolto un'intensa attività saggistica e pubblicistica, collaborando alle più importanti riviste di filosofia ("Giornale critico della filosofia italiana", "Rivista di estetica", "Il giornale di metafisica") e a quotidiani nazionali ("Il Sole-24 Ore", "il Giornale"), dirigendo riviste (fra cui "Studi di storia dell'educazione") e intervenendo come conferenziere in congressi e giornate di studio. Complesso e ricco il suo percorso filosofico scientifico. Sulla scia di Giovanni Gentile, che riteneva il suo vero maestro, Negri ha compiuto una monumentale opera di ricognizione della filosofia del lavoro e della tecnica, pubblicando un manuale, ormai classico, in sette volumi, "Filosofia del lavoro: storia antologica" (Marzorati 1981). Restano essenziali le sue ricognizioni storiche e teoretiche dell'idealismo e del neoidealismo: "La presenza di Hegel: ricerche e meditazioni hegeliane" (1961); "Hegel nel Novecento" (1987); "Giovanni Gentile", 2 voll., (1975); "L'inquietudine del divenire. Giovanni Gentile" (1992); "L'estetica di Giovanni Gentile. Esistenza e inesistenza dell'arte" (1994); "Gentile educatore: scuola di stato e autonomie scolastiche" (1996). A Negri si devono la cura e la traduzione di molte opere di pensatori classici: Hobbes, Kant, Schiller, d'Holbach, Smith, Hegel, Schelling, Nietzsche, Comte, e la direzione di numerose collane editoriali dedicate alla filosofia fra il XVIII e il XX secolo.
Le sue ricerche hanno portato alla valorizzazione di alcune correnti "irrazionalistiche" della filosofia moderna, e in particolare alla riscoperta del pensiero di Julius Evola, "Julius Evola e la filosofia" (1988). Negri si è occupato anche di questioni di religione: lo attestano un'altra sua opera, "Con Dio e contro Dio. Novecento teologico" (Marzorati, 1995), e l'interesse per il pensiero di Giuseppe Capograssi e del problematicismo pedagogico cattolico.
Tra i suoi allievi si annoverano, fra gli altri, i filosofi Massimo Cacciari e Giacomo Marramao.

INDICE DELL’OPERA – Prefazione – Prologo anche un po’ cronachistico – I. Impero: parola, concetto, metafora, cosa – II. Quattro passi discorsivi intorno all’impero romano – III. Spigolando nel dibattito sull’impero e sulla globalizzazione – IV. Il vangelo del liberismo e la globalizzazione – V. Dallo Stato alla macchina alla Megamacchina mercatistica – VI. Made in England: dalla rivoluzione borghese al “mercato imperiale” – VII. Grande è il globo. Ma è anche bello? – VIII. Un po’ di spazio all’utopia: globalizzazione e bellezza – Indice dei nomi