Il segreto della dea

Marco Rossi
Ibiskos, pagg.272, Euro 12,00
 
IL LIBRO – Può un reperto archeologico, il mistero di una scritta latina, sconvolgere e trasformare in profondità la vita e i sentimenti di persone del nostro tempo? Due uomini ed una donna finiscono per essere trascinati dentro un giallo archeologico che moltiplica amori concentrici e l’inquietante apertura verso un Segreto che li sovrasta e che sembra volerli testimoni di qualcosa che vela il Mistero della sacralità della terra italica.
Così: “...dietro alla vicenda personale dei tre protagonisti, a poco a poco, come in filigrana, si comincia ad indovinare che le loro esistenze non sono altro che simboli. Segni terrestri, incarnati, di una dimensione spirituale ‘altra’.
Marco Rossi ha l’abilità di saper fondere il piacere della narrazione con la complessià dei temi che vi si intrecciano. Gli excursus filosofici, le citazioni ed i richiami esoterici - Steiner, Kremmerz, Evola... - non allentano mai la tensione della vicenda. Anzi, ne arricchiscono il potenziale di suggestione, in un climax ascendente che, via via, avvince il lettore, lo costringe a seguire la storia, lo rende ansioso di scoprire lo stesso mistero che ossessiona i protagonisti”. (dalla prefazione di Andrea Marcigliano)

DAL TESTO – “Corrado non era un archeologo professionista, ma la sua padronanza della lingua latina e la lunga familiarità con le nozioni fondamentali della civiltà romana erano quelle di un professionista: era in fondo la sua passione da sempre, vissuta di pari passo ad una costante militanza nel partito comunista. Col tempo, mentre l’impegno politico era andato smorzandosi, anche a causa degli sviluppi politici internazionali e delle vicende italiane, dove la polarità tra la destra e la sinistra era andata sbiadendo, l’interesse per la civiltà greco-romana si era dilatato ulteriormente. Anche per questo viveva quasi come una sfida personale l’inaspettato confronto linguistico con una parte sconosciuta del suo paese”.

L’AUTORE – Marco Rossi ha collaborato alle pagine culturali di quotidiani come "Roma" di Napoli e "La Gazzetta ticinese" di Lugano; di periodici come "Il Borghese", "Intervento", "La Torre", "Futurismo Oggi", "Diorama Letterario", "Parsifal", "Antologia Viesseux", "Koiné", "Letteratura-Tradizione".
  Si occupa soprattutto di ricerche storiche sui legami tra la cultura esoterica del Ventesimo secolo e la storia politica, artistica e letteraria italiana, pubblicando articoli e saggi sulle riviste "Storia contemporanea", "Theosophical History", "Quaderni Radicali".
  Ha pubblicato il volume "Leggende a Primavera" (Futurismo Oggi, Roma, 1982); "Lascia che sanguini: The Rolling Stones - Contestazione e crisi giovanile attraverso la musica" (Il Falco, Milano, 1983); "La Conquista della terra di nessuno" (Solfanelli, Chieti, 1995).
  È coautore e curatore del volume "Delle rovine ed oltre - saggi su Julius Evola" (Antonio Pellicani Editore, Roma, 1995) e coautore del libro "Julius Evola - Mito, Azione, Civiltà" (Il Cerchio, Rimini, 1996). Ha inoltre curato l'appendice all'edizione di Julius Evola, "L'Arco e la Clava" (Mediterranee, Roma, 2000).

INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Andrea Marcigliano – Capitolo 1. Il terremoto – Capitolo 2. La stele – Capitolo 3. La partenza – Capitolo 4. Cosa – Capitolo 5. Il segreto del tempio – Capitolo 6. Sulla spiaggia – Capitolo 7. Rivelazioni – Capitolo 8. Messaggi – Capitolo 9. Vulci – Capitolo 10. Miguel – Capitolo 11. Chiarimenti necessari – Capitolo 12. L’agguato – Capitolo 13. Il segno – Capitolo 14. Ipotesi affascinante – Capitolo 15. Le lamine d’oro – Capitolo 16. Indizi inquietanti – Capitolo 17. Genius loci – Capitolo 18. A Roma – Capitolo 19. Il fuoco di Vesta – Ringraziamenti e un’avvertenza

LA CRITICA – “Tre vecchi amici, ormai sulla soglia della quarantina, che se ne vanno a zonzo per le campagne al confine fra la Toscana e il Lazio sul finire dell’estate, inseguendo misteriose lapidi d’epoca romana: potrebbero essere, questi, i protagonisti e lo sfondo dell’ennesimo romanzo post moderno che indulge sulle illusioni giovanili, le quali s’infrangono al contatto con la durezza della vita. Se poi scopriamo che del summenzionato trio, due elementi, Armando e Corrado, appartengono al genere maschile mentre il terzo, Anna, è una donna, be’, potremmo maliziosamente pensare al classico triangolo amoroso.
Ora, tutto questo è presente, non vi è dubbio, ne Il segreto della dea l’avvincente romanzo che Marco Rossi ha appena pubblicato per i tipi della casa editrice Ibiskos (pp. 266, euro 12, per informazioni tel. 0571/994144), ma è solo una sottile pellicola che nasconde ben altro, sicuramente più intrigante e, al contempo, profondo. Chi conosce l’autore, d’altra parte, non può credere che si sia impegnato in un’ardua e riuscita prova narrativa solo per il gusto, pur nobile, del racconto. Rossi, infatti, è da anni, serio studioso del pensiero di Julius Evola e dell’esoterismo del Novecento, oltre ad avere pubblicato recentemente anche un notevole saggio sulle componenti “occulte” delle canzoni di Lucio Battisti “Il segreto della dea”, allora, appare più propriamente come un romanzo iniziatico, racchiudente un mistero che si intreccia strettamente con la dea Vesta, la divinità femminile romana simboleggiata dal fuoco che ardeva nel tempio circolare a lei dedicato nel Foro. Sia ben chiaro: il romanzo, nonostante gli accenni ai grandi iniziati del Novecento, da De Giorgio a Evola, da Gurdijeff a Kremmerz, da Reghini a Scaligero, non soffre di momenti di stanchezza, mai rivelandosi indigesto, neppure al profano di esoterismo e scienze occulte. Al contrario: è dotato di una sicura forza narrativa e si fa leggere tutto d’un fiato, come un vero e proprio giallo archeologico. Naturalmente non riveleremo qui il “segreto della dea”, anzi, il suo mistero, per non privare il lettore del piacere della scoperta. Tuttavia dobbiamo sottolineare che tale mistero - come ben dice Andrea Marcigliano nella prefazione - «è un mistero vero, non una bufala alla Dan Brown. Ma come tutti i Misteri, si svela per allusioni, senza fanfare e trombe». D’altra parte, lo stesso autore, nell’avvertenza finale, rivela che «dietro l’intreccio sentimentale e archeologico questa storia cela un segreto che è una realtà oggettiva sul piano delle realtà spirituali». Questo possiamo, però, svelare: che il segreto è intimamente legato a Roma, alle sue origini, alla sua forza spirituale, immutata nei secoli e nei millenni, mai sopraffatta dall’inesorabile trascorrere del tempo. […]” (Francesco Demattè, “Nel sacro fuoco di Vesta”, Linea, 6 febbraio 2007)