La parola agli etruschi

Piero Bernardini Marzolla
Edizioni ETS, pagg.184, Euro 16,00
 
IL LIBRO – A distanza di anni dalla pubblicazione del suo libro “L'etrusco - una lingua ritrovata”, l'Autore riprende qui e sviluppa la sua scoperta di una fitta rete di rapporti tra lessico etrusco e lessico sanscrito, mostrando dettagliatamente come i vari tipi di mutazioni fonetiche rispetto al sanscrito siano gli stessi, ben noti, subiti in etrusco dai prestiti dal greco, e illustrando una serie d'importanti aspetti tra i quali il fatto che il lessico etrusco di origine "indiana" è, logicamente, di tipo "satEm" e che anche la "formazione delle parole" corrisponde a quella del sanscrito, con identità di prefissi e suffissi nonché di composti. L’Autore avanza oggi l'ipotesi che l'etrusco "indiano" continui in qualche modo l'indoario, lingua che ha lasciato di sé poche ma sicure tracce (metà del II millennio a.C.) nel Vicino Oriente (alta Mesopotamia e Asia minore). Il grosso del libro è costituito dalla traduzione di iscrizioni, finora incomprensibili, resa possibile dall’individuazione degli equivalenti sanscriti di parole etrusche. Un capitolo è dedicato a iscrizioni su specchi di bronzo figurati, e il volume si chiude con un ricco Vocabolario etimologico etrusco.

DAL TESTO – “[…] malgrado l’entusiasmo col quale avevo messo di volta in volta in rilievo l’“indianità” di tanti vocaboli etruschi, scrivevo a chiare lettere che tuttavia specialmente per i testi di più ampia dimensione il sanscrito sembra davvero non soccorrere più, e che gli ostacoli vengono dal lessico ma anche la morfologia sfugge: la morfologia che, come è noto, è “molto più determinante del lessico per la classificazione di una lingua”. Senza mezzi termini dichiaravo che non avevo “nessuno speciale interesse a difendere a oltranza l’indoeuropeità integrale dell’etrusco” e ponevo anzi la questione se esso fosse una lingua non indoeuropea contaminata da una lingua di stampo indiano o, al contrario, una lingua di stampo indiano “sommersa” da quella non indoeuropea di una classe (o di un popolo) dominante. Questione che non potrà essere chiarita finché non si riuscirà in misura sufficiente a “tradurre in modo attendibile altri testi”. Queste conclusioni valgono ancora, ma il contenuto del presente libro conferma il forte rapporto del lessico etrusco con quello sanscrito”.

L’AUTORE – Piero Bernardini Marzolla, filologo classico, ex alunno della Scuola Normale Superiore di Pisa, è nato a Perugia nel 1929. A lui si deve una traduzione delle “Metamorfosi” di Ovidio pubblicata da Einaudi nel 1979. La sua conoscenza di molte lingue lo ha portato a tradurre anche numerosi libri di varia umanità, opere di autori come J. Huizinga, Multatuli, H. Arendt, ecc. Per molti anni è stato funzionario al servizio di traduzione della Commissione dell’Unione europea a Bruxelles. Il suo “L’etrusco – una lingua ritrovata” (Milano, Mondadori) è del 1984.

INDICE DELL’OPERA – Introduzione – Rapporti tra lessico etrusco e lessico sanscrito – 1. Premessa – 2. Il rapporto tra etrusco e sanscrito – 3. Una malevola insinuazione – 4. Le mutilazioni fonetiche – 5. Uniformità dei tipi di mutazioni fonetiche e ragioni dell’incostanza del loro apparire – 6. La fisionomia “pracrita” di alcune parole etrusche – 7. Un lessico di tipo “satem” – 8. Tratti iranoidi dell’etrusco – 9. Irenismi in etrusco – 10. Derivazione nominale e composizione nominale – 11. Da dove vennero gli etruschi? – 12. Legami diretti tra cultura etrusca e culture del Vicino Oriente – 13. La nostra ignoranza – 14. Conclusione – Traduzione di testi – Tanaquil – Le epigrafi degli indovini – Iscrizioni su specchi di bronzo figurati – Vocabolario etimologico etrusco – Bibliografia