Rivolta contro il mondo moderno |
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Julius Evola | ||||
Edizioni Mediterranee, pagg.580, Euro 24,79 | ||||
IL LIBRO – È questa l’opera principale di Julius Evola: scritta dopo i trent’anni e completata tra la fine del 1931 e l’inizio del 1932, venne pubblicata in Italia nel 1934 e in Germania nel 1935. Opera principale non soltanto per la multiforme e vastissima cultura espressa, per le inedite tesi esposte, ma soprattutto perché costituisce per l’Autore, da un lato, il passaggio dalla filosofia e dall’esoterismo a una complessa “visione del mondo” tradizionale; dall’altro, è la base per tutte le sue prese di posizione a carattere metapolitico e spirituale dei successivi quarant’anni. DAL TESTO – “Per comprendere sia lo spirito tradizionale che la civiltà moderna quale negazione di esso bisogna partire da un punto fondamentale: dalla dottrina delle due nature. Vi è un ordine fisico e vi è un ordine metafisico. Vi è la natura mortale e vi è la natura degli immortali. Vi è la ragione superiore dell'"essere" e quella infera del "divenire". Più in generale: vi è un visibile e un tangibile e, prima di là da esso, vi è un invisibile e un non tangibile quale sovramondo, principio e vita vera. Dovunque nel mondo della Tradizione, in Oriente e in Occidente, in una forma o nell'altra, è stata sempre presente questa conoscenza come asse incrollabile intorno al quale tutto il resto era ordinato. Si dice conoscenza e non "teoria". Per quanto ai moderni riesca difficile concepirla, bisogna partire dall'idea che l'uomo tradizionale sapeva della realtà di un ordine dell'essere molto più vasto di quello a cui oggi corrisponde di massima alla parola "reale". Oggi, come realtà, in fondo, non si concepisce nulla più che vada oltre il mondo dei corpi nello spazio e nel tempo. Certo, c'è chi ammette ancora qualcosa oltre il sensibile: ma in quanto è sempre al titolo di una ipotesi o di una legge scientifica, di una idea speculativa o di un dogma religioso che egli va ad ammettere questo qualcosa, in effetti non si va oltre la detta limitazione. Praticamente, cioè come esperienza diretta, quale pur sia il divario delle sue credenze "materialistiche" e "spiritualistiche", l'uomo moderno normale si forma la sua immagine della realtà solo in funzione del mondo dei corpi. Il vero materialismo da accusare nei moderni è questo: gli altri loro materialismi, in senso di opinioni filosofiche o scientifiche, sono fenomeni secondari. Per il primo materialismo, non è dunque questione di una opinione o "teoria", ma dello stato di fatto proprio ad un tipo umano la cui esperienza non sa più cogliere che cose corporee. Per cui, la gran parte delle rivolte intellettuali contemporanee contro le vedute "materialistiche" appartengono alle vane reazioni contro effetti ultimi e periferici di cause remote e profonde stabilitesi in ben altra sede, che non in quella delle "teorie". L'esperienza dell'uomo tradizionale, come ancora oggi, a titolo di residuo, quella di alcune popolazioni dette "primitive", andava molto oltre un tale limite. L'"invisibile" vi figurava come un elemento altrettanto reale, e persino più reale, dei dati sensi fisici. Ed ogni modo nella vita, sia individuale, sia collettiva, ne teneva conto. Se tradizionalmente ciò che oggi si chiama realtà non era dunque se non una specie in un genere molto più vasto, tuttavia non si identificava l'invisibile col "sovrannaturale". Alla nozione di "natura" tradizionalmente non corrispondeva semplicemente il mondo dei corpi e delle forme visibili sul quale si è concentrata la scienza secolarizzata dei moderni, ma altresì, ed essenzialmente, una parte della stessa realtà invisibile. Era vivo il senso di un mondo "infero", popolato da forze oscure e ambigue d'ogni genere - anima demonica della natura, substrato essenziale di tutte le forme e le energie di questa - cui stava opposto la chiarità sovrarazionale e siderea di una più alta regione. Ma, in più, nella "natura" tradizionalmente rientrava anche tutto ciò che è soltanto umano, questo non sfuggendo allo stesso destino di nascita e di morte, di impermanenza, di dipendenza e di alterazione, proprio alla regione inferiore. Per definizione l'ordine di "ciò-che-è" non può avere a che fare con stati e condizioni umane o temporali: "una è la razza degli uomini, un'altra quella degli dèi" - per quanto si concepisse che il riferimento all'ordine superiore oltremondano potesse orientare quella integrazione e purificazione dell'umano nel non-umano che, come si vedrà, essa sola costituiva l'essenza ed il fine di ogni civiltà veramente tradizionale”. L’AUTORE – Julius Evola (Roma, 19 maggio 1898 - 11 giugno 1974), pseudonimo di Giulio Cesare Andrea Evola, è stato uno dei principali pensatori del XX secolo. Le sue posizioni, vicine al Fascismo e al Nazionalsocialismo, ne espressero una critica nella chiave del tradizionalismo. Mussolini, che ne apprezzò il lavoro, gli preferì in seguito Giovanni Gentile come teorico del Fascismo. Le sue critiche, da posizioni ancora più radicali, gli valsero in Italia la sospensione di alcune sue pubblicazioni e in Germania il sospetto delle gerarchie nazionalsocialiste. La complessità del suo pensiero gli procurò, anche dopo la fine della guerra, un grande seguito negli ambienti conservatori italiani ed europei, dai nostalgici del Fascismo fino a esponenti della destra più moderna. INDICE DELL’OPERA – Indice – Nota del Curatore – Julius Evola, o la vittoria della “Rivolta”, di Claudio Risé – Rivolta contro il Mondo Moderno – Introduzione alla terza edizione (1969) – Prefazione e presentazione editoriale alla prima edizione (1934) – Nota alla seconda edizione (1951) – Parte Prima. Il mondo della tradizione – 1. Il principio – 2. La regalità – 3. Il simbolismo polare. Il signore di pace e di giustizia. Appendice – L’”Altezza” – 4. La legge, lo Stato, l’Impero – 5. Il mistero del rito – 6. Sul carattere primordiale del patriziato – 7. Sulla virilità spirituale – 8. Le due vie dell’oltretomba – 9. Vita e morte delle civiltà – 10. L’iniziazione e la consacrazione – 11. Sulle relazioni gerarchiche fra regalità e sacerdozio – 12. Universalità e centralismo – 13. L’anima della cavalleria – 14. La dottrina delle caste – 15. Le partecipazioni e le arti – La schiavitù – 16. Bipartizione dello spirito tradizionale. L’ascesi – 17. La grande e piccola guerra santa – 18. Lupi e Victoria – 19. Lo spazio - Il tempo – La terra – 20. Uomo e donna – 21. Declino delle razze superiori – Parte Seconda. Genesi e volto del mondo moderno – 1. La dottrina delle quattro età – 2. L’età dell’oro – 3. Il “polo” e la sede iperborea – 4. Il ciclo nordico–atlantico – 5. Nord e Sud – 6.La Civiltà della Madre – 7. I cicli della decadenza. Il ciclo eroico – 8. Tradizione e antitradizione – a) Ciclo americano – Ciclo mediterraneo orientale - b) Ciclo ebraico – Ciclo ario-Orientale - 9. Il ciclo eroico–uranio occidentale – a) Il ciclo ellenico b) Il ciclo romano – 10. Sincope della tradizione occidentale – Il cristianesimo delle origini – 11. Traslazione dell’Impero. Il medioevo ghibellino – 12. Tramonto dell’ecumene medievale. Le nazioni – 13. L’irrealismo e l’individualismo – 14. La regressione delle caste – 15. Nazionalismo e collettivismo - 16. Il ciclo si chiude – a) La Russia – b) L’America – Conclusione – Appendice. Sull’”Età Oscura” – Appendici – René Guénon e la correzione delle bozze di Rivolta, di Alessandro Grossato – La recensione internazionale di Rivolta, di Giovanni Monastra – Dalla crisi alla rivolta, di René Guénon - Essere e divenire, di Gottfried Benn – Rivolta contro il mondo moderno, di Mircea Eliade – Uomo e donna, di A.K. Coomaraswamy – Le tre edizioni di Rivolta – Indice dei nomi propri – Indice dei testi sacri e anonimi – Indice dei luoghi reali e mitici |