Stele e stelle. Orientamento astronomico di tombe e templi preistorici del Mediterraneo

Michael Hoskin
Ananke Edizioni, pagg.320, Euro 19,00
 
IL LIBRO – Con la pubblicazione di questo libro di Michael Hoskin, uno dei più esperti archeoastronomi d'Europa, si è inteso offrire ai lettori italiani, e in particolare agli archeologi, uno strumento di studio e conoscenza della Paleoastronomia dell'area mediterranea. Fino a oggi, infatti, erano disponibili solo testi approfonditi ma generalmente limitati all'area nord-atlantica, come gli ormai storici volumi scritti quarant'anni or sono da Alexander Thom, vero e proprio rifondatore dell'Archeoastronomia del XX secolo, là dove sir Norman J. Lockyer ne fu il primo fondatore nel XIX secolo. In appendice, il ‘Corpus mensurarum’, che contiene le misurazioni dell'orientamento astronomico di circa tremila tombe, molte delle quali purtroppo oggi distrutte. Il volume è stato ulteriormente ampliato rispetto all'originale "Tombs, temples and their orientations", inserendo in appendice una ricerca sulla situazione archeoastronomica italiana realizzata da Mario Codebò, che ha anche curato la versione italiana del libro.

DAL TESTO – “L’uomo ha curiosità per l’ambiente che deriva dalla sua eredità biologica, ma che ha sempre più sviluppato in forma culturale: basta considerare che le differenze tra le esplorazioni condotte nella preistoria, con imbarcazioni scavate in un tronco d’albero, e quelle realizzate ora nello spazio a bordo delle astronavi sono solo tecnologiche. Ciò è avvenuto fino ai veloci brigantini dell’Ottocento ed ai primi aerei del Novecento con la sperimentazione empirica, successivamente con l’applicazione di dati scientifici. È perciò difficile pensare che l’uomo non abbia preso in considerazione fin dall’inizio quell’enorme spettacolo che copriva assai più della metà del suo arco visivo e che si illuminava ogni notte, quando si oscurava il paesaggio terrestre, assai più di quanto gli abitatori delle civiltà “illuminate” possono immaginare. Spettacolo, tra l’altro, di cui non poteva avere esperienze sensoriali dirette oltre a quella visiva, che è certamente la più importante ma anche quella più suscettibile di elaborazione complessa, simboliche ed immaginative rispetto alla possibilità di conoscere anche con gli altri sensi la superficie terrestre. La incantevole osservazione così spesso ripetuta non ci ha messo certamente molto tempo per far notare ai curiosi “attivi” che, a differenza del paesaggio terrestre caratterizzato soltanto dai cambiamenti stagionali, la volta celeste ogni notte è in continuo movimento rispetto al profilo dell’orizzonte; che altri astri, oltre alla Luna con le sue fasi, non sono in rapporto fisso tra loro; e via dicendo. Tutto questo depone inutilmente a favore di possibili e probabili tentativi precoci di trovare dei rapporti tra i moti del cielo, gli avvenimenti umani e tutto ciò che avviene sulla terra. Non si tratta di scelte che è oggi possibile verificare oggettivamente, come per esempio quelle, avvenute negli stessi tempi preistorici, che riguardavano i martelli delle misure, realizzati tutti con le rocce che uniscono alla durezza la maggior resistenza all’urto, provenienti da aree lontane e ben precise del territorio. Proprio per evitare di confondere “l’evidenza intuibile” con le “prove necessarie”, bisogna dimostrare che si tratta di avere scelte fatte dall’uomo in sue opere sulla base di orientamenti e saperi astronomici empirici. Il primo passo ovvio da fare in tale direzione è verificare che tali orientamenti fossero in quell’epoca possibili. Quando si tratti di un caso singolo, anche se era all’epoca “possibile”, non esistono in genere prove per negare la casualità: è un problema di probabilità. Invece, più una coincidenza è ripetuta in uno stesso tipo di opera, più diventa la dimostrazione di un fenomeno culturale con qualche valore simbolico, anche se quest’ultimo ci è ignoto. Inoltre la precisione assoluta del segno o dell’orientamento non è in questo caso necessaria: l’importante è che la curva degli errori dimostri la precisa tendenza al valore scelto”.

L’AUTORE – Michael Hoskin è stato capo del Dipartimento di Storia e Filosofia delle Scienze dell’Università di Cambridge. Ha pubblicato “The General History of Astronomy”, “The Cambridge Illustrated History of Astronomy”, e “The Cambridge Concise History of Astronomy”.

INDICE DELL’OPERA – Presentazione – Introduzione – Prefazione all’edizione inglese – 1. Origini di un’odissea – 2. Misura degli orientamenti: perché, come, dove – Parte I. Orientamenti di templi e santuari – 3. I templi di Malta e Gozo – 4. I santuari di Minorca e Maiorca – Parte II. Orientamenti di tombe collettive – 5. Tombe rivolte a Est (I): Iberia meridionale – 6. Tombe rivolte a Est (II): Iberia occidentale – 7. Tombe rivolte a Est (III): Iberia settentrionale e Francia finitima – 8. Tombe rivolte ad Est (IV): i causses francesi – 9. Tombe rivolte ad Ovest (I): Provenza e Languedoc orientale – 10. Miscellanea di stili: Languedoc occidentale e Pirenei orientali – 11. Tombe rivolte ad Ovest (II): Le Isole Baleari – 12. Tombe rivolte a Est (V): Corsica e Sardegna – 13. Malta, Sicilia e Pantelleria – 14. Tunisia, Algeria e Marocco – 15. Esame retrospettivo: stili funerari di orientamento nella preistoria Mediterranea – Appendici – 1. Il cimitero minoico di Armenoi, Creta – 2. Problemi, ricerche e ricercatori della penisola italiana – Corpus Mensurarum – Indice delle località