Dante e Omero. Il volto di Medusa

Giovanni Cerri
Argo Editrice, pagg.156, Euro 12,00
 
IL LIBRO – Nel celebre episodio di Medusa nel IX Canto dell’“Inferno” il riecheggiamento omerico è indiscutibile. Da questo passo ha preso le mosse Giovanni Cerri per avviare una ricerca in grado non tanto di ravvisare i vari imprestiti omerici presenti nel poema dantesco, quanto piuttosto di far emergere “ciò che Dante doveva sapere di Omero”. Un sapere davvero non privo di significato ai fini della costruzione fantastica dantesca, e che spiega l’elogio tutt’altro che rituale tributato al “poeta sovrano” dell’epica antica, anteposto perfino al venerato Virgilio.
Attraverso tale percorso è venuta a profilarsi una nuova presenza figurale nel quadro dell’immaginario dantesco: l’esemplarità positiva dell’Ulisse omerico, ricercatore di verità, ma consapevole dei limiti imposti alla ragione umana, accanto e in contrappunto all’esemplarità negativa dell’Ulisse dantesco, ricercatore della verità ultima a dispetto del limite. L’uno sempre taciuto, ma costantemente pensato, omologo al Dante seguace di Beatrice, l’altro evocato di continuo nel corso del poema, omologo a sua volta al Dante seguace della “Donna gentile” e sedotto da false immagini di bene.

DAL TESTO – “È una svolta radicale nella leggenda del Ritorno. Da questo momento in poi Ulisse non si muove più in località note ai Greci dell’alto arcaismo, da loro frequentate o abitate; sconfitta in una sorta di aldilà misterioso e immenso, privo di coordinate geografiche, labirintico, popolato da genti fantastiche o addirittura mostruose, comunque mitiche, non storiche, sia per gli aedi-rapsodi che impostarono la trama del poema sia per gli ascoltatori originari della leggenda odissiaca. Di qui in avanti sarebbe impossibile riferire la rotta immaginaria di Ulisse a luoghi reali: critici antichi e moderni ci hanno provato per secoli, e non ci sono riusciti. È il poeta che non lo vuole, perché intende localizzare la parte successiva del viaggio dell’ignoto, su terre lontanissime, bagnate dall’Oceano, che forse allora aveva iniziato con l’odierno Canale di Sicilia, e includeva il mediterraneo occidentale, ancora inesplorato. Di lì a poco, già nella seconda metà dell’VIII secolo a.C., sarebbe cominciata la colonizzazione greca dell’Italia e della Sicilia, e i coloni imbevuti della leggenda avrebbero preso ad identificare le località da loro appena scoperte con alcune delle varie tappe dell’Odissea. Ma la toponimia che ne risultò, ancora in gran parte attuale, è inconciliabile con la rotta descritta dal poema, anzi non descritta e indescrivibile”.

L’AUTORE – Giovanni Cerri (nato a Roma nel 1940) è attualmente ordinario di Letteratura greca presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi Roma Tre. Nella sua produzione scientifica di storico della letteratura, della cultura e della filosofia greca si segnalano per particolare impegno i seguenti volumi: “Il linguaggio politico nel Prometeo di Eschilo. Saggio di semantica”, Edizioni dell'Ateneo, Roma 1975; “Legislazione orale e tragedia greca. Studi sull'Antigone di Sofocle e sulle Supplici di Euripide”, Liguori Editore, Napoli 1979; “Storia e biografia nel pensiero antico”, Laterza, Roma-Bari 1983 (in collaborazione con B. Gentili); “Platone sociologo della comunicazione”, "Il Saggiatore" di A. Mondadori, Milano 1991 (Seconda edizione: Argo, Lecce 1996); “Parmenide di Elea, Poema sulla natura, Introduzione, testo, traduzione e note”, BUR, Milano 1999; “La letteratura di Roma arcaica e l’ellenismo”, Casa editrice Aragno, Torino 2005 (in collaborazione con B. Gentili e S. Monda). E' inoltre autore di due traduzioni letterarie: Omero, “Iliade”, Introduzione e traduzione di G. Cerri, commento di A. Gostoli, con un saggio di W. Schadewaldt, testo greco a fronte, "Classici Rizzoli" (Collana diretta da P. Citati), Milano 1996, riedita poi nel 1999 nella collana BUR, traduzione cui fu conferito il primo premio "Città di Monselice", XXVI edizione, 1996);
Sofocle, “Filottete”, Introduzione e commento di P. Pucci, testo critico a cura di G. Avezzù, traduzione di G. Cerri, Fondazione Lorenzo Valla, Milano 2003. Dal novembre 2001 all’ottobre 2004 è stato Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, presso la quale ha insegnato in qualità di professore ordinario di Letteratura greca dal 1980 al 2006.

INDICE DELL’OPERA – Premessa – Parte I. Il volto di Medusa – 1. Odissea: ‘L’evocazione dei morti’ (Nèkyia) - 2. Il finale della Nèkyia: prima interpretazione – 3. Il finale della Nèkyia: seconda interpretazione – 4. Il finale della Divina Commedia – 5. L’episodio di Medusa nell’Inferno – 6. Significato allegorico – 7. Volto di Medusa e volto di Cristo – 8. Coincidenza biunivoca tra episodio dantesco ed episodio omerico – 9. Nel laboratorio di Dante: A) Virgilio, Eneide VI, 540-636 – 10. Nel laboratorio di Dante: B) Lucano, Farsaglia VI, 423-749 – 11. “Li versi strani” – 12. Virgilio + Lucano = Omero? Una “simulazione” – 13. Omero terzo ipotesto? Alla ricerca della fonte! – 14. Florilegi antologie – 15. Un frammento di Omero in latino posseduto da Tetrarca e un’ipotesi estrema – 16. La coscienza del greco in Occidente fra XIII e XIV secolo: dalla lettura dei libri ai rapporti interpersonali – 17. Dante conversatore – Parte II. Dante ed Omero – 18. Prologo – 19. Quanto Dante seppe e utilizzò dell’Iliade – 20. Quanto Dante seppe e utilizzò dell’Odissea - 21. Parallelismo tra Ulisse omerico e Dante personaggio – 22. Ulisse omerico e Ulisse meta-omerico – 23. “Omero, poeta sovrano” – 24. La spada di Omero – Note del testo – Bibliografia