Elogio e difesa di Julius Evola. Il barone e i terroristi

Gianfranco de Turris
Edizioni Mediterranee, pagg.204, Euro 12,91
 
IL LIBRO – Julius Evola (1898-1974) a oltre vent’anni dalla scomparsa continua ad essere ancora l’ultimo tabù della cultura italiana, che pure tanti “eretici” – letterari, morali, ideologici – ha generosamente accolto nel suo seno. Pittore, poeta, filosofo transidealista, metafisico della civiltà, esoterista, ermetista, orientalista, autore infine di opere di metapolitica, sessuologia e orientamenti esistenziali, apprezzato da noti specialisti italiani e stranieri, tradotti in una dozzina di lingue, per lui vale il detto “nemo propheta in patria”. In Italia, infatti; l’intellighenzia dominante è solita rammentarne solo certi aspetti che si ritengono negativi – ma che non valgono per altre personalità – al fine esclusivo di ignorarlo, squalificarlo e demonizzarlo. Ciò non impedisce affatto che la sua “visione del mondo” sia sempre più diffusa e nota. Una delle accuse più pesanti e più false è quella di essere stato il “cattivo maestro” di varie generazioni di giovani: all’inizio degli anni Cinquanta di coloro che poi vennero coinvolti nel cosiddetto “processo dei FAR”; quindi, post mortem, di coloro che alla fine degli anni Settanta si resero protagonisti del cosiddetto “terrorismo nero”. L’accusa, nata in ambienti intellettuali ben precisi, è stata poi ripresa e ampliata per un quindicennio da sociologi e politologi sia “di sinistra” come “di destra”, divenendo uno dei quei luoghi comuni che il giornalismo orecchiante riprende aprioristicamente. In questo libro- a metà strada fra il saggio storico e il pamphlet, la cronaca e l’indagine politica – Gianfranco de Turris ripercorre l’attività metapolitica di Julius Evola dal 1948 al 1974 spiegandone gli scopi e le modalità, i fini e le intenzioni, basadosi sui suoi scritti (libri, articoli, interviste) per lo più rari e dimenticati, oppure noti ma volutamente trascurati, e ricorrendo a molte testimonianze edite e inedite di chi visse in quei due periodi. In tal modo smonta pezzo per pezzo, citazione per citazione, l’inconsistente castello accusatorio messo su dal 1979 ad oggi, dimostrando che non è mai esistito un “cattivo maestro”, bensì, eventualmente, dei “cattivi discepoli” e per certo dei “cattivi esegeti”. Ne emerge il ritratto a tutto tondo di un pensatore che, in un “mondo di rovine”, aveva inteso; in buona fede, suscitare una “rivoluzione spirituale” facendo riferimento a quei valori perenni dai quali, al di là della contingenza storica, non si era mai allontanato. Da qui il titolo di questo libro: non solo difesa dalle false accuse, ma anche elogio di un pensatore anticonformista.

DAL TESTO – “Questa “alterità”, questa “pericolosità” e questo suo essere divenuto malgré lui un “simbolo”, sono dovute soprattutto al fatto che Evola – nell’ambito di quella che si può definire latu sensu la cultura non-conformista – è un pensatore completo, il quale possiede una “visione del mondo” generale, vale a dire riferentesi a tutti i piani, comprendente tutti i valori necessari all’uomo contemporaneo che vive da estraneo nella Modernità, che prova il freudiano “disagio della civiltà”, che si trova a ridosso del Terzo Millennio ancora completamente impreparato. Evola è più “pericoloso” di Gentile, ad esempio, perché fornisce dettami esistenziali, codici di comportamento, che si rifanno ad una più complessiva Weltanschauung. Evola, ad esempio, è assai più “altro” di Guénon, perché non è soltanto un metafisico come il francese, non rimane soltanto su un piano dottrinario, ma si cala nel mondo e da principi generali fa discendere principi di orientamento esistenziale. Evola, ad esempio, è più “pericoloso” di un Pound, di un Céline, di un Drieu La Rochelle, perché le sue teorie non sono rimaste né ad un livello di pura estetica, di pura poesia, di pura letteratura, o anche di pura “ideologia”, ma di esse ha tentato un’applicazione dottrinaria man mano adeguata ai tempi: quel che scrisse a livello ideologico dopo il 1945 era alquanto diverso da quello che aveva scritto prima del 1945, ma veniva adattato alle nuove situazioni, proprio perché, come Evola ha sempre detto, il contingente non deve essere confuso con l’essenziale e ci si deve lasciare alle spalle tutto il superfluo”.

L’AUTORE – Gianfranco de Turris, giornalista e saggista, è caporedattore ai GR RAI per la cultura, direttore e consulente editoriale, in particolare per le Edizioni Mediterranee. È presidente della Fondazione Julius Evola e autore delle seguenti opere: «Politicamente scorretto», «La dittatura occulta», «Elogio e difesa di Julius Evola», «Camerata Linus», «Il disagio della realtà», «Miserabili quegli anni», «Julius Evola 1943-45», «I peggiori anni della nostra vita», «Come sopravvivere alla modernità». Ha altresì curato importanti opere collettanee, come «Omaggio a Evola», e «Testimonianze su Evola».

INDICE DELL’OPERA - Prefazione, di Giorgio Galli - Prologo. Evola: l'ultimo tabù - 1. Il paradosso - 2. Due pesi, due misure - 3. Tecniche della disinformazione - 4. Metapolitica o politica pura? - 5. "Maestro di una conventicola di esaltati" - 6. Per una "Destra ideale e spirituale" - 7. Due opere complementari - 8. Le interpretazioni da destra di Cavalcare la tigre - 9. Sessantotto, evoliani, nazi-maoisti - 10. La tesi della "doppia lettura" - 11. Teoria e prassi: il deviazionismo evoliano - 12. Gli epigoni del prof. Ferraresi - 13. Cattivi discepoli e cattivi esegeti - Epilogo. Evola: istruzioni per l'uso - Indice dei nomi e dei titoli