Il banchetto degli antichi. Usi alimentari e conviviali dei greci e dei romani

Vincenzo Minichini
Satura, pagg.127, Euro 20,00
 
IL LIBRO – "Fin dai tempi più antichi, le produzioni primarie, il cibo e le sue elaborazioni in cucina hanno influenzato la vita dell'uomo ... ". Così recita l'incipit della premessa a questo libro, che delinea, nel tempo che fu dei Greci e dei Romani, un itinerario che si compone di nutrimenti e di cose, dei sapori della terra accanto alla saggezza degli uomini e alla loro storia.
Acqua, pane, vino, il latte e i formaggi, la carne, il pesce, l'olio ed il miele: gli elementi primordiali e semplici di una storia dell'alimentazione, di cui si compone anche la storia delle gesta e degli accadimenti, qui si rivelano sotto una luce diversa. Colpisce, nel corso della lettura, la capacità di rievocare e documentare le ritualità della mensa, le tradizioni, i gusti, i sapori.
Gesti consueti e comuni che hanno già composto il patrimonio di un sapere antico, da cui ciascuno di noi dipende e che continuano a rivivere, uguali e diversi, nella nostra attualità quotidiana.

DAL TESTO – “Gli Spartani […] usavano consumare i pranzi […] ad una mensa comune, dove il pasto era uguale per tutti ed avevano anche l’obbligo di contribuire alla sua manutenzione e funzionamento. Chi ne avesse la possibilità oltre a contribuire con derrate come formaggio, orzo, vino, fichi, ecc., aggiungeva, come dono alla comunità, animali del proprio allevamento e selvaggina catturata. A fine pasto i Greci, tanto ateniesi quanto spartani, erano soliti masticare foglie di alloro che ritenevano avessero potere rinfrescante.
“L’idea di una mensa comune, a Sparta, si deve a Licurgo, il quale ritenne che i Greci, consumando i pasti nella propria casa, potessero eccedere o abusare, mentre un pranzo comune, sotto gli occhi di tutti, avrebbe ridotto di molto la possibilità di tali esuberanze. Lo stesso legislatore avrebbe determinato anche la quantità di cibo che bisognava mangiare, né troppo abbondante né troppo scarsa. La quantità fissata poteva a volte essere aumentata con eventuali prede di caccia e, in certi casi, con il pane di frumento, per cui la tavola, anche senza essere troppo ricca, non sarebbe mai risultata priva di cibo sufficiente.
“Per quanto riguarda il bere, Licurgo abolì l’usanza delle libagioni obbligatorie, che indebolivano il fisico e annebbiavano la mente, e concesse a ciascuno di bere secondo la propria sete, ritenendo questo il modo più gradito e innocuo”.

L’AUTORE – Vincenzo Minichini, imprenditore nel campo della ristorazione, si dedica da anni allo studio della tecnica e della tradizione alimentare nel mondo antico, analizzata anche in ottica comparatistica con le esperienze moderne.
Laureato in Giurisprudenza, specializzato in Legislazione Nazionale e Comunitaria degli alimenti, ha svolto seminari e lezioni universitarie su temi connessi alla produzione e al consumo alimentare nella società greco-romana.
Ha pubblicato “L’eternità del pane. Piccola storia dell’alimento più antico” (Napoli, 2002).

INDICE DELL’OPERA – Nota introduttiva – Prefazione, di Francesco Lucrezi – Il “mangiare insieme” – Acqua – Pane – Vino – Latte e formaggio – Carne – Pesce – Olio – Miele – Bibliografia essenziale