La discoverta del vero Omero seguita dal Giudizio sopra Dante

Giambattista Vico
Edizioni ETS, pagg.144, Euro 12,00
 
IL LIBRO – Che cosa è la "discoverta" del vero Omero nella "Scienza nuova"? È un fatto straordinario che Vico abbia collocato nel mezzo del suo capolavoro, a occupare tutto il terzo dei cinque libri di cui è composto, questo suo gioiello, che fa quasi un'opera a sé. Parallelamente, è venuto svolgendo nel corso degli anni delle riflessioni molto originali su Dante Alighieri, che in un primo tempo gli pareva rappresentare un modello di creazione poetica e di linguaggio perfettamente corrispondente a quello omerico, per giungere poi invece a separare e a stagliare con forza due figure e due ruoli storici distinti: Omero, figura mitica e non individuale, espressione di tutti i popoli della Grecia arcaica, e Dante, individualità potente, artefice primo della lingua e dell'ethos della nuova Italia emergente dalla barbarie ritornata.

DAL TESTO – “Perché gli si conceda pure ciò che certamente deelesi dare, ch’Omero dovette andare a seconda de’ sensi tutti volgari, e perciò de’ volgari costumi della Grecia, a’ suoi tempi barbara, perché tali sensi volgari e tai volgari costumi dànno le propie materie a’ poeti. E perciò gli si conceda quello che narra (estimarsi gli déi dalla forza) [...]. Gli si conceda narrare il costume immanissimo (il cui contrario gli autori del diritto natural delle genti vogliono essere stato eterno tralle nazioni), che pur allora correva tralle barbarissime genti greche (le quali si è creduto avere sparso l’umanità per lo mondo), di avvelenar le saette (onde Ulisse per ciò va in Efira, per ritruovarvi le velenose erbe) e di non seppellire i nimici uccisi in battaglia, ma lasciargli inseppolti per pasto de’ corvi e cani (onde tanto costò all’infelice Priamo il riscatto del cadavero di Ettorre da Achille, che, pure nudo, legato al suo carro, l’aveva tre giorni strascinato d’intorno alle mura di Troia). Però, essendo il fine della poesia d’addimesticare la ferocia del volgo, del quale sono maestri i poeti, non era d’uom saggio di tai sensi e costumi cotanto fieri destar nel volgo la maraviglia per dilettarsene, e col diletto confermargli vieppiú. Non era d’uom saggio al volgo villano destar piacere delle villanie degli dèi nonché degli eroi [...].”.

IL CURATORE - Paolo Cristofolini,
è professore di Storia della filosofia alla Scuola Normale Superiore di Pisa. È direttore della rivista internazionale «Historia Philosophica» e presidente della Associazione Italiana degli Amici di Spinoza. È curatore dell’edizione critica di Vico, “Scienza nuova 1730” (2004) compiuta con la collaborazione di Manuela Sanna. A Vico ha dedicato, oltre le edizioni con prefazioni di Nicola Badaloni (“Opere filosofiche e Opere giuridiche”, 1971 e 1974), tre volumi: “Vico et l’histoire” (1995), “Scienza nuova: Introduzione alla lettura” (1995), e “Vico pagano e barbaro” (2001). Tra i lavori su Spinoza si ricordano, oltre la curatela e traduzione del “Trattato politico” (1999 e 2004): “La scienza intuitiva di Spinoza” (1987), “Spinoza per tutti” (1993, tra. fr.: “Spinoza. Chemins dans l’Ethique”, 1996 e 1998), e “Spinoza edonista” (2002).

INDICE DELL’OPERA – Prefazione, di Paolo Cristofolini – Premessa al testo della “Discoverta del vero Omero” – “Discoverta del vero Omero” (a pagina pari l’evoluzione del testo del 1730 e le correzioni manoscritte, a pagina dispari la versione definitiva del 1744) – Note – Premessa al testo del “Giudizio sopra Dante” – Indice dei nomi e dei personaggi