La nozione di Ernstfall
Senso del tragico e situazione d'emergenza

di Robert Steuckers
l'Uomo libero - Numero 17 del 01/03/1984
Nel 1978, la Fondazione Carl Friedrich von Siemens di Monaco di Baviera ha organizzato una serie di seminari sulla nozione di Ernstfall. Questo termine tedesco è difficilmente traducibile in italiano. È, per cominciare, una parola composta, come se ne trovano molte nelle lingue germaniche. Scomponendola e analizzandola semanticamente, troviamo innanzitutto Fall, un sostantivo il cui primo significato è «caduta», e che va messo in relazione con fallen, il verbo «cadere». Ma in italiano in questo caso Fall può essere meglio tradotto con la parola «caso» - parola derivata dal latino casus, termine ancora originato dal verbo cadere. Quanto a ernst, è un aggettivo che significa «serio», «grave», quando non è più il momento di scherzare e dell'essere leggeri (1). L'Ernstfall è l'antinomia assoluta della «vita beata», del «lasciarsi andare» al flusso degli eventi, ma anche e soprattutto delle fantasticherie idilliache che un buon numero di pensatori politici hanno voluto trasporre nella realtà. Tuttavia, l'Ernstfall, in origine, è ugualmente un aspetto della vita quotidiana. Un tempo, in effetti, gli uomini vivevano in un mondo più rischioso. Questi Ernstfälle quotidiani si inserivano nella realtà del loro tempo con la stessa frequenza con la quale oggi si presenta la nostra «banalità ipergarantita».
Nato dal vocabolario militare, il termine di Ernstfall non proviene dalla terminologia della filosofia politica, né dal vocabolario giuridico. Partecipando al seminario di Monaco, Joseph Isensee scrive: «L'Ernstfall non è una categoria propria al diritto costituzionale. Questo concetto è del tutto improprio per accedere a questo campo, per trovare posto nella costituzione di uno Stato di diritto». E più oltre: «Lo Stato di diritto governa attraverso la legge. Le leggi sono strutturate sugli avvenimenti regolari della vita. Non vi è che il "normale" che possa essere normativamente regolato. Lo Stato di diritto si fonda sulla normalità. L'Ernstfall è l'”a-normale". Si burla dei calcoli del legislatore che non fissa la sua attenzione se non su situazioni tipiche, ripetitive, che entrino nel quadro del "generalmente valevole". I1 potere dello Stato di diritto fa assegnamento sulla regolarità, il calcolo, la misura. L'Ernstfall, invece, è irregolare e sfugge a ogni calcolo. Esige una tensione estrema. Conforme a ciò che è 1'Ernstfall, è la "misura" presa dall'uomo di Stato. Essa è la reazione unica, specifica ad una e una sola situazione dello Stato. E una reazione che deborda dal quadro imposto dalla norma».
Se la legislazione di uno Stato di diritto non prevede l'Ernstfall, ciò non significa che esso non esista. Non significa che lo Stato di diritto, grazie alle sue caratteristiche intrinseche, sfugga alla possibilità di doverne affrontare uno. Certo, tutte le legislazioni prevedono di accordare a certi organi dello Stato poteri speciali destinati a contrastare un pericolo che minacci la comunità o il regime politico. Si parla così in particolare di stato di emergenza, di stato di assedio, di legge marziale, di stato di guerra, eccetera. Ma uno stato di emergenza non è necessariamente una sfida mortale per uno Stato o una comunità politica. Per esempio, una catastrofe naturale non rimette in discussione il sistema di valori su cui riposa un dato Stato. Il montare di una controélite rivoluzionaria, pronta ad imporre una nuova costituzione reale, metterà invece forzatamente in pericolo i valori dominanti.
La nozione di Ernstfall non può dunque essere integralmente definita dai giuristi, essendo una «categoria di confine», un concetto-limite della scienza giuridica. Nessuna procedura formale può padroneggiare questo elemento della vita storica dei popoli, delle società e delle nazioni. L'Ernstfall sfugge al diritto: dipende puramente e semplicemente dall'«esistenzialità». Il luogo che esso si assegna è la realtà; questa realtà in cui un ordine politico deve affermarsi e mantenersi ogni giorno. Si percepirà così la differenza tra Ernstfall e stato di necessità: l'Ernstfall implica una moltitudine di parametri che non possono essere oggettivamente padroneggiati da un punto di vista puramente giuridico. Lo stato di necessità è previsto da un buon numero di costituzioni ed è destinato ad affrontare un fatto od un insieme di fatti ben precisi e prevedibili.

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Instancabilmente, nuove definizioni dell'Ernstfall devono essere proposte. Questo gioco intellettuale è utile perché l'estrema concretezza, l'estrema esistenzialità implicate dall'Ernstfall ci obbligano paradossalmente ad un livello d'astrazione molto alto. Il termine è talmente astratto - perché ricopre troppi parametri - che ci fa dimenticare le realtà esistenziali e le circostanze pesantemente concrete che lo sottendono. Non esiste un Ernstfall-in-sé, ma degli Ernstfälle propri a persone precise o ad istituzioni determinate. Senza ricorso al concreto, non è possibile pensare l'Ernstfall. Per ricorrere ad un esempio prosaico, diremo che lo studente incontra 1'Ernstfall al momento di passare il suo esame, l'alpinista scivolando in fondo ad un crepaccio. In questi momenti precisi, non si tratterà più soltanto di dominare la situazione tramite l'impiego e l'esercizio di una tecnica. L'individuo in questione è imperativamente obbligato ad autoaffermarsi integralmente. La sopravvivenza o la riuscita esigono la mobilitazione totale delle forze intellettuali, morali e fisiche dell'individuo, ed anche un'azione-risposta rapida. Nell'Ernstfall, il destino danza su una corda tesa. In tedesco si dice auf des Messers Schneide (2). Corde o lame, non sono «luoghi» in cui è bene attardarsi a riflettere per convenire delle azioni da intraprendere, per scegliere giudiziosamente la procedura più «legale», più «normale» da adottare. Nelle situazioni-limite, lo spazio di decisione si restringe paurosamente. Quando la situazione sfugge al tran-tran della normalità, il comportamento abituale deve far posto molto rapidamente ad un comportamento nuovo. L'Ernstfall forza all'innovazione. L'ideale del giusto mezzo va in fumo. Come ci dice il poeta Friedrich von Logau in una sola formula «In Gefahr und grosser Nothbringt der Mittel-Weg den Tod» (3). Il filosofo chiamerà x(4) il momento in cui la decisione, che implica la morte o la sopravvivenza, deve imporsi.
Ritorniamo allo studente e all'alpinista. L'uno ha preparato il suo esame e l'altro si è allenato a dominare i pericoli della montagna. C'è stata previsione. E preparazione. Ma l'accortezza e la prudenza non bastano. I1 rischio previsto, calcolato, la missione severamente pianificata, la situazione che si è capaci di dominare, non sono stricto sensu degli Ernstfälle. Questi ultimi non possono essere superati che se il valore esistenziale e la fortuna si coniugano.
Machiavelli parlava di virtù e di fortuna. Sono queste le forze che determinano il divenire politico nelle mutevoli circostanze della storia. Ma che cos'è l'Ernstfall per un sistema politico? Abbiamo già sfiorato la risposta. Cari Schmitt, il principale giurista e politologo oggi vivente, ha formulato da parte sua una risposta lapidaria: 1'Ernstfall è la guerra, e soltanto la guerra (5). In un primo tempo della sua riflessione, affermando ciò egli si poneva esclusivamente nel campo della politica estera. Fedele a queste concezioni tradizionali, ereditate tra gli altri da Joseph de Maistre, pretendeva così implicitamente che non vi fosse posto per il politico all'interno di una società. L'esperienza della seconda guerra mondiale e delle lotte di liberazione nazionale l'hanno portato ad allargare questo punto di vista fino a giungere alla prospettiva esemplificata del saggio Teoria del partigiano (6). La guerra civile politicizza in senso totale la comunità politica dall'interno, come e più di quanto può fare un conflitto internazionale (7). Bisogna per questo che il nemico - interno od esterno - esiga uno sconvolgimento radicale. Non vi è dunque Ernstfall quando vi sono baruffe per sapere se bisogna mantenere o modificare tale o tal'altro aspetto della costituzione. Quando vi è modificazione o effrazione della legge costituzionale, questo non vuol dire che la costituzione stia per essere rimpiazzata da un'altra che le sia antinomica.
In questo gioco, le varianti sono multiple: saranno ora le strutture economiche, ora i miti fondatori, ora l'importanza politica delle forze armate a determinare l'Ernstfall. Così, per esempio, l'Occidente vivrebbe un Ernstfall se le sue strutture economiche venissero radicalmente sovvertite; Israele ne vivrebbe un altro se il mito di Sion non suscitasse più interesse negli ebrei della diaspora; un altro ancora comporterebbe per il Cile una svolta che vedesse un governo civile socialdemocratico sostituirsi alla giunta militare al potere.
Uno Stato che basi le sue istituzioni sulla consapevolezza dell'Ernstfall è necessariamente totalitario. Un tale Stato ha bisogno di un potere politico illimitato per venire a capo dei «nemici del popolo», dei «nemici di classe» o dei «nemici della nazione». Lo Stato totalitario ideale recluta, dinamizza e mobilita tutte le forze potenziali del suo popolo al servizio della sua causa. L'individuo vi si trova arruolato e militarizzato. Si esige da lui una lunga tensione, una resistenza patriottica assoluta. Questo tipo di stato bandisce tutto ciò che diminuisce l'efficienza: la pluralità degli interessi, la concorrenza e l'opposizione politica, il dissenso privato e pubblico.
Ma lo Stato liberaldemocratico può diventare del tutto simile a questo tipo di Stato, almeno nelle sue forme esteriori, quando sopravviene l'Ernstfall e la sua esistenza in quanto tale viene messa in discussione. Churchill, durante la seconda guerra mondiale, ha esercitato poteri sovrani in Inghilterra non strutturalmente dissimili da quelli istituzionalmente propri ai governi delle nazioni totalitarie contro cui gli alleati erano in guerra. Spesso le democrazie presentano nelle fasi di crisi il fenomeno della dittatura «tecnica». Ma questa somiglianza con gli Stati totalitari, non è in realtà che superficiale. In questi ultimi, la dittatura è istituzionale; nelle democrazie, essa è, o pretende di essere, «commissariale». L'obiettivo, almeno formale, di una dittatura commissariale è di ristabilire al più presto la normalità liberale ed assicurare così la propria estinzione (cfr. le varie dittature militari succedutesi in vari paesi del mondo dalla fine dell'ultimo conflitto ad oggi). Questa dittatura è costituzionalmente provvisoria e pretende di essere una misura in certo qual modo spontanea, non presa da nessuno. In realtà, è probabile che una democrazia non riesca affatto a sussistere a lungo termine se la rimozione che essa opera del concetto di Ernstfall è totale; e gli esempi storici mostrano che le democrazie si mantengono solo quando conservano surrettiziamente una capacità di decisione politica in funzione della propria sopravvivenza.
In ogni caso, le democrazie distinguono comunque irriducibilmente l'Ernstfall dalla normalità, e rendono il primo incommensurabile alla seconda. Esse non concepiscono mai lo Stato come un sistema necessariamente in lotta per la propria sopravvivenza, ed i suoi cittadini non sono affatto militanti mobilitati in permanenza: per le ideologie ireniche ed idilliache la normalità è una sorta di paradiso terrestre di cui nulla turba la tranquillità, e la smobilitazione politica del cittadino dovrebbe costituirvi la regola. Joseph Isensee ci ricorda alcuni modelli di Stati fondati su di una nozione di Ernstfall permanente. Il modello antico che propone è Sparta. I modelli contemporanei presi in esame sono alcuni Stati africani e l'Unione sovietica. Ma tanto gli uni che l'altra sono ben lontani dall'eguagliare la perfezione spartiata. La seconda in particolare riposa su un paradosso. I regimi marxisti praticano la «lotta di classe»: questa lotta parte dal processo rivoluzionario per sfociare infine nella «dittatura del proletariato», periodo di transizione che deve servire a epurare totalmente la società dalle scorie del vecchio regime. In seguito, sopravverrà il paradiso comunista, l'universo senza più alcuna contraddizione. Un mondo da cui il tragico sarà cacciato, in cui l'assalto delle alee storiche sarà un brutto ricordo del passato. Il paradosso risiede in ciò, che la speranza di veder insediarsi un paradiso produce una società ascetica, povera, ordinata e costrittiva. Ma la speranza, che è il motore primo di ogni dinamismo rivoluzionario, è delusa dallo scivolamento progressivo nel pragmatismo e nell'opportunismo. Ernst Bloch ha ben delineato questo processo. Lo slancio rivoluzionario affoga nell'immensa tristezza del burocratismo autoritario. Dal rosso si passa al grigio. Il processo di normalizzazione e pericoloso per il regime. La routine lo minaccia. I vecchi militanti sono delusi. Alla nuova élite al potere resta soltanto il mettere l'Ernstfall in scena. Dal reale, si passa allo spettacolo. Dall'incarnato al disincarnato. La rivoluzione culturale cinese è l'esempio tipico di questo scenario, benché essa sia servita anche a restaurare l'autorità di Mao Tse-tung entrata parzialmente in crisi negli anni precedenti. La simulazione è l'Ersatz-Revolution (8). La designazione del nemico regredisce in demonologia. Ma questa simulazione non dura che un istante, e deve essere sempre rinnovata. Il governo sovietico, scrive un giornalista di Die Zeit, deve domandare alla sua polizia di lottare contro una corruzione ed un lassismo nel lavoro smisurati, impensabili in una società capitalista fondata sulla massimizzazione del profitto. Il giornalista liberale accusava persino Andropov di voler restaurare un puritanismo spartiata. Invano. Il lassismo nel lavoro sta rendendo l'U.R.S.S. una potenza di secondo piano, incapace di occupare economicamente le sue dipendenze militari del Nicaragua, del Mozambico, d'Angola, d'Etiopia e del Vietnam. La simulazione dell'Ernstfall non è l'Ernstfall. E un'uscita dalla realtà. Un'uscita che finisce per avere gli stessi effetti al limite del californismo d'esportazione servito agli europei dai media americani. Un'uscita dal reale che avrà per la Russia effetti disastrosi: essa finirà per cadere ogni anno sempre più sotto la dipendenza economica americana. Salvo se potesse fare appello a capitali ed esperti europei. Per i simpatizzanti non marxisti della Rivoluzione d'Ottobre la Russia non avrebbe fatto una rivoluzione socialista. ma una rivoluzione nazionale, essa avrebbe così voluto cacciare gli industriali e gli investimenti europei dal suo territorio. Certi scritti di Lenin sull'imperialismo sono a questo proposito molto rivelatori. La borghesia russa faceva appello agli stranieri per salvare le sue prerogative. La Nomenklatura di oggi, che è tutto salvo un'élite rivoluzionaria, dovrà molto probabilmente far appello agli ingegneri tedeschi orientali, francesi e italiani per salvare la Russia dal marasma economico. Ma lo scambio sarà diverso. Al tempo degli ultimi due zar, venivano scambiati investimenti contro dividendi. Domani, lo scambio potrebbe essere di tecnologie contro materie prime.

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Lo Stato liberale offre la «libertà», ma idealmente non dovrebbe esigere la conformità ad un'immagine antropologica considerata ideale, o ad un corpus dottrinale definito. Già l'idea di un'educazione dei cittadini in funzione dell'acquisizione di una coscienza democratica implica un'incoerenza di fondo. Lo Stato liberale puro riscuote le imposte e basta. Non esige alcun servizio che faccia appello all'ideale, al patriottismo. L'eroismo non è di rigore se non quando la «tirannia» minaccia. I cittadini possono certo far valere i loro «diritti» di fronte allo Stato. Ma questa difesa resta un esercizio normale di questi diritti. Non implica alcun rischio o coinvolgimento personale.
Questa assenza di «impegno» non corrisponde affatto al temperamento polemico di molti intellettuali che amano giocare il ruolo di «resistenti». C'è qualcosa di donchisciottesco in questo atteggiamento. La piattezza della vita quotidiana non conviene ai temperamenti combattivi; la loro sensibilità morale soffre delle insufficienze del sistema; il loro zelo etico esige la lotta per ideali sublimi; essi hanno così la speranza di trovare nella militanza politica uno stile di vita più compiuto.
Una tale mentalità tende a volere l'Ernstfall. Essa aderisce oggi così più facilmente al marxismo, col suo programma di lotta su scala planetaria. Ciò di cui le nature combattive hanno bisogno, è dell'entusiasmo. Della fede. Ritengono che la normalità li spogli di ogni creatività. Diventa allora facile accorgersi che lo Stato di diritto si basa su una mentalità priva del fattore aleatorio. Una mentalità che deve essere presente in tutti i cittadini perché questo tipo di Stato sia totalmente stabile. L'obiettivo dei governanti sarà così di accentuare il senso di sicurezza nei cittadini. L'Ernstfall deve essere scaraventato di forza fuori dagli spiriti. Questa rimozione diventa di conseguenza una «virtù politica». Mentre lo Stato comunista simula l'Ernstfall, lo Stato liberale lo dissimula. È un altro modo di sfuggire alla realtà. Mentre uno Stato che si assegni per fine l'efficacia sociologica in rapporto ad un fine dato deve riuscire, con un approccio relativista e differenzialista al problema, a far convivere sempre alla Normalfall-Mentalität quell'Ernstfall-Mentalität reale che abbiamo visto indispensabile alla vita degli uomini e dei popoli. Due mentalità che in parte si traducono in due differenti tipi antropologici, entrambi presenti nel corpo sociale.

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Allo stato attuale in Europa una rivoluzione è altamente problematica. Non si può più fare una sociologia delle rivoluzioni. Troppi parametri, troppi dati, troppi freni la rendono indecifrabile. Noi viviamo in una proliferazione di segni, come proclama Baudrillard. Questi segni sono in particolare per quanto ci interessa la simulazione dell'Ernstfall nei regimi comunisti o la sua dissimulazione nei sistemi liberali americanomorfi. In mezzo a questa proliferazione stordente, non c'è più modo di condurre un'idea fino alla sua logica definitiva. In una parola, sembra non esserci modo di trasporre un'idea o un sogno rivoluzionario nel concreto. L'eterotelia aspetta al varco (9). Essa compromette tutti i processi di rinnovamento, li soffoca e li impantana. Nel gennaio di quest'anno, la rivista americana International Businness Week si felicitava per l'iniziativa del ministro sandinista nicaraguense Carlos Arguello, che era appena sbarcato negli Stati Uniti per domandare alle finanziarie americane ed ai banchieri di New York di curare le potenzialità del Nicaragua. La rivoluzione sandinista tradiva così la sua missione. Come avrebbe potuto fare altrimenti? Si può ben rigirare la questione in tutti i sensi: la risposta sarà sempre negativa. Finché non si osa rompere il quadro politico attuale, al sistema non si sfugge.
Per Baudrillard, la nostra epoca non è più politica, ma transpolitica (10). La politica implica l'anomia, cioè l'irruzione perpetua dell'Ernstfall. La transpolitica, quanto ad essa, implica l'anomalia, l'aberrazione senza conseguenze. Non vi sono più trasgressioni significative possibili. Si affonda nell'anodino e nell'inesplicabile. L'anomalia non ha incidenza critica nel sistema, contrariamente allo spettacolo che la fa nascere. Ma l'incidenza critica dello spettacolo è fugace, effimera. Il popolo del Nicaragua, il proletariato di Managua, voleva veramente la rivoluzione o non desiderava piuttosto lo spettacolo della rivoluzione, la sua simulazione? O non si sono, i morti, sacrificati al solo spettacolo della rivoluzione, compreso Monsignor Romero in Salvador? Questi Ernstfälle in seno ad un mondo obeso, denunciato da Baudrillard, sono realmente i motori della storia, come lascia intendere Josef lsensee? Lo sono certamente stati in passato. Ma per Baudrillard, Elias Canetti e Guillaume Faye noi siamo ormai usciti dalla storia; siamo all'era della trans-storia come all'era della transpolitica.
Per l'occidentale, come d'altronde per l'abitante dei paesi del Commonwealth, la storia non esiste più. Gli Ernstfälle classici sono, almeno provvisoriamente, resi impossibili o insignificanti. Per l'afgano o l'iraniano, che hanno vissuto fino ad oggi alla periferia della storia occidentale, la resistenza al sistema è un Ernstfall classico. Questi popoli possono vivere fin da oggi una militanza patriottica reale, che coniuga spettacolo e concretezza. Il loro sacrificio è postulato da un reale volontarismo. Essi restano persuasi di contribuire allo sbocciare di un mondo o di una società nuova. O di ritrovare il loro mondo tradizionale, dopo averne cacciato l'invasore. Reagiscono come reagivamo noi nel diciannovesimo secolo o nella prima metà del ventesimo. Ogni attore del dramma storico può attribuirsi un ruolo, fors'anche il più modesto. L'afgano non vede l'immagine del rivoluzionario sullo schermo televisivo. Per vedere questa immagine potentemente mitica deve giocare lui stesso il ruolo di rivoluzionario, vestirsi ed armarsi di conseguenza. L'aspetto sublime si fonde con l'aspetto pesantemente concreto.
Gli occidentali sono al presente troppo svuotati per gettarsi in un'avventura rivoluzionaria. Conoscendo il numero incalcolabile di parametri di cui bisognerebbe tenere conto per condurre un'impresa rivoluzionaria, abbandonano ogni chimera. Sanno molto bene che finirebbero per reintegrarsi nel sistema come i sandinisti nicaraguensi. Allora a che scopo darsi un ruolo? Perché voler corrispondere ancora ad un'immagine mitica? L'immagine del rivoluzionario sullo schermo televisivo è più bella e più accattivante di quella che potrebbero darsi. Il sublime è meno sublime nel concreto. La tentazione dello spettacolo sfuma, e fagocita l'Ernstfall rivoluzionario. Gli eroi di Hemingway e di Malraux possono attualizzarsi nei mujahiddyin iraniani o nei guerriglieri afgani. Non negli europei di oggi.
Il professore berlinese Wolf Lepenies, nella sua magistrale opera intitolata Melancholie und Gesellschaft, evoca l'epoca della Fronda, nella Francia del di ciassettesimo secolo. Ma è soprattutto il regno di Luigi XIII che prende in esame. Lepenies avvia la sua dimostrazione a partire da un tema di Norbert Elias: quella del «meccanismo reale». Nel diciassettesimo secolo si assiste ad una monopolizzazione senza precedenti del potere. La razionalità progredisce a passi da gigante. Il sovrano centralizza la sovranità con l'aiuto di un apparato e diventa così arbitro delle forze sociali, pur restando attore in seno alla società. I1 monopolio statale permette una stabilizzazione della società anche se al suo interno coesistono potenti gruppi antagonisti. Come, per esempio, la nobiltà di spada e la nobiltà di toga. La seconda è concorrente della prima. La neutralizzazione dei conflitti avviene a corte. Questa è un'istituzione destinata a controllare e a domare la vecchia casta dei «guerrieri». La vita senza costrizioni dei cavalieri appartiene al passato. Ma il re, Luigi XIII in questo caso, non ha di primo acchito padroneggiato questa istituzione di neutralizzazione. Se il sovrano non gioca il suo ruolo di arbitro sociale, se trascura l'etichetta di corte, la nobiltà si metterà a soffrire della sua oziosità. Essa si renderà conto di essere stata esclusa dal potere di decisione reale. Sopravviene allora la satira del potere, poi la cospirazione ed infine la Fronda.
All'inizio dell'età dell'assolutismo, due sfere sembravano dominare la scena politica: quella dell'ordine primario e quella dell'ordine secondario. L'ordine primario è la divisione istituzionale dei poteri reali, è l'equilibrio dei veri centri di decisione. L'ordine secondario è l'ordine delle derivazioni paretiane; è il luogo in cui regnano le prescrizioni ultraformalizzate, le regole, i privilegi e l'etichetta. Quest'ordine soddisfa il bisogno di parata, di artificio. E il dominio del «passatempo». La rigidità, il grado di obbligazioni dev'essere proporzionale alla perdita del potere reale. La nobiltà si vede privata di ogni potere di decisione. Carl Schmitt ha dimostrato come la decisione (Entscheidung) sia l'essenza stessa del politico. La nobiltà s'è vista spoliticizzata da parte dei re. Perdendo il suo potere di decisione ed essendo quindi ridotta al rango di una corte, essa perde automaticamente ogni capacità riflessiva; diventa inadatta a pensare politicamente. Quando l'etichetta decade, in compenso, importanti potenzialità riflessive si liberano, potenzialità che hanno ipso facto un impatto rivoluzionario e che minacciano l'ordine primario. Quello che cela veri assetti del potere. L'evoluzione storica, dal diciassettesimo al diciottesimo secolo, è la seguente: dalla corte e dalla sua etichetta si passa all'era del salotto. Il salotto è il tentativo di creare un ordine che sfugge alla noia. Ma senza l'intervento del re. Più tardi, si tenterà di situare il salotto al di fuori della società civile, in un parco, un giardino ed in un padiglione di caccia. In breve, nella natura. Si postula allora una natura non pervertita dagli artifici sociali, una natura più o meno spoliticizzata. Questa evoluzione è logica; essa si spiega psicopoliticamente. È l'opera di coloro che sono divenuti coscienti dell'insignificanza della routine cortigiana. E hanno preso distanza dalla società costituita, e questa distanza permette una critica acerba del regime. Il successore di Rousseau è Robespierre. Ma noi, in quest'ultimo quarto del ventesimo secolo, siamo capaci di prendere le distanze dal consumismo, dall'iperdimensione dell'obesità, per parafrasare Baudrillard?

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Il mondo comunista della simulazione, il mondo americano della dissimulazione digeriscono in qualche modo gli Ernstfälle. Concentrano ciascuno - ma soprattutto il secondo - una tale quantità di potere che solo una quantità equivalente o superiore potrebbe sfidarli efficacemente. Un primo passo resta comunque sempre il ricorso all'ironia.
Un'ironia che non sarebbe più quella della beat generation, o dei provos di Amsterdam. Ma un'ironia alla Till Eulenspiegel (11), che incrementa la coscienza di sé pur rifiutando le costrizioni dell'establishment. Quest'ironia trarrebbe la sua vitalità in ciò che Michel Maffesoli chiama lo spazio dionisiaco, quello delle feste e dei riti popolari in cui sotto diverse maschere regnava magistralmente il dio Pan. Ma l'ironia alla Eulenspiegel aggiunge a questa componente medioevale, breugheliana e chauceriana, una coscienza luterana. Un rifiuto ostinato dei dogmi e delle costrizioni sociali che ne conseguono. Quest'ironia può essere pronta a prendere le armi. E a battersi duramente.
Sul piano intellettuale in ogni caso essa dovrà mostrare la profonda eterotelia delle ideologie dominanti. Jürgen Habermas, erede della teoria critica della scuola di Francoforte, ha sviluppato un apparato critico di prim'ordine. Ma ha fallito, perché basava il suo strumentario critico sugli stessi valori che il sistema proclama ufficialmente: edonismo, individualismo e razionalità. Di conseguenza, Habermas doveva finire per rigettare ogni soluzione rivoluzionaria; egli non poteva giustificare, con i suoi criteri razionalisti, l'irrazionalità fondamentale di ogni movimento popolare. Per lui, la crisi non è l'Ernstfall, e può essere affrontata con una veglia critica perpetua. La rivoluzione, è un Ernstfall privo di razionalità, un'anomia. In seno alla società attuale, Habermas si fa assertore della strategia del cancro a lungo decorso: una sorta di proliferazione di forme statiche, di crescita immobilizzata nell'escrescenza. Habermas saluta la razionalità modello dei sistemi occidentali gestionali e burocratici; si augura la loro conservazione infinita; vuole che succedano a se stessi. L'ironia alla Eulenspiegel dovrà proclamare gioiosamente che il cadavere è ben morto, che dà forse illusioni perché graziosamente imbalsamato e truccato. I popoli cosiddetti primitivi uccidono i loro idoli per farne rivivere altri. L'immortalità è intrinsecamente ridicola, come la Repubblica degli Immortali che visita l'eroe di Jonathan Swift, Gulliver. Come i cadaveri nelle funeral homes americane di cui si burla l'inglese Evelyn Waugh. L'immortalità è una violenta negazione del reale. La dissimulazione degli Ernstfälle, ed anche la loro simulazione-travestimento, pure. Noi siamo inconsciamente sprofondati nella trans-storia, non uccidendo a tempo i nostri idoli.
Un ordine non esiste che per essere disubbidito, infranto e ricreato, sempre sottomesso alle alee. D'altra parte, quando si disobbedisce al vecchio ordine, bisogna essere in grado di crearne uno nuovo. Noi non facciamo né una cosa né l'altra. E soffriamo di obesità, ci dice Baudrillard strizzando l'occhio.
Robert Steuckers

Traduzione dal francese a cura di Stefano Vaj

1 Il concetto di Ernstfall, che ha particolare rilievo scientifico nel campo del diritto costituzionale, della dottrina dello Stato e in politologia, è per lo più espresso nei manuali e nella saggistica italiani e nelle traduzioni dal tedesco con l'espressione «stato» o «caso d'eccezione» (cfr. per tutti GIORGIO BALLADORO PALLIERI, Dottrina dello Stato, Cedam, Padova 1964). Questa terminologia indica al tempo stesso il carattere «eccezionale» dell'Ernstfall e il fatto che esso costituisce necessariamente un'eccezione alle regole, l'eccezione che le delimita e, secondo il proverbio, le giustifica. (N.d.T.).
2 «Sul taglio del coltello», letteralmente. Ovverossia sul filo del rasoio (N.d.T.).
3 «Nel pericolo e nella suprema necessità la via di mezzo porta la morte».
4 K in greco antico indica il frangente, l'occasione, la circostanza. ma anche il tempo o il luogo opportuno in cui accade ciò-che-deve-accadere. (N.d.T.).
5 Cfr. Le categorie del politico. Il Mulino, Bologna 1972.
6 Il Saggiatore. Milano 1981.
7 Vi è Ernstfall perché è rimessa in discussione l'esistenza dello Stato in quanto Stato o dell'ordine costituzionale in quanto ordine costituzionale.
8 Ersatz significa surrogato. La rivoluzione si trova cioè surrogata, sostituita da un suo simulacro spettacolare. (N.d.T.).
9 L'eterotelia, concetto oggi d'uso frequente in politologia, indica la deriva progressiva dei risultati ottenuti dalle intenzioni degli agenti storici, ed è stato introdotto dal sociologo francese Jules Monnerot. (N.d.T.).
10 La società dei consumi, I1 Mulino. Bologna 1970; I1 sistema degli oggetti, Bompiani. Milano 1972.
11 Till Eulenspiegel, personaggio noto al grande pubblico italiano soprattutto per essere stato preso a prestito qualche anno fa per una serie televisiva ad espisodi per ragazzi trasmessa dalla RAI, è una figura leggendaria di origine germanica nota per le sue beffe ai danni di principi, preti e mercanti. Lo scrittore belga Charles de Coster nel libro La leggenda e le avventure di Ülenspiegel e di Lamme Gosdzak nel paese delle Fiandre e altrove (1867) ne ha fatto il simbolo della ribellione dei Paesi Bassi contro la dominazione spagnola, simbolo rievocato dal famoso poema sinfonico composto da Richard Strauss nel 1895. (N.d.T.).

 
   
 

Un pugile… particolare…

di F. R.
Sidney Robey Leibbrandt nacque a Potchefstroom1, in Sud Africa, il 25 gennaio del 1913 in una famiglia boera di origini tedesche ed irlandesi.2 Frequentò il Grey College3 a Bloemfontein. Pugile dilettante, si appassionò alla disciplina divenendo un brillante atleta. Nel 1934 rappresentò il proprio paese agli Empire Games4 vincendo la medaglia di bronzo nella categoria dei pesi massimi. Partecipò alle Olimpiadi di Berlino del 1936 insieme alla squadra olimpica sudafricana, rimanendo affascinato dal Nazionalsocialismo e dal Führer. Tornato in patria vinse con facilità i suoi primi cinque incontri da professionista prima di conquistare il titolo dei pesi medio-massimi sudafricani, il 31 luglio del 1937, battendo Jim Pentz a Johannesburg.5 Nello stesso 1937 e l’anno successivo, in trasferta in Inghilterra e in Germania, perse alcuni incontri e nel ’38 ritornò a Berlino per studiare all’Accademia della Ginnastica del Reich6. Allo scoppio della guerra decise di rimanere in Germania e si arruolò nell’Esercito tedesco, dove seguì un corso di paracadutismo e conseguì il brevetto di pilota d’aliante. Entrato in contatto con l’Abwehr7, Leibbrandt fu coinvolto nell’operazione Weissdorn8, un piano per l’organizzazione e la realizzazione di un colpo di stato in Sud Africa, allo scopo di rovesciare il governo del generale Smuts9 che aveva imposto al paese l’ingresso in guerra a fianco degli anglo-americani, nonostante la forte resistenza degli Afrikaaner.10 L’operazione prevedeva che Leibbrandt ottenesse il sostegno di una potente organizzazione sudafricana apertamente filotedesca, l’Ossewabrandwag11, allo scopo di instaurare un governo favorevole all’Asse, se non addirittura, come sostengono alcuni, una “repubblica Nazionalsocialista sudafricana”. L’operazione contava sul fatto che in Sud Africa vi era una forte presenza di elementi di sentimenti filo-tedeschi fra la popolazione e lo stesso Ministro degli Esteri von Ribbentrop aveva deciso un potenziamento delle attività di spionaggio e di propaganda in quell’area.12 L’eliminazione di Smuts sarebbe servita a catalizzare tutte le forze sud-africane contrarie all’intervento in guerra a fianco degli anglo-americani.13 L'operazione Weissdorn era un progetto sensato sia dal punto di vista politico che militare. E' vero infatti che nelle province del Capo e nel Natal gli inglesi erano in maggioranza ma in tutto il resto del paese erano predominanti gli Afrikaaner, i cui sentimenti anti-britannici e filo-tedeschi erano ben noti a tutti. Eliminato Smuts, quindi, si prevedeva una forte reazione da parte di questi ultimi, vista anche la politica brutalmente assimilazionista condotta dagli inglesi nei confronti degli Afrikaaner fin dalla sconfitta da questi subita nella Seconda Guerra anglo-boera.14 Vi erano poi degli aspetti militari significativi, per esempio il fatto che i rifornimenti alle basi britanniche in Egitto e in tutto il Medio Oriente passavano per il Capo di Buona Speranza e ciò avvenne fino al 1943 inoltrato; una forte base per gli U-Boat nei porti sudafricani avrebbe consentito di spazzare via del tutto i trasporti bellici anglo-americani da e per l'Oceano Indiano -Australia e Nuova Zelanda, in particolare-, oltre ad avere delle ripercussioni negative anche per i rifornimenti britannici verso la Somalia e il Sudan. Altro fattore importante dell'operazione Weissdorn era il fatto che il Sud Africa fosse (e sia) un grande produttore di cromo, il metallo necessario per la costruzione dei motori a reazione per aerei -la Germania comprava cromo dalla Finlandia che, però, non ne produceva a sufficienza, per il motore del Me-262A-1a Schwalbe-, oltre ad avere grandi riserve di rame, oro, eccetera ed essere un grande produttore d’acciao. 15 Leibbrandt, utilizzando il nome in codice di Walter Kempf, salpò da Paimpol16, in Bretagna, il 2 aprile del 194117, su un panfilo d’altura, requisito, di fabbricazione inglese, il “Kyloe”. Lo comandava il mitico Christian Nissen18 che, in 67 giorni e con una traversata di oltre 8.000 miglia, fece arrivare Robey in Sud Africa. Il Kyloe giunse a Mitchell’s Bay19, alla foce del Groen River, 150 miglia a nord di Città del Capo, il 10 giugno del 1941.20 Nissen, col suo yacht, dopo 110 giorni di viaggio ininterrotto e 14.000 miglia, raggiunse sano e salvo il porto di Villa Cisneros nel Marocco spagnolo. Al principio il luogo dello sbarco avrebbe dovuto essere un altro, Lambert’s Bay21, e Leibbrandt avrebbe dovuto condurre con sé un radio-operatore, il sottufficiale tedesco Dorner. Pare sia stato Robey a decidere di cambiare il luogo dello sbarco e di scendere a terra da solo, su un battello di salvataggio che si capovolse e lo costrinse a raggiungere la riva a nuoto, riuscendo a salvare ben poco dell’equipaggiamento. Dopo aver nascosto il battello, iniziò il viaggio a piedi, senza cibo né acqua. Aiutato da alcuni afrikaaner, raggiunse prima Sariesam, poi Wallekraal22 e quindi Città del Capo. In seguito ritornò sul posto a recuperare la radio-trasmittente ed il danaro.23 Messosi in contatto con alcuni camerati costituì con loro il gruppo Nasionaal Sosialistiese Rebelle24, che condusse una violenta campagna anti-inglese e compì numerosi attentati e sabotaggi dello sforzo bellico sud-africano a favore degli anglo-americani. Il gruppo di Leibbrandt ebbe anche dei contatti con l’Ossewabrandwag e non è escluso che alcune delle attività di Robey abbiano coinvolto anche dei militanti dell’O.B., ma il leader dell’ Ossewabrandwag, Johannes Van Rensburg25, durante l’incontro che ebbe con lui, si mostrò indifferente alle proposte di collaborazione di Leibbrandt.26 Fra l’altro, nel dopo guerra, circolò insistentemente la voce che van Rensburg fosse sul libro paga di Smuts. Leibbrandt ebbe contatti, nei pochi mesi di attività, anche con la Afrikaaner Broederbond.27 Leibbrandt continuò comunque a cercare appoggi, conquistando sostenitori alla propria causa con discorsi ardenti e conducendo una attiva campagna politica, più che altro nel Transvaal28 e nell’Oranje Vrystaat29. I membri del gruppo si addestrarono nel sabotaggio, nell’uso degli esplosivi e pianificarono, attuandoli, assalti a depositi d’armi e a banche.30 Buona parte di loro provenivano dagli Stormjaers31 dell’O.B. Robey ebbe un primo scontro con la polizia, che aveva ricevuto una soffiata, ma riuscì a sfuggire all’arresto.32 Subito dopo, per la sua cattura, vivo o morto, fu offerta una taglia di 1000 rand33. Leibbrandt fu arrestato nei pressi della residenza di Smuts, fuori Pretoria, con un fucile da cecchino, il 21 dicembre del 1941.34 Oltre a lui la polizia arrestò svariati Stormjaers. Il Rand Daily Mail35 titolò a tutta pagina: “Leibbrandt Group Smashed”.36 Il processo per alto tradimento contro Leibbrandt iniziò il 16 novembre del 1942 a Pretoria. Durante tutte le udienze Robey si rifiutò di deporre, sostenne di aver agito "for Volk and Führer" e, al suo primo ingresso in aula salutò col braccio teso37. Il processo terminò con la condanna a morte, che Leibbrandt accolse dicendo, chiaramente ed ad alta voce, “I greet death”.38 Sul Time del 22 marzo 1943 è riferita la risposta che Robey dette al giudice, quando fu letta la sentenza e quest'ultimo gli chiese se avesse niente da dire: “Lunga vita ad Adolf Hitler, lunga vita al Sud Africa Nazionalsocialista. Mi aspettavo di morire se fossi tornato e non ho paura che ciò accada, all'inferno la tua misericordia”. La sentenza fu commutata in carcere a vita dal presidente Jan Smuts39, per l’ammirazione da questi nutrita nei confronti del padre di Leibbrandt, un “coraggioso guerriero Boero”40 della guerra anglo-boera.41 Dopo la vittoria del Partito Nazionale42 alle elezioni del maggio 1948, partito che si era fortemente opposto all’entrata in guerra del Sud Africa al fianco degli Alleati, Robey e tutti gli altri prigionieri politici furono amnistiati e quindi rilasciati.43 Tornato libero, Robey sposò, nel 1949, Eda Botha, una ragazza diciottenne. Ebbero cinque figli: Hermann, Remer44, Izan45, Rayna e Meyder Johannes. In seguito, venduta la propria fattoria di Honeydew, si trasferì a Springbok46, nel Namaqualand dove iniziò una nuova attività. Nel 1949 ritornò anche alla sua vecchia passione, il pugilato, e nonostante l’età –ormai 36 anni- vinse due incontri.47 Ma rimase anche politicamente attivo; poco dopo il suo rilascio annunciò la propria intenzione di creare un fronte anticomunista per sostenere il governo nazionalista di Daniel François Malan48, ma non c'erano i presupposti politici e gli furono fatte pressioni perchè abbandonasse il progetto, cosa che Robey fece “per evitare imbarazzo al governo nazionalista”. Anni dopo, con Hendrik Verwoerd49 Primo Ministro e B.J. Vorster –ex Stormjaers- Ministro della Giustizia, Robey rilanciò il proprio piano e Vorster dichiarò ufficialmente che, nella sua lotta contro il comunismo, avrebbe accettato aiuto da qualsiasi parte provenisse. Nel 1962 fondò l’Anti-Kommunistiese Beskermingsfront50 e stampò una serie di opuscoli intitolati Ontwaak Suid-Afrika51. Nel 1961 pubblicò una autobiografia intitolata “Geen Genade”52, ristampata in seguito. Morì il 1° agosto del 1966. Nel 1983 lo scrittore Hans Strydom scrisse un libro di lui, intitolato “For Volk and Führer”53, dal quale, in seguito, venne tratto un film per la TV, “The Fourth Reich”.54 La sua famiglia, almeno fino al 2005, viveva ancora a Bloemfontein e conservava la copia del Mein Kampf, autografata dal Führer, avuta in dono da Leibbrandt alle Olimpiadi del 1936.


Un raduno dell’Ossewabrandwag (al centro Van Rensburg, nel caratteristico saluto del movimento),
tenuto al Municipio di Brakpan


1 - Robey Leibbrandt coi figli Remer e Izan nella sua fattoria Wilgerspruit, a Honeydew
2 - Robey Leibbrandt (secondo da sinistra) con altri atleti all’Accademia della Ginnastica del Reich
3 - La tomba di Robey

1 Potchefstroom si trova a 120 km a sud-ovest da Johannesburg, nell'attuale North West Province. Fondata nel 1838, è il più antico insediamento Boero - quindi europeo - di quello che allora era il Transvaal. Fu anche la prima capitale della Zuid Afrikaanse Republiek (Repubblica Sud Africana). L'attuale governo ha previsto di mutarne il nome in Tlokwe, ma molti residenti Afrikaaner si oppongono al cambiamento. E' sede di una grande Università. La città è nota anche per essere stata sede, durante la Seconda Guerra Boera, di un campo di concentramento in cui gli inglesi segregarono donne, vecchi e bambini.
2 La madre di Robey era cugina di William Joyce (Lord Haw-Haw).
3 Bloemfontein, la “città delle rose”, è una delle tre capitali del Sud Africa -quella giudiziaria- , insieme a Pretoria e Cape Town. Benché fondata nel 1846 dal maggiore britannico Henry Douglas Warden come avamposto inglese nella regione del Transoranje, tradizionalmente è sempre stata un insediamento prevalentemente Afrikaaner. Il Grey College è un liceo maschile di Bloemfontein fondato nel 1855 da Sir George Grey. E' una delle tre scuole più antiche del Sud Africa.
4 I British Empire Games del 1934 furono il secondo evento sportivo -il primo fu nel 1930- di quelli che dal 1978 e fino ad oggi sono noti col nome di Commonwealth Games. Alla manifestazione sportiva del 1934 parteciparono 17 squadre nazionali. Le "olimpiadi" dell'Impero Britannico del 1934 si tennero a Londra.
5 Al Wanderers Stadium, per ko alla 5° ripresa. E lo batté ancora, sempre al Wanderers Stadium, il 4 settembre dello stesso anno, per ko alla 6° ripresa.
6 Frequentata anche da molti atleti stranieri.
7 Per la precisione con l'Abwehr II, che si occupava di sabotaggio. (Dopo la riforma del 1938 dell'ammiraglio
Wilhelm Canaris, l'Abwehr fu riorganizzata in tre settori principali: l'Abteilung Z -o Divisione Centrale-, l'Amtsgruppe Ausland -o Settore Estero- e la terza Divisione che si occupava di contro-spionaggio e che era a sua volta suddivisa in tre settori, l'Abwehr I, II e III. L'Abwehr II aveva il controllo del noto Reggimento -poi Divisione- Brandenburg).
8 Alcuni sostengono che Robey sia stato anche ricevuto dal Führer. E’ accertato che l’operazione Weissdorn fu effettivamente approvata dal Führer. Non è invece chiaro se l’operazione prevedesse anche l’eliminazione fisica di Smuts o solo la sua “rimozione” politica.
9 Vedi la parte finale della nota 39.
10 Comunque il Parlamento sud-africano votò l’ingresso in guerra al fianco degli anglo-americani per soli 13 voti (ottanta favorevoli contro 67 contrari).
11 L'Ossewabrandwag (OB) venne fondata a Bloemfontein il 4 febbraio 1938. Il nome, in Afrikaans, fa riferimento alla “sentinella” o “guardia” (Brandwag) dei "carri trainati dai bue" (Ossewa, "oxwagon" in inglese) utilizzati dai coloni Boeri durante il Great Trek. Il fondatore fu Johannes Frederik Janse “Hans” van Rensburg (vedi nota 25), che ne rimase alla guida fino al 1952. L’O.B. nacque come movimento essenzialmente culturale in occasione delle celebrazioni per il centenario del Great Trek, trasformandosi però rapidamente in un movimento politico fortemente motivato. L'O.B., espressione del nazionalismo Afrikaaner, si opponeva all'ingresso in guerra del Sud Africa a fianco degli anglo-americani e voleva la creazione di una Repubblica Afrikaaner indipendente. Inoltre gli Afrikaaner avevano da poco sperimentato la loro seconda grande migrazione verso le città e non intendevano separarsi, neppure idealmente, dalla propria terra, per cui uno dei loro obiettivi era quello dell'unità nazionale ("tovolkseenheid", in Afrikaans). L’O.B. aveva un'organizzazione militante denominata "Stormjears", modellata sulla SA tedesca. Nel 1941 l’O.B. superava i 350.000 membri. L'O.B. era un'organizzazione di massa, capace di mobilitare migliaia di persone, nei suoi raduni. Si rammentano quelli di Rustenburg (20.000 persone), Springs (30.000), Pretoria (20.000). Il motto dell'O.B. era: "Ons God, Ons Volk, Ons Land, Suid Afrika" (Un Dio, un Popolo, una Terra, il Sud Africa). Moltissimi militanti dell'O.B. furono incarcerati e detenuti nei campi di concentramento, durante la II Guerra mondiale, con l'accusa di aver commesso atti di sabotaggio in segno di protesta contro la scelta di campo a favore degli alleati, voluta da Smuts, ed a sostegno della Germania e del III Reich. L'O.B., agli inizi ebbe rapporti stretti con il Purified National Party di D.F. Malan (vedi nota 42) e con l'Afrikaner Broederbond (vedi nota 27), ma le relazioni fra il partito di Malan e l'O.B. si deteriorarono presto fino a giungere al divieto, imposto da Malan ai membri del suo partito, di far parte anche dell'O.B. Fra i membri "illustri" dell'O.B. vi furono Balthazar Johannes Vorster (1915 - 1983), meglio noto come John Vorster, futuro Primo Ministro dal 1966 al 1978, e Presidente dal 1978 al 1979, Pieter Willem Botha (1916 – 2006), Die Groot Krokodil ("il grande coccodrillo, in Afrikaans), anche lui Primo Ministro dal 1978 al 1984 e quindi Presidente dal 1984 al 1989. Il primo dei due fu internato nel campo di concentramento britannico di Koffiefontein, per tutta la durata della guerra, in quanto esponente di spicco degli Stormjaers. Dopo la sconfitta della Germania e, più che altro dopo la vittoria elettorale del Nasionale Party (vedi nota 42) nel 1948, l'O.B. fu messa ai margini, ma molti dei suoi membri rimasero attivi nella vita pubblica, anche a livelli elevati. Per approfondire, si consiglia: "The Ossewabrandwag as a Mass Movement," Journal of Southern African Studies , volume 20, numero 2, 1994.
12 Che vi fossero buone opportunità politiche per il III Reich, in Sud Africa, è un fatto noto e Von Ribbentrop lo sapeva bene. Tanto per fare un esempio, possiamo rammentare la figura di Oswald Pirow (1890-1959) che fu Ministro della Giustizia sudafricano dal 1929 al 1933 e della Difesa dal 1933 al 1939, nel governo Hertzog. Pirow era un ammiratore del Fuhrer e del Nazionalsocialismo e nel 1938, poco dopo l'accordo di Monaco, si recò in visita a Berchtesgaden in veste ufficiale, di Ministro della Giustizia, appunto. Dopo che il Primo Ministro J.B.M. Hertzog fu messo in minoranza dai sostenitori di Smuts, nel 1939, Pirow lasciò il governo e aderì, con Hertzog e i suoi alleati, al Nasionale Party di Daniel François Malan (vedi nota 42). Fra il dicembre del 1940 e il maggio del 1941 il suo libro intitolato Neuwe Orde (New Order, in inglese) ebbe ben sette edizioni e l'ex-Ministro, all'interno del Nazionale Party, organizzò un gruppo, denominato appunto Neuwe Orde, a favore dell'instaturazione, in Sud Africa, di un regime fascista tout-court. Un altro esempio può essere quello di un altro uomo politico sudafricano, Louis Theodor Weichardt (1894-1985) di origine tedesca che, il 26 ottobre 1933 fondò il South African Christian National Socialist Movement che aveva una sua sezione militante, le Gryshemde (o Grayshirts, in inglese). Weichardt fu internato per tutta la durata della II Guerra mondiale. Il suo partito si sciolse nel 1948.
13 Sull'Eastern Province Herald del 29 maggio 1942 si legge che "L'obiettivo dell'Ossewabrandwag è quello di creare uno Stato autoritario, disciplinato e fondato sul Partito unico nel quale alcuni non possano dire, scrivere e fare ciò che vogliono a danno del Popolo e del Governo" e su Die Vaderland del 22 marzo 1943: "Lo Stato nazionale autoritario sorgerà in Sud Africa con l'aiuto dell'Ossewabrandwag e dei reduci...Se saranno uniti, la democrazia si troverà in una situazione ben misera".
14 Vedi nota 41.
15 Anche se la storia non si fa coi “se” è doveroso ricordare che i britannici, in caso di neutralità sudafricana, o addirittura di Governo pro-Asse, avrebbero probabilmente invaso il paese, come fecero col Madagascar, sotto il controllo del Governo di Vichy, per timore che quest’ultimo divenisse sede di basi giapponesi. E' anche certo, d'altronde, che in caso d'invasione inglese gli Afrikaaner avrebbero scatenato la Terza Guerra Anglo-Boera, con o senza Leibbrandt.
16 A circa 150 km ad est di Brest.
17 La data del 2 aprile è quella riportata nel libro di Hans Strydom (vedi nota 53). Secondo altre fonti sarebbe
partito il giorno dopo.
18 Christian Nissen, detto Hein Mück, tedesco, noto velista ed esperto di competizioni oceaniche, addestrato nell’allora Battaglione Brandenburg ed agente dell’Abwehr II, compì varie operazioni di “trasporto” di agenti tedeschi via mare, per esempio in Irlanda, dove condusse –in condizioni di mare pessime- tre agenti dell’Abwehr (i due sudafricani Herbert Tributh e Dieter Gärtner e l’indiano Henry Obéd), nell’ambito delle attività di collaborazione fra l’Abwehr e l’I.R.A. Altre traversate per incarico dell’Abwehr portarono Nissen in Angola, Africa del Sud Ovest, Brasile ed Argentina. Ma questa è un’altra storia…Per il caso irlandese si può vedere l’interessante libro di Enno Stephan, “Spie in Irlanda”, Greco & Greco, 2001, pagine 357.
19 Anche sul punto esatto dello sbarco ci sono versioni discordanti. Oltre a Mitchell’s Bay, si parla anche di Jacobs Bay, a nord di Yzerfontein; della foce del Bitter River nei pressi di Hondeklip Bay; oppure genericamente della costa del Namaqualand a nord di Città del Capo. Per quanto riguarda il mezzo si trattò con certezza del Kyloe comandato da Nissen e non, come alcuno ha scritto, di un U-Boat.
20 Altre fonti parlano del 15 giugno.
21 Lambert's Bay è sulla costa occidentale, a circa 290 km da Città del Capo.
22 Ad est di Hondeklipbaai (Hondeklip Bay).
23 Circa 10.000 dollari.
24 Ribellione Nazionalsocialista.
25 Johannes Frederik Janse Van Rensburg (detto Hans) (24 settembre 1898 - 25 settembre 1966) , nato a Città del Capo, frequentò l'Universiteit van Stellenbosch (la nota università tedesca della città di Stellenbosch, in Sud Africa), studiò Legge a Pretoria e conseguì quindi il Dottorato a Stellenbosch. Abilitato come procuratore legale, divenne segretario di Tielman Roos, Ministro della Giustizia del Sud Africa. Nel 1933 divenne lui stesso Ministro della Giustizia e in questo ruolo compì un viaggio in Germania, dove incontrò il Fuhrer, Hermann Göring ed altri esponenti Nazionalsocialisti di rilievo. Come molti altri, all'epoca, rimase fortemente impressionato dalla personalità del Fuhrer e dalla Germania di allora. Durante la II guerra mondiale dimostrò forte simpatia e favore verso il III Reich, come i membri dell'Ossewabrandwag, movimento di cui fu leader dal 15 gennaio 1941 fino al 1952. Nel 1962 si ritirò dalla vita pubblica, andando a vivere nella fattoria regalatagli dai militanti dell’O.B., “Mooi Eiland”. Van Rensburg morì a Città del Capo il 25 settembre del 1966; il 1° ottobre successivo, a Pretoria, ebbe funerali di Stato. (Vedi comunque le note: 11 e 42).
26 Le posizioni dell'O.B. erano comunque chiare. Sul suo giornale, Die Vaderland, l'8 agosto 1942 si leggeva: "L'Ossewabrandwag è dell'opinione che una vittoria tedesca sia l'ovvia condizione perché possa nascere una repubblica Afrikaaner. La liberazione può avvenire soltanto come risultato di una vittoria tedesca". Più chiaro di così...
27 L'Afrikaaner Broederbond (AB, "Lega dei fratelli Afrikaaner", in Afrikaans) nacque nel giugno del 1918 col nome di Jong Suid-Afrika ("Giovane Sud Africa"). Il suo obiettivo era quello di promuovere il nazionalismo Afrikaaner in Sud Africa, mantenere e sviluppare la cultura e l'economia Afrikaaner e raggiungere il controllo del governo sud africano. Nata come organizzazione culturale, nel corso degli anni '30 l'AB si attivò anche politicamente, creando, per esempio, varie organizzazioni pubbliche -come la Federasie van Afrikaanse Kultuurvereniginge (FAK, "Federazione delle Associazioni culturali Afrikaaner")- che diffondevano all'esterno il messaggio culturale e politico dell'AB. L'AB rimase comunque più una sorta di "società segreta" che non un vero movimento politico. I membri dell'AB ebbero un ruolo dominante nel 1934 all'interno del partito di D.F. Malan (vedi nota 42) e nel 1938, all'epoca del centenario del Great Trek, favorendo lo sviluppo del nazionalismo Afrikaaner e collaborando alla nascita sia dell'Ossewabrandwag che della Reddingdaadbond, organismo che puntava al miglioramento delle condizioni economiche degli Afrikaaner più poveri. L'influenza dell'AB aumentò sensibilmente durante gli anni della II Guerra mondiale, e nel 1947 raggiunse il controllo del SABRA (il South African Bureau of Racial Affairs) che sviluppò il principio della segregazione razziale totale. Secondo molte fonti, tutti Primi Ministri e i Presidenti sud-africani dal 1948 alla fine dell'Apartheid -1994- sono stati membri dell'Afrikaner Broederbond.
28 Il Transvaal oggi, purtroppo, non esiste più. Il suo territorio, dal 1994, è diviso fra varie province (Gauteng, Limpopo, eccetera). La terra "oltre il fiume Vaal" -da qui il nome- fu colonizzato dai Boeri negli anni '30 e '40 dell'800, nella migrazione che diede vita al Great Trek. Divenne provincia del Sud Africa nel 1910 (vedi nota 41).
29 In inglese "Orange Free State", attualmente provincia del Sud Africa col nome di "Free State". Già Repubblica indipendente nella seconda metà del XIX secolo, creata dai coloni boeri (i mitici Voortrekker) dopo la loro partenza dalla Cape Province, dominata dagli inglesi (la migrazione prese il nome di Great Trek). La Repubblica fu annessa all'Impero britannico nel 1848. La capitale dell'Orange Free State è Bloemfontein.
30 I membri del gruppo prestavano un “blood oath” (giuramento di sangue): “Tutta la mia lotta e i miei sforzi sono tesi alla libertà e all'indipendenza del popolo Afrikaaner del Sud Africa e per l'edificazione di uno Stato Nazionalsocialista in conformità con gli ideali di Adolf Hitler”.
31 Gli Stormjaers (in Afrikaans, "truppe d'assalto") erano l'elite politico-militare dell'Ossewabrandwag. Per tutta la durata della II Guerra mondiale molti di loro compirono azioni di sabotaggio anti-inglesi e tantissimi finirono nei campi di concentramento britannici.
32 Circolarono voci sulla responsabilità di van Rensburg, il leader dell’O.B., quale autore della delazione.
33 Anche sull'importo della taglia chi scrive non ha notizie certe. Il Rand, infatti, è la valuta legale del Sud Africa dal 1961, anno della nascita della Repubblica (oggi 1 Rand vale 0.1081 Euro), ma all'epoca dei fatti la valuta legale era la South African pound (sterlina sud-africana), equivalente -per valore- a quella inglese.
34 Molto probabilmente tradito da uno dei membri del suo gruppo.
35 Quotidiano in lingua inglese di Johannesburg, nato nel 1902 e chiuso nel 1985, molto attivo contro l'Apartheid.
36 “Annientato il gruppo Leibbrandt”.
37 Saluto al quale risposero allo stesso modo molti degli spettatori presenti.
38 “Do il benvenuto alla morte”.
39 Jan Christiaan Smuts (24 maggio 1870 - 11 settembre 1950), Primo Ministro dell'Unione Sud africana dal 1919 al 1924 e dal 1939 al 1948. In tempi diversi ebbe anche gli incarichi di Ministro della Difesa, dell'Interno, degli Esteri, della Giustizia e delle Finanze. Fu Field Marshal dell’esercito britannico sia nella Prima che nella Seconda Guerra mondiale. Leader del South African Party dal 1919 al 1934 e dell'United Party , in cui il primo confluì, dal 1939 al 1950. Durante la Seconda Guerra boera guidò i commandos del Transvaal. Nella I Guerra mondiale guidò l'esercitò sud-africano contro la Germania, conquistando l'Africa del Sud-Ovest (oggi Namibia), allora colonia tedesca. Dal 1917 al 1919, membro del British War Cabinet, colloborò alla creazione della Royal Air Force. Nella II Guerra mondiale fece parte dell'Imperial War Cabinet sotto Winston Churchill. Fu anche uno degli ideatori e promotori sia della Lega delle Nazioni che delle Nazioni Unite. Di quest'ultime scrisse il preambolo dello Statuto costitutivo. Come Primo Ministro si oppose alla maggioranza degli Afrikaaner che intendevano mantenere lo status dell'Apartheid che, de facto, era stato in vigore negli anni della guerra. Costituì e sostenne la Commissione Fagan, che patrocinava l'abbandono di qualsiasi segregazione in Sud Africa. Questo fu uno dei motivi per cui, nel 1948, perse le elezioni a favore del National Party, prima di poter rendere effettivi i suggerimenti della Commissione. Morì nel 1950, giusto l'anno in cui l'Apartheid fu attuato de jure. Quel che più interessa, comunque, è che nel 1939, quando l'allora Primo Ministro sud-africano, James Barry Munnik Hertzog, decise di mantenersi neutrale nei confronti del III Reich, Smuts ed altri maggiorenti del Partito lo costrinsero alle dimissioni e lo stesso Smuts ne prese il posto. Smuts, amico personale di Churchill, condusse il Sud Africa a fianco degli Alleati, nonostante le fortissime resistenze interne. Per avere un'idea della fiducia britannica nei suoi confronti si pensi che, fin dal 1940, esisteva un progetto di Sir John Colville, il segretario di Churchill, approvato da re Giorgio VI, che prevedeva la nomina di Smuts a Primo Ministro britannico in caso di morte o incapacità di W. Churchill. Grande fautore della creazione dello Stato d'Israele, negli anni '30 si espresse di frequente contro l'anti-semitismo. Riconoscenti, nel 1932 gli ebrei gli dedicarono un kibbutz in Israele.
40 La definizione è dello stesso Smuts.
41 Le Guerre Anglo-Boere furono due. Il primo conflitto che oppose gli inglesi ai Boeri del Transvaal (noto anche come Guerra del Transvaal) fu combattuto dal 16 dicembre 1880 al 23 marzo 1881. Si giunse allo scontro in seguito all'annessione della Repubblica del Transvaal, da parte dei britannici, nel 1877. Gli inglesi in seguito consolidarono il proprio potere sulla maggior parte delle colonie del Sud Africa nel 1879, dopo la Guerra contro gli Zulu. I Boeri protestarono e quindi, nel 1880, si rivoltarono dichiarando -il 16 dicembre- l'indipendenza del Transvaal dalla Gran Bretagna. I primi scontri avvennero proprio nella città di, Potchefstroom, dove, nel 1913, nacque Leibbrandt. La guerra vide di fronte i commandos boeri i cui uomini vestivano gli abiti da contadini, color cachi, conoscevano perfettamente il territorio, erano tutti ottimi tiratori e cavalieri, agivano con rapidità e segretezza e con tattiche non-convenzionali contro le truppe britanniche con le uniformi di color rosso scarlatto – quindi degli ottimi bersagli-, disciplinate e inquadrate. Un altro dei loro indubbi vantaggi era costituito dal fatto che usassero ampiamente dei fucili a retrocarica, cosa che permetteva loro di sparare da posizione prona e non essere, quindi, un facile bersaglio degli inglesi. Di questa guerra ci piace ricordare la battaglia di Majuba Hill -27 febbraio 1881-, quando le forze Boere presero d'assalto la collina e misero in precipitosa fuga gli inglesi, uccidendo il comandante generale della Natal Field Force, il Major-General Sir George Pomeroy Colley. Il Primo Ministro britannico dell'epoca, William Gladstone, resosi conto che la guerra era perduta, si decise a firmare una tregua il 6 marzo ed un trattato di pace il 23 marzo del 1881. I Boeri avevano ottenuto l'autogoverno del Transvaal. * La Seconda Guerra Boera è nota anche come Tweede Vryheidsoorlog (Seconda Guerra d'Indipendenza). Fu combattuta fra il 1° ottobre 1899 e il 31 maggio 1902 fra l'Impero britannico e le repubbliche indipendenti boere dell'Orange Free State (cfr. nota 29) e del Transvaal. Dopo una guerra senza esclusione di colpi le due Repubbliche, sconfitte, furono assorbite dall'Impero britannico. Narrare le vicende dell'eroica resistenza boera, in questo contesto, è obiettivamente superfluo. Ci limitiamo quindi solo a qualche dato. La II Guerra Anglo-boera costò la vita a 22.000 soldati britannici -dei quali oltre 14.000 vittime di malattie-, a circa 7.000 soldati Boeri e ad oltre 28.000 civili Afrikaaner. Ma questa guerra è tristemente nota per l'invenzione, da parte inglese, dei campi di concentramento riservati ai Boeri, sia prigionieri di guerra che civili. I campi nacquero ufficialmente -con l'abituale perfidia britannica come campi per "rifugiati". In realtà i rifugiati erano vecchi, donne e bambini boeri cui gli inglesi avevano incendiato le fattorie. Tale pratica (la "scorched earth policy", tattica della terra bruciata) fu teorizzata e praticata fin dall'inizio per ordine del comandante delle truppe britanniche, Lord Kitchener, e quindi le famiglie dei combattenti Boeri -dopo la distruzione delle fattorie- erano avviate a forza nei "campi per rifugiati". Il “sistema concentrazionario” britannico fu di dimensioni colossali, per l'epoca. I campi per i Boeri furono 45 in tutto ed ospitarono quasi esclusivamente civili, in quanto i prigionieri di guerra -25.630 dei 28.000 totali – furono addirittura mandati oltreoceano (Sant'Elena, Ceylon, Bermuda, India, eccetera). Altri 64 campi di concentramento furono destinati ai negri che vivevano nelle due Repubbliche boere, che, pur non ostili ai britannici, fornivano mano d'opera e supporto ai combattenti Boeri. Le condizioni dei campi erano terribili: alle famiglie -mogli e figli- di coloro che ancora combattevano veniva riservata metà della già insufficiente razione di cibo; non vi erano controlli medici, nessuna igiene. A fine guerra si stabilì che nei campi britannici fossero morti 27.927 boeri (di cui 22.074 bambini sotto i 16 anni) e 14.154 negri, di fame, malattie -morbillo, tifo e dissenteria-, assideramento. Ma queste sono fonti ufficiali inglesi: nessuno sa con precisione quanti Boeri siano morti nei campi britannici. Facciamo solo notare un dato: il numero ufficiale dei negri morti nei 64 campi loro riservati fu di 14.154, secondo gli inglesi; in successive ricerche si giunse alla cifra di 20.000 morti, ma neppure questo numero è certo...e per i Boeri? Sull'argomento si consiglia: "La guerra anglo-boera", di Thomas Pakenham, Milano, Rizzoli editore, 1982, 730 pagine; ed anche il bel film australiano di Bruce Beresford, "Breaker Morant" del 1980, con Edward Woodward, Jack Thompson e Bryan Brown.
42 Il Nasionale Party (o, National Party, in inglese), governò il Sud Africa dal 4 giugno 1948 al 9 maggio 1994. Fu sciolto nel 2005. Fondato a Bloemfontein nel 1914 da nazionalisti Afrikaaner, subito dopo la nascita dell'Unione Sud africana, andò al potere per la prima volta nel 1924, con J.B.M. Hertzog quale Primo Ministro. Capisaldi del partito erano l'Apartheid, la costituzione della Repubblica indipendente e la difesa della cultura Afrikaaner. Nel 1934 Hertzog accettò una fusione del partito col rivale South African Party di Jan Smuts, operazione che condusse alla nascita dello United Party ma anche all'allontanamento degli elementi più radicali, i quali, guidati da Daniel François Malan (vedi nota 48), crearono il Gesuiwerde Nasionale Party (Purified National Party, in inglese). Questi ultimi, strenui oppositori della partecipazione del Sud Africa alla II Guerra mondiale, si riunificarono con gli elementi che avevano accettato la collaborazione con Smuts e diedero vita, infine, all’Herenigde Nasionale Party (Reunited National Party, in inglese), che nel 1948 sconfisse lo stesso Smuts e governò il Sud Africa fino all’era “democratica” di Mandela.
43 Oltre a Leibbrandt erano ancora incarcerati -e quindi beneficiarono della grazia- Visser, Van Blerk, Holm (il sudafricano che trasmetteva dalla Radio tedesca in Germania, come Lord Haw-Haw), Strauss, e Pienaar che era in carcere per alto tradimento commesso in Germania. Il provvedimento fu fortemente voluto dal Nasionale Party ed in particolare dal Ministro della Giustizia, C.R. Swart.
44 Evidentemente in onore del Generale Otto Ernst Remer.
45 Si provi a leggere il nome alla rovescia…
46 La capitale del Namaqualand.
47 Al City Hall di Pretoria il primo ed a Bloemfontein il secondo.
48 Daniel François Malan (22 maggio 1874 - 7 febbraio 1959), nato a Riebeek-Wes, nella Provincia del Capo, si laureò al Victoria College (che divenne in seguito la nota Università Stellenbosch). Nel 1905 ottenne il Dottorato in Teologia all'Università di Utrecht e fu ordinato ministro della Chiesa Riformata Olandese. Ardente sostenitore dell'Afrikaans, la lingua dei Boeri, stretta fra l'olandese e i tentativi di assimilazione dell'inglese, viaggiò a lungo come missionario in Sud Africa, nel Congo belga e in Rhodesia. Entrato in politica col Nazionale Party (vedi nota 42), fu il primo direttore del Die Burger, il giornale del partito particolarmente vicino alla causa nazionalista Afrikaaner. Eletto in Parlamento per la prima volta nel 1918, divenne anche membro dell'Afrikaner Broederbond (vedi nota 27). Fu Ministro dell'Interno nel 1924 e successivamente dell'Istruzione e della Sanità. Nel 1925 fu in prima linea nella campagna per la sostituzione dell'olandese con l'Afrikaans nel testo della Costituzione. Fervente nazionalista e sostenitore dell'Apartheid, nel 1934, quando nacque l'United Party -dalla fusione fra il National Party di Hertzog e il rivale South African Party di Jan Smuts- vi si oppose strenuamente e con altri 19 parlamentari costituì il Purified National Party che guidò, all'opposizione, per i successivi 14 anni. Fieramente avverso alla partecipazione del Sud Africa alla II Guerra mondiale con gli anglo-americani, la sua popolarità crebbe in modo esponenziale, fino al 1948 quando, riunite le forze nazionaliste nell'HNP (vedi nota 42), sconfisse Smuts. Durante il suo Governo, durato sei anni e mezzo, nacque ufficialmente la politica dell'Apartheid. Malan si ritirò nel 1954, ad 80 anni. Morì a Môrewag, la sua casa a Stellenbosch, dove oggi esiste ancora il “D.F. Malan Gedenksentrum”, un centro commemorativo -coi suoi scritti e documenti-, che è parte integrante dell'Università Stellenbosch.
49 Hendrik Frensch Verwoerd (8 settembre 1901 - 6 settembre 1966), nato ad Amsterdam, giunse in Sud Africa con la famiglia all'età di due anni. Si laureò in psicologia all'Università Stellenbosch nel 1924 col massimo dei voti. Fu discepolo del dottor Eugen Fischer, il teorico tedesco dell'igiene razziale, quando, dal 1925 al 1927 si recò in Germania per studiare alle Università di Amburgo, Berlino e Lipsia. Proseguì quindi gli studi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, pubblicando inoltre importanti lavori scientifici. Membro del Nasionale Party, Verwoerd fu Primo Ministro dal 1958 fino al suo assassinio, nel 1966. Durante il suo mandato il Sud Africa cessò di essere un Commonwealth realm, con la denominazione di Union of South Africa, per divenire, nel 1961, la Republic of South Africa e ciò grazie anche al lavoro dello stesso Verwoerd, le cui antipatie per la Corona britannica erano ben note. I più significati provvedimenti legislativi relativi all'Apartheid furono introdotti dal Governo Verwoerd; fra questi si ricordano: The Promotion of Black Self-Government Act (1958) –che prevedeva l'istituzione di homelands separate per i negri-; The Extension of University Education Act (1959) –sulle Università separate per bianchi, negri e indiani-; il Bantu Investment Corporation Act (1959). Sulle motivazioni dell'assassino di Verwoerd a tutt'oggi non c'è molta chiarezza. L'omicida, Dimitri Tsafendas, un impiegato del Parlamento, pugnalò a morte Verwoerd nella sede dell'House of Assembly sudafricana e sfuggì alla condanna a morte in quanto giudicato insano di mente.
50 Fronte di Difesa Anti-comunista.
51 Sud Africa risvegliati!
52 “Nessuna misericordia”. Il titolo è evidentemente ripreso dalla risposta di Robey al giudice al termine del suo processo.
53 Strydom, Hans, "For Volk and Fuhrer: Robey Leibbrandt & operation Weissdorn", Jonathan Ball Publishers, Johannesburg, 1982, pagine 281, illustrato.
54 Regia di Manie Van Rensburg, prodotto da Malcolm Kohll.