La marcia ideale sul mondo. Intervista con Tomas Carini Stampa

La marcia ideale sul mondo della Civiltà fascista. Intervista con Tomas Carini

a cura di Francesco Algisi

 

smf  È in uscita, per i tipi dell’editore Novantico, la ristampa anastatica del volume di Niccolò Giani intitolato La marcia ideale sul mondo della Civiltà fascista. Ne abbiamo parlato con il curatore, Tomas Carini, autore del saggio Niccolò Giani e la Scuola di Mistica Fascista (Mursia, 2009), che verrà presentato il 26 novembre 2010 presso la Fondazione Ugo Spirito di Roma. Il 27 novembre p.v., inoltre, Carini parteciperà a un incontro promosso dall'Associazione Raido (Roma) sul tema Mistica della Rivoluzione fascista.

  Dottor Carini, perché viene ripubblicato oggi, a quasi ottant’anni dalla prima edizione, il libro di Giani?

  La marcia ideale - il primo quaderno della Scuola di Mistica fascista, pubblicato nel 1933 - è il primo scritto organico di Giani, una sorta di manifesto programmatico. Vi si trovano la definizione di Mistica fascista, l’analisi del ruolo attribuito a un’avanguardia di credenti nel fascismo come religione civile, l’individuazione del nemico, l’esaltazione della missione italiana di affermazione sul mondo grazie agli ideali proposti dal fascismo. Oggi viene ripubblicato per iniziativa dell’editore Novantico, che ho conosciuto a una presentazione a Torino, prima che mi consegnassero il II Premio Pannunzio. Ho risposto con entusiasmo alla proposta perché, dopo l’uscita nel 2009 del mio libro intitolato Niccolò Giani e la Scuola di Mistica fascista (1930-1943), intorno a Giani riscontro veramente molta attenzione. La Marcia ideale è un’altra buona occasione per affrontare il pensiero di Giani in quanto rappresentante di una generazione spezzata dai tremendi eventi degli anni Trenta e Quaranta. Su quegli uomini, a prescindere dalle loro scelte, è stato scritto di tutto, pro e contra. Chissà perché, ci si è dimenticati di ascoltare la voce di alcuni di quelli che nel fascismo credevano davvero, come Giani, che per questo aveva creato la Scuola di Mistica fascista. Lo studio permette di conoscere un mondo che, tranne qualche raro caso, è stato finora escluso dalla storia. Ma se si vuole conoscere il fascismo, tutto il fascismo, è fondamentale sapere chi furono Giani e i mistici perché costituivano “il” progetto per antonomasia del regime. Tale progetto, da attribuire quasi interamente a Giani, era la creazione dei dirigenti della nuova Italia. Ecco perché è importante questo quaderno: è uno strumento di conoscenza per aggiungere un tassello importante al mosaico che rappresenta il fascismo.

  Quali sono le peculiarità di quest’opera?

  La marcia ideale è un discorso sintetico, semplice, in parte ingenuo, frutto del lavoro di Giani presso la Scuola. Sembra evidente la presenza di un intento pedagogico-formativo per incidere sul carattere e la personalità degli allievi, nell’ottica di preparare gli uomini che nel domani avrebbero incarnato le parole d’ordine del regime. Un’élite di idealisti pronti a tutto per difendere la propria appartenenza all’Italia. La marcia ideale dà l’impressione di essere una sorta di manuale, un agile testo sempre pronto per la consultazione dei principi cardine dell’ideologia fascista nella versione mistica. Sono spiegati i motivi che animano la lotta contro tutte le ideologie materialistiche secondo lo schema Rivoluzione francese-liberalismo-democrazia-socialismo-comunismo. Giani vuole dimostrare che il fascismo è la soluzione per tutti i mali dell’epoca: lo Stato non deve essere un peso per i cittadini, ma è l’incarnazione della volontà di un popolo che crede in se stesso, che ama il suo paese e che per difenderlo sarebbe disposto a qualsiasi sacrificio. Non solo, quindi, cambia la concezione dello Stato, ma viene proposto anche un nuovo modello umano perché gli uomini hanno dei doveri prima che diritti. Come si vede, la prospettiva rispetto all’oggi è completamente ribaltata. La vera peculiarità è la prima comparsa del termine mistica in un testo organico e non solo un articolo come era avvenuto fino a quel momento. Giani dà forma alla sua intuizione per spiegare in cosa consista la mistica e a cosa serva, quali sono i principi che la caratterizzano. Dallo scritto emerge un Giani acerbo, che ama le contrapposizioni frontali e che non ha grande sensibilità per le sfumature. In un testo successivo, intitolato La dottrina del fascismo, del 1937, l’autore aggiungerà organicità al suo pensiero, per poi renderlo completo in Perché siamo mistici del 1940, alle soglie della Seconda guerra mondiale. Solo in quest’ultima sede il fideismo sarà totale.

  Che cosa intendeva Giani con l’espressione “marcia ideale sul mondo” che dà il titolo al volume?

  Con questa espressione Giani intendeva il percorso espansivo del modello ideologico fascista e cioè statale, sociale, antropologico. Non solo una dottrina politica come le altre ma, dal suo punto di vista, una Weltanschauung totalitaria che avrebbe investito il cittadino in ogni aspetto della sua esistenza. La Mistica fascista doveva essere la forza centripeta creatrice della comunità organica, forte e coesa, vincente nella propria consapevolezza e nell’influenza ideale che avrebbe esercitato sugli altri popoli. In altre parole, un fascismo internazionalista nel modello da esportare, ma nazionalista nel recupero dei valori peculiari di ogni popolo che avrebbe abbracciato questo modello.

  In questo scritto, si sente l’influenza di qualche autore in particolare?

  Per la definizione di mistica Giani si richiama a Louis Rougier, un pensatore francese antirazionalista ed anticristiano. Questo aspetto rivela a mio giudizio una contraddizione insanabile, perché i mistici ritenevano sbagliato lo studio di fonti di pensiero estere. Ciò alla luce anche dell’anticristianesimo di Rougier, mentre i mistici, nell’esaltazione di tutto ciò che fosse sorto in Italia, celebravano il Cristianesimo in quanto continuazione spirituale dell’Impero romano. Riecheggiano poi tematiche prese in prestito da Pareto per la teoria delle élite. C’è un richiamo ad alcune tematiche tipiche del romanticismo nel proporre un modello antropologico essenzialmente fondato sul volontarismo fideistico ed attivistico. In tal senso mi pare che sullo sfondo riecheggino tracce dell’idealismo magico di Novalis. Poi il “vivere pericolosamente” di Nietzsche, lo “slancio vitale” e l’intuizionismo di Bergson, il valore operativo delle idee del pragmatismo di James. Fanno capolino anche l’Unico di Stirner, poi Le Bon, Sorel, Gentile. I mistici consideravano però Mussolini l’unica fonte della Scuola. Diventa perciò importante analizzare quelle fonti giunte ai mistici attraverso il filtro del Capo del governo. Senza dimenticare ovviamente il fratello Arnaldo che fu il grande sostenitore di Giani e della Scuola fino alla morte del 1931 e che ad essa diede un grande impulso religioso.

  Nel saggio introduttivo che precede il testo di Giani, lei parla della presenza, all’interno della Scuola di Mistica Fascista, di una “corrente neopagana” che aveva come punto di riferimento Julius Evola. Chi erano i rappresentanti di tale corrente?

  Si tratta certamente di una corrente minoritaria all’interno del panorama culturale dell’epoca che, nonostante le intenzioni, non riuscì a “indirizzare” il regime. L’analisi delle tematiche espresse da questa corrente è piuttosto complessa e spinosa. Per correttezza preferirei rimandare al più importante studio uscito finora sull’argomento, dal titolo Esoterismo e fascismo. È del 2006.

  Lei scrive anche che, sul tema del rapporto tra religione e politica, la posizione dei mistici fascisti non fu unanime. Quale atteggiamento adottò Giani su questo punto?

  Giani puntava all’unità e alla coesione. La religione era considerata un aspetto importante dell’esistenza umana, ma privata. La politica riguardava invece la sfera pubblica, che era più importante di quella privata. Da questo punto di vista la religione rimaneva più “pura”, mentre la politica assumeva una connotazione religiosa che l’avrebbe trasformata e consegnata al regno del fideismo, il che in politica è molto pericoloso. L’individuo doveva sottomettersi allo Stato, che prevaleva anche sulla famiglia. La patria veniva prima di tutto.

  Come spiega la presenza di correnti – ancorché non ufficiali – in una Scuola che si voleva totalitaria per definizione?

  Mi sembra più che normale. Giani non era un despota ma un intellettuale dinamico. Giornalista, professore universitario, direttore di un quotidiano come Cronaca prealpina, promotore culturale, ma anche volontario in Africa orientale. Amava conoscere gli altri e scambiare opinioni. Passava le giornate all’Università di Pavia e presso la sede della Scuola di Mistica, che erano piene di ragazzi che amava motivare per costruire se stessi. E la discussione presupponeva la libertà di pensiero: quando ciò avviene, solitamente si hanno opinioni diverse che vengono quindi messe a confronto. In questo contesto, le correnti sono comprensibili. Anche quando ci si proclama razzisti e totalitari. Per Giani il totalitarismo era un metodo, una scatola vuota da riempire con la parola Italia.

  La stesura dell’Introduzione le ha offerto l’opportunità di passare in rassegna i più recenti studi dedicati alla Mistica fascista. Il bilancio che ne offre non sembra entusiasmante…

  In Italia oggi la Scuola di Mistica fascista viene in gran parte esaltata o condannata in blocco. Ci sono poi studi ben fatti. Hanno però il difetto di essere isolati, di non chiedere la “linea”, se così si può dire, per mettersi in comunicazione con gli altri. Si nutrono di se stessi. Si disinteressano di ciò che fanno gli altri autori che dello stesso argomento si sono occupati. Mi spiace dirlo, ma questo mi sembra il quadro. Il punto è che il dibattito si arena e la discussione, spesso artefatta, si concretizza soltanto tra chi appartiene allo stesso “schieramento”. A me, invece, interessa studiare la struttura, lo stile, la qualità delle argomentazioni dei miei predecessori. E anche di chi se ne occupa in seguito. A prescindere dall’appartenenza. Solo in questo modo mi sento libero di esprimere il mio pensiero. Riconosco che sono costretto a sbattere la faccia contro molti muri perché un atteggiamento come il mio fa paura. Destabilizza. Rompe la mentalità corrente che è sostanzialmente poco innovativa ed esclusivamente attenta alla conservazione di un’interpretazione della storia in gran parte costruita a tavolino e quindi poco vera. Certamente è più faticoso essere sempre informati e cercare di conoscere gli altri autori, che ovviamente stanno sulla difensiva, ma fino ad adesso non ho ancora trovato motivi validi per abbandonare questa pratica che mi sembra la più elevata qualitativamente e la più seria in sede storiografica. Spero di trovare presto i motivi che mi faranno cambiare idea.

  Come interpreta l’interesse che sta riscontrando il tema della Mistica fascista, testimoniato dalle svariate pubblicazioni uscite negli ultimi anni su tale argomento?

  Mi sembra un interesse del tutto normale, sia per i gruppi “di destra” che a quell’esperienza si ispirano, seguendo un ragionamento che non approvo, sia per tutti coloro che sono ancora oggi stupiti dell’esistenza di un istituto con un nome così particolare come la Scuola di Mistica fascista. Ovviamente, ai primi rispondono gli intellettuali “di sinistra”, che nella maggior parte dei casi non leggono nemmeno i testi e infatti li citano in modo scorretto e pretendono di giudicare ciò che non hanno nemmeno capito. Giani e i mistici rappresentano un mondo opposto ma parallelo al nostro, che comunque appartiene alla storia italiana, come se fosse il lato nascosto della luna, quello che non si vede mai, che sappiamo essere esistito, ma del quale quasi non vi sono più tracce perché la cancellazione è stata organizzata e sistematica. Piuttosto, è significativo che l’interesse si sia attivato solo oggi. Si viene poi a sapere che questo mondo aveva largo consenso e muoveva le persone a mobilitarsi, in molti casi anche a compiere gesta eroiche. È inutile piegare la spiegazione di quel consenso al solito ritornello della costrizione e della violenza del regime. La guerra è un altro forte richiamo dell’epoca. Le due guerre mondiali furono eventi apocalittici che modificarono per sempre l’esistente e che lasciarono un segno incancellabile negli uomini che parteciparono a quegli eventi. L’immaginario collettivo subì una metamorfosi radicale. Quell’immaginario non può essere rimosso dalla nostra storia perché ci appartiene. Anche se non ci piace. Con il suo crollo sono state poste le basi del nostro mondo. Per sapere chi siamo e da dove veniamo, ci serve conoscere il fascismo e la Scuola di Mistica fascista come sua mancata propaggine ideologica proiettata nel futuro. Bisogna anche evidenziare un altro aspetto che ha aiutato a stimolare l’interesse nei confronti di Giani e della Scuola di Mistica fascista. E cioè gli anniversari, che sicuramente costituiscono un richiamo importante: il 2009 è stato l’anno del centenario di Giani, il 2010 è l’ottantesimo anniversario della fondazione della Scuola e il settantesimo dell’importante convegno del febbraio 1940, il 14 marzo 2011 la ricorrenza del settantesimo anniversario della morte di Giani. Come hanno dichiarato recentemente Massimo Fini e Stefano Zecchi in un incontro a Milano, dal titolo Intelligenze scomode del Novecento e presentato da Luca Gallesi, il secolo da poco terminato è stato denso di passione, di grandi sacrifici e di tragedie. Oggi le tragedie sono diventate silenziose, lontane, al più raccontate in televisione. L’indifferenza è uno dei mali del tempo presente. Al di là di ogni nazionalismo, dal quale prendo le distanze, di Niccolò Giani presento La Marcia ideale sul mondo della civiltà fascista, che illustra le ragioni dei nostri “nemici”. Potrebbero aiutarci a conoscere noi stessi e a progettare con più consapevolezza il nostro futuro.

 

23 novembre 2010

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