L’agro romano e l’“altera forma” di Roma antica Stampa
Scritto da Piero Maria Lugli   
Lunedì 17 Settembre 2007 16:46

Piero Maria Lugli

L’agro romano e l’“altera forma” di Roma antica

Gangemi Editore, pagg.110, Euro 18,00

 

lugli-agro-romano.jpg   IL LIBRO – L’Autore, dopo l’esperienza della individuazione degli allineamenti nascosti nella topografia di Roma antica e della ricostruzione della “altera forma urbis” della città, allarga l’orizzonte all’“ager romanus” e ne definisce la storia in relazione al costruirsi nel tempo della Campagna romana, nei suoi limiti e nei suoi caratteri. Delinea così i confini del pomerio urbano della Roma primitiva, costituito dai quinti migli (per lo più segnati da momenti importanti, come il tempo della dea Dia, quello del dio Terminus o le “fossae Cluiliae”) delle strade che si dipartivano a raggiera da essa, e ne ricostruisce le ragioni (la distanza di cinque miglia corrispondeva al percorso di due ore a piedi dalla città) e le vicende in relazione alle trasformazioni dell’ordinamento agricolo, dopo il lungo abbandono di quello antico e le bonifiche degli anni Trenta; per giungere infine allo sviluppo urbano contemporaneo, che ha definitivamente cambiato il volto della Campagna romana trasformandola in quella che oggi vediamo: una distesa edilizia.

 

  DAL TESTO – “Il quadro dell’insediamento nel territorio dell’agro romano arcaico ci permette dunque di ipotizzare la presenza di almeno una trentina di località abitate permanentemente; grande importanza nello sviluppo di questo territorio ebbe fin dalle origini degli insediamenti stabili il Tevere. L’Aniene (che raccoglieva anche le provenienze della valle del Sacco) e il Tevere confluendo poco a nord di Roma costituivano infatti un’importante via d’acqua per raggiungere il mare dai territori interni dell’Etruria, della Sabina e del Frusinate. Lungo la valle del Tevere, ricca di pascoli e d’acqua, potevano spostarsi le mandrie e le greggi, e sul fiume potevano essere trasportati materiali e prodotti di scambio. È quindi naturale che la valle del Tevere costituisse un comodo percorso utilizzato per gli spostamenti delle popolazioni del Nord, del Sud e dell’interno dell’Italia e che presso l’isola Tiberina, luogo di facile attraversamento, si formasse tra il IX e l’VIII secolo a.C. un mercato. L’area romana venne a trovarsi così nel punto di confluenza di tre grandi bacini culturali: quello di tipo essenzialmente minerario e industriale insediato a Nord; quello etrusco, quello autoctono locale di tipo essenzialmente silvopastorale insediato a Est e quello greco-campano, di tipo essenzialmente agricolo insediato a Sud”.

 

  INDICE DELL’OPERA – Premessa – Capitolo primo. INVENZIONI TOPOGRAFICHE SU ROMA ANTICA – Capitolo secondo. L’“AGER ROMANUS ANTIQUUS” E IL RACCORDO DEI QUINTI MIGLI – Capitolo terzo. ROMA E IL SUO TERRITORIO: URBE, SUBURBIO, AGRO E CAMPAGNA ROMANA – Capitolo quarto. LE ORIGINI, LA FORMAZIONE E LE MODIFICAZIONI DELL’AGRO ROMANO ANTICO – Capitolo quinto. LE STRADE E LA LORO MILIAZIONE – Capitolo sesto. IL LUNGO ABBANDONO E LE BONIFICHE – Capitolo settimo. LE PRIME INFRASTRUTTURE E IL LENTO RECUPERO – Capitolo ottavo. L’URBANIZZAZIONE DELL’AGRO ROMANO – Conclusioni. ROMA E L’HINTERLAND: CORRISPONDENZE E ALLINEAMENTI – Appendice