Si può discutere serenamente e democraticamente con il mondo ebraico? Stampa E-mail
Scritto da Giovanni d’Angelo   
Giovedì 13 Maggio 2010 14:40

Si può discutere serenamente e democraticamente con il mondo ebraico?

 

  Questo articolo ci è stato gentilmente inviato dal Prof. Giovanni d'Angelo. Scritto nell'aprile 2004, esso venne censurato dalla rivista trimestrale Riscontri. Lo sottoponiamo all'attenzione dei lettori, precisando che le opinioni ivi espresse non impegnano la Redazione di "Archivio storico", la quale, con la pubblicazione dello stesso, intende semplicemente salvaguardare il diritto alla libertà di espressione. La nostra rivista telematica si rende, comunque, disponibile a pubblicare eventuali risposte (e/o rilievi critici oggettivi) allo scritto del Prof. d'Angelo. 

La Redazione

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rigg_soldati  Quanto vado a scrivere non sono opinioni soggettivamente derivate ma considerazioni basate su fatti oggettivamente rilevati e rilevabili.

  Parto da una premessa. Si sostenne e si è sempre sostenuto che l'ultima guerra mondiale fu combattuta e vinta dagli Alleati anche per riportare nel mondo, particolarmente in Europa, la libertà di opinione, pensiero e parola. Ora appare evidente da molti e ripetuti fatti che tale libertà incontra e accetta una sola eccezione: ebraismo, sionismo, giudaismo e olocausto (Shoah). Si aggiunga anche: "israelismo".

  Su tutto ciò non è ammessa alcuna libertà, o quantomeno possibilità, di espressione, opinione e men che meno discussione. La Shoah, dolorosissimo evento storico, è stato elevato a dogma, in un'epoca in cui a partire dal Concilio Vaticano II nemmeno la Chiesa cattolica impone più dogmi. Altrettanto dogma è  quello della cosiddetta unicità della Shoah. Guai a osare il più che minimo riferimento, se non paragone, al genocidio degli Armeni fra il 1913 e il 1915 a opera dei Turchi(due milioni di sterminati) o al massacro staliniano dei piccoli proprietari contadini russi (Kulaki) che non accettavano la collettivizzazione forzata delle terre (dieci milioni, o giù di li, di sterminati). Su tali dogmi e sulla loro osservanza da parte di qualsiasi essere umano, ovunque egli si trovi, veglia una specie di santa inquisizione ebraica, organizzata internazionalmente, pronta a lanciare anatemi o ad additare al pubblico ludibrio (anche attraverso i media) chiunque intenda avvalersi di quelle libertà restaurate nel 1945. Anche se costui vuole solo puntualizzare dei ”distinguo” e non avventurarsi verso posizioni radicalmente negazioniste.

  Voglio perciò citare fatti che dovrebbero indurre a porsi degli interrogativi come conseguenza di essi.

- Forse non proprio tutti sanno che alcuni esponenti dell'alta gerarchia nazista erano ebrei. Tali erano: A. Rosenberg (ideologo del partito); W.Funk (presidente della Reichsbank); H. Frank (governatore della Polonia occupata); R. Heydrich (detto "il boia", governatore di Boemia e Moravia); A. Eichmann (esecutore della "soluzione finale"). P. J. Goebbels, ministro della Propaganda, era di madre ebrea. Fra quelli di essi che non furono condannati a morte (resa dei conti inevitabile), che non si suicidarono o non persero la vita per vicende belliche (come Heydrich) si registra un fatto anomalo. Funk, condannato all'ergastolo a Norimberga, venne liberato alla chetichella nel 1957, senza nemmeno informarne la stampa internazionale e senza alcun apparente fondato motivo. Perché? È forse superfluo precisare che R. Hess, condannato anch'egli all'ergastolo e dopo alcuni anni caduto gravemente ammalato, non fu mai liberato. Prigioniero in Inghilterra fin dalla primavera del 1941 non aveva commesso crimini particolarmente odiosi. Perché questa difformità di trattamento? Forse perché Funk, a differenza di Hess, era ebreo?

- Nel 2002 è uscito un libro negli Stati Uniti (University Press of Kansas). Titolo: Hitler's Jewish Soldiers - The untold story of Nazi racial laws and men of Jewish descent in the German Military. Autore: Bryan Mark RIGG.

Si dirà: trattasi del solito pazzoide negazionista o quasi. Niente affatto. Il Professor Rigg, attualmente docente di storia militare all'Accademia di West Point, mezzo ebreo per parte di madre, ha militato come volontario nell’Esercito Israeliano. Fino a ora le Organizzazioni ebraiche hanno fatto sì che il libro non venisse tradotto in altre lingue! Il libro indica, con nomi e gradi, che ben circa 150.000 (dicesi centocinquantamila!) furono gli ebrei o quasi ebrei che militarono indisturbati (grazie a decreti di "arianizzazione" firmati da Hit1er stesso, decreti che però non richiedevano una pregressa conversione ad altre denominazioni religiose) nelle forze armate del Terzo Reich. Alcuni di questi fecero addirittura parte delle SS e qualcuno anche della Gestapo! Mi limito ai medi e alti gradi: generale Franz Adlhoch; colonnello Helmut Altman; gen. Wilhelm Behrens; col. Anton Belli von Pino; gen. Ludwig Bieringer; ten. col. medico Ernst Bloch; col. Robert Colli; ammiraglio Bernhard Rogge; capitano di vascello Franz Mendelsshon; capitano di vascello Paul Ascher; capitano Edgar Jacoby; i fratelli generali Johannes e Karl Zukertort; maggiore Richard Borchard; capitano Karl Henle; capitano di fregata Helmut Schmoeckel, comandante del U-Boote 802; col. Felix Bürkner; gen. della Luftwaffe Helmut Wilberg; gen. Werner Maltzahn; gen. Karl Litzmann; capitano Erich Rose. Va poi ricordato il tenente ebreo delle SS Fritz Scherwitz (vero nome: Eleke Sirewiz), responsabile del lager di Leuta presso Riga e del massacro di molti ebrei orientali. Furono attivi collaboratori nella persecuzione degli ebrei anche: Stella Goldschlag (detta "veleno biondo”) e Gunther Abrahamsohn. Per moltissimi di essi i cognomi parlano già di per sé. Inoltre: nella Cancelleria del Führer lavorò graditissimo ed efficientissimo l'ebreo Dottor Leo Killy, sposato a donna mezza ebrea. Niella Gestapo di Berlino operarono ben 15 funzionari e agenti. ebrei. Tutti dati, questi, tratti dal succitato volume.

- Si tengano ora a mente i seguenti particolari. Per tutta l'occupazione tedesca in Francia gli ebrei che contavano, come i Rotschild, i Rosenthal e altri non furono minimamente disturbati, pur vivendo e operando essi alla luce del sole. Perché? È vero, vi fu a Parigi la nota retata al Velo d'Hiver ma si trattava di ebrei affatto abbienti e di poco conto, insomma di piccola gente. Comunque un piccolo particolare, ma significativo, fu, forse volutamente, trascurato al processo di Gerusalemme nel 1961. L'iniziativa di quella retata non partì dai tedeschi ma dalle autorità francesi di Vichy: quando, a fatto compiuto, la relativa lista dei catturati del Velo fu presentata a Eichmann egli si mostrò contrariato e obiettò di non averne dato l'ordine. La confermò poi con la sua firma per intuibili ragioni di convenienza nei rapporti fra tedeschi e francesi collaborazionisti. È vero anche che vi fu persecuzione degli ebrei tedeschi. Ma si osservi bene: al di là delle botte, dei negozi sfasciati, delle leggi razziali del 1935, l'avvio ai campi di sterminio, iniziò solo assai tardi, a guerra inoltrata e a situazione militare tedesca ormai compromessa. Va ricordato che ancora a tutto il 1938 molti ebrei tedeschi facoltosi (come anche molti intellettuali e artisti) poterono lasciare indisturbati o quasi la Germania su transatlantici di linea e con documenti di viaggio regolari rilasciati dalle autorità germaniche.

- Insomma a guardare attentamente si scorge in realtà che l'abominevole sterminio si abbattè quasi solamente sugli ebrei orientali, sugli ebrei slavi e sugli ebrei balcanici. In altre parole sui Kassidim e sugli Askenazi. Scarsi, invece, gli ebrei euro-occidentali o Sefarditi. In Spagna e Portogallo, i dittatori fascisti o fascistoidi Franco e Salazar ne protessero e difesero a migliaia… senza che vi fossero proteste formali da parte di Berlino. I casi di salvataggio operati da Schindler e da Perlasca, se si guarda a fondo, furono, ostacolati in realtà dalle autorità col1aborazioniste locali; le autorità tedesche d'occupazione chiusero un occhio se non tutti e due. Nel caso Perlasca, poi, è semplicemente ridicolo credere veramente che un intero treno pieno d’ebrei potesse lasciare Budapest clandestinamente e clandestinamente attraversare l'Ungheria occidentale ancora occupata senza la tolleranza delle autorità militari e di polizia tedesche: certe storielle lasciamole raccontare alle fiction televisive!

- Da tutto quanto sopra si potrebbe ipotizzare che la Shoah sia stato un regolamento di conti megastorico e definitivo all’interno dell'Ebraismo? Tirate le somme, nello sterminio volarono per aria solo gli "stracci" orientali. Ovviamente si potrebbe chiedere perché proprio loro. Una risposta potrebbe esserci e va cercata negli atti del Primo congresso sionista del 1897, voluto dal capo e ideologo del Sionismo Theodor Herzl. Il congresso volle porre ideologicamente le basi di un futuro Stato nazionale ebraico e il diritto degli ebrei della diaspora a volerlo in Palestina. I delegati degli ebrei euro-orientali si opposero a questo, sostenendo che essi e i loro discendenti mai avrebbero lasciate le loro aree geografiche d'origine; tale opposizione continuò a essere manifestata nei primi tre decenni del Novecento. Un rifiuto, questo, intollerabile per il sionismo internazionale e per la sua ideologia. Un fatto piccolo e ignoto ai più avvenne qualche anno fa negli Stati Uniti: un vecchio rabbino ortodossa si lasciò andare e pubblicamente dichiarò che la Shoah era stata la giusta punizione divina abbattutasi sugli ebrei "impuri" allontanatisi dalla legge di Abramo. Forse la concreta radice della Shoah giace nascosta nelle pieghe recondite della storia stessa dell'Ebraismo d'inizio XX secolo. Dico forse perché nessuno è depositario a priori della Verità. Ma un qualsiasi dibattito sull'argomento è impedito a priori dall'intolleranza delle varie Comunità ebraiche, pronte immediatamente a scagliare, al meglio, l'accusa di antisemitismo o, al peggio, l'accusa di approvare camere a gas e campi di sterminio. Così sull'argomento il dibattito storico e storiografico è bloccato in toto. Lo ha di recente sperimentato il noto storico tedesco Ernst Nolte (non certo sospettabile di simpatie naziste), il quale ha rivendicato il diritto che anche Auschwitz possa "essere discussa" (sic). È scoppiato il finimondo: accusa immediata di antisemitismo e gli organizzatori italiani della conferenza di Nolte a scusarsi con i Rabbini romani.

- Altri fatti sono oggettivamente rilevabili: la sostanziale impunità degli ebrei, almeno in Italia, quando agiscono come gruppo organizzato; l'intolleranza degli ebrei verso quelle iniziative, di qualsiasi natura, ai loro occhi capaci di far scattare in essi il riflesso condizionato oltre ogni limite dell’accusa di antisemitismo, degna in alcuni casi della memoria dell'inquisitore Torquemada; il condizionamento che ormai da oltre un ventennio l'Ebraismo esercita con determinazione sulle gerarchie della Chiesa Cattolica.

- Impunità. La si è vista in occasione della prima sentenza Priebke (di sostanziale assoluzione) emessa nel 1996 dal Tribunale Militare territoriale di Roma. Saputo della sentenza, gruppi di ebrei romani hanno assediato la sede del tribunale, sono penetrati al suo interno danneggiando infissi e suppellettili e bloccando in una saletta attigua all'aula d'udienza presidente, giudici, imputato e  avvocati. Il blocco è durato diverse ore tanto che i malcapitati hanno dovuto orinare in alcune bottiglie dato che perfino i gabinetti erano impediti dai facinorosi. Carabinieri, polizia, vigili del fuoco non hanno mosso un dito per liberare gli assediati, uno dei quali era un ufficiale in uniforme! Vien da sorridere al pensare cosa si sarebbe fatto, detto o scritto se un'azione simile fosse stata messa in atto dai giovanotti di "Forza Nuova". Lo possiamo facilmente immaginare!

Intolleranza.

- Già nel 1991 un giornalista televisivo di Rai2 (di Rai2, non di un canale privato), certo Ottavio Pirrotta, se ne usci, nel corso di una trasmissione, con questa stupefacente dichiarazione: "Gli ebrei hanno ragione anche quando hanno torto" (sic). Nemmeno il defunto Starace era arrivato a tanto! Non vi fu alcuna reazione dai dirigenti televisivi di allora.

- Circa 5 anni fa un preside di scuola media sconsigliò una gita delle classi terze ad Auschwitz perchè troppo a ridosso degli esami di licenza. Avrebbe sconsigliato, la gita anche se programmata per Lisbona (dichiarazione dello stesso preside). La sera stessa in televisione, al TGl(!), Tullia Zevi, Presidente delle Comunità ebraiche italiane, apparve circondata da alcuni robusti giovanotti   con kippà sul capo e col dito levato accusò il povero tapino di antisemitismo e minacciosamente lo ammonì a non riprovarci ancora. Al povero preside a mia memoria, non fu concesso, in barba anche alle norme sull'informazione, il diritto di replica in televisione per far sentire la sua versione del fatto.

- Nel giugno 1997, nella commissione parlamentare d’inchiesta sul comportamento dei parà della Folgore in Somalia fu inclusa Tullia Zevi, che non era nemmeno parlamentare e non vi aveva alcun apparente interesse dato che nei fatti somali non era coinvolto alcun paracadutista di fede ebraica. Scrissi alla "Nazione" una lettera interlocutoria al riguardo e il vicedirettore Piero Magi ebbe il coraggio (ormai si deve usare, purtroppo, questo termine!) di pubblicarla interamente, aggiungendovi di suo una richiesta di spiegazioni. Non mi risulta che qualcuno abbia risposto a tale giustificata richiesta. È perciò proprio azzardato chiedersi e chiedere se l'ebraismo non stia infiltrandosi in campi che non gli competono, fuori dalla legittima eleggibilità parlamentare?

- L'ebraismo non ha mai ammesso e non ammette che la Beata suora Gertrude Stein, d'origine ebraica, martirizzata ad Auschwitz, sia morta da cattolica qual'era al momento del martirio e non da ebrea. Fastidio viene sempre manifestato dall'ebraismo quando viene ricordato che nei Lager morirono anche cattolici, luterani, zingari, omosessuali e perfino (orrore!) una principessa di Casa Savoia sposata a un principe langravio di antiche simpatie hitleriane. Il dogma parareligioso della Unicità appare difeso da una specie di Torquemada redivivo!

- Anni or sono l'apertura di un piccolo convento di suore cattoliche polacche nei pressi dell'ex campo di Auschwitz suscitò una violenta reazione da parte delle Comunità ebraiche locali. Il Vaticano dovette "pentirsi" e chiudere il convento. Simile intolleranza non si registrò nemmeno nei templi scintoisti durante la prima penetrazione europea in Giappone!

- Film The Passion del regista e attore cattolico-tradizionalista Mel Gibson. È scattata subito l'accusa di antisemitismo contro di lui in quanto in un momento del film l’attore che impersona Caifa pronuncia le note parole di maledizione sul popolo ebraico (Matteo 27, 25) per il supposto deicidio, mentre appare sfumata la responsabilità di Pilato. Si noti che l’accusa di antisemitismo è stata lanciata da esponenti delle Comunità ebraiche prima ancora di vedere il film e perfino dopo aver dichiarato di non volerlo nemmeno vedere. Chiasso, minacce, agitazione: alla fine Mel Gibson è costretto a recedere e pur mantenendo la profezia in aramaico la cancella nei sottotitoli in inglese e nelle altre lingue. Così l'evangelista Matteo… non ha mai scritto quello che ha scritto! Ora chiedo: ci si ricorda di consimili reazioni quando uscirono due film offensivi per i cattolici, uno che sosteneva la non verginità della Madonna, e l'altro che mostrava Gesù Cristo voglioso di donne e che amoreggiava con la Maddalena? Io non ricordo alcuna reazione! Comunque i cristiani dovrebbero ricordare che San Paolo nega che gli Ebrei, a causa della messa a morte di Gesù (scelsero Barabba), siano ancora eredi delle promesse bibliche.

- Tempo fa il movimento politico chiamato "Forza Nuova", debitamente autorizzato, ha inaugurato la sua nuova sede a Firenze. Ebbene il presidente della Comunità ebraica di Firenze, Ugo Caffaz, ha chiesto perentoriamente al Sindaco diessino, Leonardo Domenici, di farla chiudere. Il Sindaco, doverosamente, non ha accolto. La richiesta di Caffaz violava gli artt. 17, 21 e 49 della Costituzione ma tant'è i nostri amici ebrei ormai ritengono che la Shoah li ponga al di sopra delle leggi del proprio paese!

- Altrettanto sommovimento si è creato da parte della Comunità ebraica romana per quella che doveva essere la marcia di "Forza Nuova" per la liberazione di Priebke dagli arresti domiciliari. Non entro nel merito della questione Priebke ma se la marcia fosse stata autorizzata gli ebrei romani non avrebbero potuto prevaricare sulla Costituzione (art. 17) cercando d'impedirla. Legittimamente avrebbero potuto fare solo una contro-marcia. Nulla più.

Condizionamento.

- A parte la ritirata vaticana sul caso delle suore polacche di Auschwitz, parrebbe che Giovanni Paolo II nel corso della visione privata del film di Gibson abbia sottolineato la scena di Caifa con le parole “È andata proprio così". Spavento immediato nei Sacri Palazzi! Il portavoce Navarro Vals e qualche cardinale si sono precipitati a smentire, anche se successivamente da altri la frase del Papa è stata confermata. Allora le Comunità ebraiche hanno premuto a che il Papa condannasse The Passion: Giovanni Paolo II non vi ha dato ascolto anzi ha ricevuto in udienza privata l'attore che ha impersonato Gesù, lo ha benedetto e per suo tramite ha anche inviato la sua benedizione a Mel Gibson. Ma io chiedo se è mai possibile andare avanti così!

- Le Comunità ebraiche romane, e non, hanno ostacolato con tutte le loro forze il processo di beatificazione di Papa Pio XII, e di fatto il processo è stato bloccato. Le motivazioni da parte ebraica sono arcinote e purtroppo hanno trovato, malgrado la loro ampiamente provata storica infondatezza, personalità vaticane disposte ad assecondare tali motivazioni. Fu anche esperito da parte delle Comunità ebraiche italiane un tentativo di bloccare la beatificazione di Papa Pio IX: non certo, per fremiti neo-risorgimentali ma ripescando il vetusto e ammuffito caso Mortara. Questo tentativo è andato a vuoto ma vi è qualche ragione per ritenere che la raggiunta beatificazione di Pio IX abbia costituito merce di scambio per bloccare a tempo indeterminato quella di Pio XII.

Alcune considerazioni finali.

  Fino a recentemente si dava per accettato, anche se con evidente malavoglia, di separare la Questione israelo-palestinese da qualsiasi altra considerazione storico-religiosa su ebraismo e sionismo. Ora, sembra, non più. Infatti vi è stata una reazione scomposta dell'Ebraismo internazionale al recente sondaggio (e ai suoi risultati) sulla politica d'Israele, commissionato dall'Unione Europea. Il quesito posto a un campione di cittadini europei era quale Stato essi vedevano più pericoloso per la pace mondiale. La risposta è stata Israele seguito dagli Stati Uniti al secondo posto. Nulla di illegittimo in simile sondaggio. Oggigiorno si fanno sondaggi d’opinione a ogni piè sospinto e su qualsiasi argomento. Eppure anche qui è subito scattata l'accusa di antisemitismo, questa volta indirizzata all’Europa intera. Il Presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, è stato preso "d’infilata", ha cercato di defilarsi e poi è stato costretto a cospargersi il capo di cenere. In una parola a fare, come ormai nella prassi, ammenda. Solo che questa ammenda è consistita in una principale dichiarazione pubblica di Prodi a mio avviso abbastanza inquietante. In buona sostanza Prodi ha detto che riguardo alla politica dello Stato d'Israele in Medio Oriente alcune critiche possono essere legittime ma altre (?) costituirebbero manifestazioni di antisemitismo. Quale lo spartiacque? Mah, non è stato specificato!

  Dopo tutto quanto sopra e premesso che i cosiddetti Protocolli dei Savi di Sion sono probabilmente una favoletta, mi chiedo se i nostri amici ebrei non stiano facendo di tutto per indurre i comuni mortali a pensare che, dopotutto, quei protocolli esistano davvero.

Giovanni d’Angelo

 

Aprile 2004

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