L’Istituto di studi storici e militari Alberto Pollio. Intervista con Pino Rauti Stampa

L’Istituto di studi storici e militari Alberto Pollio. Intervista con Pino Rauti

a cura di Francesco Algisi

 

Pollio  Onorevole Rauti, negli anni Sessanta lei fu uno dei principali animatori dell’Istituto di studi storici e militari Alberto Pollio. Perché tale Istituto venne intitolato al celebre Capo di stato maggiore dell’Esercito morto nel 1914?

  Perché scoprimmo, leggendo e studiando (come ci sforzavamo di fare allora), che Alberto Pollio fu una figura eminente del personale militare italiano: era stato un po’ il cervello e l’anima della Triplice Alleanza. Egli fu decisamente controcorrente rispetto all’orientamento che si determinò in seguito, ma restò un punto di riferimento militare - oltre che politico e dunque, sia pure in subordine, anche culturale - per chiunque volesse approfondire gli anni che precedettero la Prima guerra mondiale. Studiammo i piani di Pollio per il previsto afflusso di forze militari italiane al di là dei confini, a favore degli Imperi centrali anziché contro: era una prospettiva piuttosto stimolante.

  Lo storico Aldo Giannuli si è chiesto (cfr. l’Unita, 28 settembre 2009) come mai venne recuperato il nome di un “Capo di Stato Maggiore triplicista e filo-austriaco”, negli anni in cui “era nel vivo la questione altoatesina”…

  Pollio era indubbiamente un convinto triplicista. Filo-austriaco, però, non lo definirei: era una semplice conseguenza dell’atteggiamento a favore della Triplice alleanza. Non dimentichiamo che la Triplice fu una politica seguita per molti anni, con molta serietà e l’adesione anche da parte di intellettuali. Ancora oggi io ritengo che sia un tema sul quale bisognerebbe indagare con maggiore acutezza ed equilibrio.

  Fu lei a suggerire l’idea di dedicare a Pollio l’Istituto?

  Adesso non ricordo esattamente come e da chi nacque quell’idea. Venne naturale un po’ a tutti i promotori. Io  fui l’animatore di quell’esperienza, convinto che si potesse e si dovesse studiare al di fuori degli schemi comunemente accettati.

  Perché nacque l’Istituto Pollio?

  Per approfondire l’argomento della cosiddetta “guerra rivoluzionaria”. Noi ritenevamo allora che i comunisti stessero attuando in Italia una guerra politica di tipo nuovo, “rivoluzionaria” appunto: era una guerra che partiva dalla conquista e dalla utilizzazione della società civile – secondo lo schema gramsciano – per arrivare all’egemonia politica.

  Come venne accolta dal mondo militare la vostra iniziativa?

Con grande interesse, anche se su questo poi si è scritto e farneticato molto da parte della sinistra in quegli anni. Allora qualsiasi iniziativa politico-culturale che avesse per oggetto un esponente militare era seguita con attenzione dai membri (soprattutto quelli più giovani) dello Stato Maggiore. Non ci fu alcunché di misterioso o di complottardo in quell’interesse: era una normale curiosità e un riscontro positivo a una iniziativa positiva.

  Si è molto discusso del convegno che l’Istituto promosse nel maggio 1965 presso l'hotel Parco dei Principi …

  Ne è stata data un’interpretazione come al solito cupa e, per così dire, misteriosofica. In realtà, si trattò di una normale attività. Dati il tipo di personaggio e il tipo di ipotesi che Pollio aveva rappresentato sotto il profilo militare, era utile un convegno in termini più propriamente politici e di attualità.

  L’Istituto organizzò altre iniziative pubbliche?

  Che io ricordi, no.

  Dal recente volume di Giovanni d’Angelo, La strana morte del Tenente Generale Alberto Pollio, emergono alcune ombre sulla figura del Capo di stato maggiore. Secondo l’autore, Pollio non avrebbe mai partecipato personalmente a una campagna militare per paura fisica della guerra…

  Non conosco il libro cui si riferisce. Mi sembra strano questo rilievo, pesantissimo peraltro, della paura fisica e della repulsione della guerra in concreto da parte di un personaggio come Pollio. Ne prendo atto, cercherò di approfondire. Mi sembra, comunque, un po’ esagerato, veramente eccessivo e di malanimo. A me Pollio sembrò allora un personaggio notevolissimo anche dal punto di vista delle ricadute politiche che si potevano far nascere dai suoi atteggiamenti, dalle sue scelte, dai suoi orientamenti. Dopo lo scoppio della Grande Guerra, la figura di Pollio venne completamente dimenticata e accantonata – com’era logico che accadesse - perché la scelta fatta era massicciamente in contrasto con tutte le tesi da lui sostenute.

 

26 agosto 2010

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