Educazione siberiana Stampa

Nicolai Lilin

Educazione siberiana

Einaudi, pagg.348, Euro 20,00

 

lilin_educazione.jpg  IL LIBRO - Nicolai Lilin ha solo ventinove anni, ma ha da raccontare una vita straordinaria e un universo che non assomiglia a nessun altro: anche per questo Educazione siberiana è un libro unico, senza paragoni possibili.

  Cosa significa nascere, crescere, diventare adulti in una terra di nessuno, in un posto che pare - e non è - fuori dal mondo?

  Pochi forse hanno sentito nominare la Transnistria, regione dell'ex Urss autoproclamatasi indipendente nel 1990 ma non riconosciuta da nessuno Stato. In Trans-nistria, ai tempi di questa storia, la criminalità era talmente diffusa che un anno di servizio in polizia ne valeva cinque, proprio come in guerra.

  Nel quartiere Fiume Basso si viveva seguendo la tradizione siberiana e i ragazzi si facevano le ossa scontrandosi con gli sbirri o i minorenni delle altre bande. Lanciando mini molotov contro il distretto di polizia, magari: «Quando le vedevo attraversare il muro e sentivo le piccole esplosioni seguite dalle grida degli sbirri e dai primi segni di fumo nero che come fantastici draghi si alzavano in aria, mi veniva da piangere tanto ero felice». La scuola della strada voleva che presto dal coltello si passasse alla pistola. «Eravamo abituati a parlare di galera come altri ragazzini parlano del servizio militare o di cosa faranno da grandi».

  Ma l'apprendistato del male e del bene, per la comunità siberiana, è complesso, perché si tratta d'imparare a essere un ossimoro, e cioè un «criminale onesto». E quest'altra scuola, ben più importante di quella della strada, passa soprattutto attraverso i vecchi, i criminali anziani a cui la comunità riconosce lo specialissimo ruolo di «nonni» adottivi. Sono loro, giorno dopo giorno, a trasmettere valori che paiono in conflitto con quelli criminali: l'amicizia, la lealtà, la condivisione dei beni. L'amore per i disabili, che i siberiani chiamano «Voluti da Dio». E anche la cultura del tatuaggio, della pelle che dice il destino di ognuno. «Nonno Kuzja - scrive Lilin - non mi educava facendo lezioni, ma raccontando le sue storie e ascoltando le mie ragioni. Non parlava della vita dalla posizione di uno che la osserva dall'alto, ma da quella di un uomo che sta in piedi sulla terra e cerca di restarci il più a lungo possibile». Grazie alla forza della narrazione, quel mondo incredibile, tragico, dove la ferocia e l'altruismo convivono con naturalezza, diventa a poco a poco familiare e vero.

  Come lo stile, che è intenso ed espressivo, anche in virtù di una buona ma non perfetta padronanza dell'italiano, che risulta ora sgrammaticato, ora fin troppo esatto, ora contaminato. Uno stile a tratti spiazzante, con una sua dimensione etica, oppure decisamente comico, nei momenti di distensione che attraversano le pagine come la vita.

 

  DAL TESTO - "Le armi a casa nostra, come in tutte le case siberiane, erano tenute in posti ben precisi. Le pistole chiamate «proprie», cioe quelle che i criminali siberiani portano sempre con se, quelle che usano ogni giorno, vengono posate nell’«angolo rosso», dove sono appese le icone di famiglia, le foto dei parenti morti e di tutti coloro che stanno scontando una condanna in prigione. Sotto le icone e le foto c’e una specie di mensola, coperta con un pezzo di stoffa rosso, sulla quale di solito ci sono una decina di crocefissi siberiani. Quando un criminale entra in casa va subito nell’angolo rosso, si toglie la pistola e la posa sulla mensola, dopo si fa il segno della croce e mette un crocefisso sopra la pistola. Questa e un’antica tradizione che assicura che nelle case siberiane le armi non vengano utilizzate: se questo avvenisse, in quella casa non si potrebbe piu vivere. Il crocefisso e una specie di sigillo, che si rimuove solo quando il criminale esce di casa."

 

  L'AUTORE - Nicolai Lilin è nato nel 1980 a Bender, in Transnistria. Nel 2003 si è trasferito in provincia di Cuneo, dove fa il tatuatore, avendo studiato per tanti anni i tatuaggi della tradizione criminale siberiana e imparato le tecniche e i codici complessi che li regolano. Per Einaudi ha pubblicato Educazione siberiana (2009).

 

  INDICE DELL'OPERA - Lo so che non andrebbe fatto - Il cappello a otto triangoli e il coltello a scatto - Quando la pelle parla - Boris il macchinista - Il giorno del mio compleanno - Carcere minorile - Ksjuša - Caduta libera