Verso una nuova Costituzione Stampa

a cura del “Gruppo di Milano”

Verso una nuova Costituzione

Giuffrè, pagg. LV-1045, 2 tomi, € 28,41

 

miglio_verso  L’OPERA – Agli inizi degli anni Ottanta, Gianfranco Miglio – insieme con il «Gruppo di Milano» – pose “mano al disegno di una riforma ‘politico-costituzionale’. Una riforma complessiva e complessa, illuminata e anche – verrebbe oggi da aggiungere – un po’ illuministicamente utopica, considerata la realtà del Paese. Il progetto di riforma si sviluppava assecondan­do la propria ferrea ratio interna. E Miglio era ben consapevole – come, del resto, continuamente e amichevolmente gli obiet­tava Nicola Matteucci – che una tale riforma era troppo simile a una sorta di ‘rivoluzione’, e che, proprio per questo motivo, essa abbisognava non solo di un ‘potere costituente’, ma anche e so­prattutto di un diverso ceto politico da cui questo potere costi­tuente potesse essere personificato. Dal suo ideatore, il progetto venne anticipato a qualcuno dei leader politici del momento, ol­tre che ai loro più stretti aiutanti intellettuali. Oggi, però, più dei possibili effetti che tali contatti e colloqui ebbero sui successivi dibattiti politici e parlamentari, conta forse rilevare che quel di­segno di riforma costituisce un prezioso serbatoio a cui tuttora attingere, un impareggiabile deposito di quelle conoscenze delle istituzioni e dei meccanismi costituzionali, che Miglio aveva ac­cumulato nell’arco di decenni”. (Lorenzo Ornaghi, Federalismo ‘interno’ e federalismo ‘intercomunitario’ nello sviluppo della teoria politica di Gianfranco Miglio, in: Il pensiero federalista di Gianfranco Miglio, Cierre edizioni, 2010)

  DAL TESTO – “Già Platone (nella Politeia e nel Politico) si era dedicato a individuare e distinguere le forme di governo corrette (cioè conformi al rispettivo modello) da quelle corrotte, spiegando tale degenerazione come prodotto inevitabile dell'imperfetta natura umana. Questo approccio 'moralistico', platonico-aristotelico, passò nella cultura comune occidentale, influenzandola ad un punto tale che anche noi 'moderni' non riusciamo a liberarcene del tutto: non ci rendiamo conto, cioè, che quella scelta di metodo, viziata da un pregiudizio 'valutativo', ha ritardato e reso molto difficile (per le vicende che chiarirò subito) lo studio scientifico delle mutazioni dei sistemi politici, e quindi dell’’incorporazione’ di quelle negli stessi meccanismi costituzionali.
  “Certo, a tratti, Aristotele sembra considerare la spinta all'eguaglianza, la progressiva concentrazione del potere, il crescente monopolio politico del profitto economico, come altrettante  f o r z e  n a t u r a l i  che - indipendentemente dalle qualità etiche dei protagonisti - generano le costituzioni e le conducono alla loro fine: ma era difficile passare dall’idea ‘morale’ di «corruzione» a quella ‘cognitiva’ di «trasformazione».”

  IL DIRETTORE – Gianfranco Miglio (1918-2001), comasco, laureato in Giurisprudenza all’Università Cattolica di Milano, è stato professore ordinario di Storia delle dottrine politiche e di Scienza della politica presso lo stesso ateneo, dove ha presieduto la Facoltà di Scienze politiche dal 1959 al 1988. Nel 1968 è stato fra coloro che hanno pensato, e promosso con successo, la riforma ordinamentale delle facoltà di Scienze politiche. In collaborazione con le istituzioni milanesi, fra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta del secolo scorso, ha fondato e diretto l’Isap (Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica) e la Fisa (Fondazione italiana per la storia amministrativa); a partire dagli anni Ottanta ha diretto per un decennio la collana «Arcana imperii» di Giuffrè, inaugurata da due corposi volumi del Gruppo di Milano sulle riforme costituzionali. Eletto in Senato nella circoscrizione di Como dal 1992 al 2001 per la XI, XII e XIII Legislatura, si è interessato soprattutto al tema delle riforme, guardando con particolare favore alle esperienze federali.

  INDICE DEI VOLUMI – Tomo primo: Notizie sugli autori – Avvertenza – Introduzione, di Gianfranco Miglio (Capitolo primo. Diagnosi del caso italiano – Capitolo secondo. Che cosa cambiare: le riforme possibili – Capitolo terzo. Come cambiare: metodo ‘legale’ e metodo ‘legittimo’) – Verso una nuova Costituzione – I. Il modello economico della democrazia sociale e la Costituzione della Repubblica italiana, di Giovanni Bognetti – II. La debolezza del governo nel meccanismo costituzionale. Saggio sulla bassa capacità decisionale del sistema politico italiano, di Serio Galeotti – III. Per il rimodellamento della forma di governo in «governo di legislatura», di Serio Galeotti – IV. I partiti politici, di Serio Galeotti – V. Il rapporto fra democrazia politica e democrazia corporata. L’esperienza italiana e il problema dell’istituzionalizzazione delle forze dell’economia produttiva, di Franco Pizzetti – VI. Il sistema delle regioni e dell’amministrazione locale. Traccia per una discussione, di Franco Pizzetti
  Tomo secondo: La Corte costituzionale come garante della Costituzione, di Giovanni Bognetti – VIII. Il potere giudiziario. I. L’organizzazione, di Serio Galeotti – IX. Il potere giudiziario. II. Le funzioni, di Giovanni Bognetti – X. Il sistema dei controlli. Traccia per una discussione, di Franco Pizzetti – XI. Istituzioni e società industriale in Italia, di Giorgio Petroni – XII. La pubblica amministrazione: analisi delle disfunzioni e indirizzi di riforma, di Giorgio Petroni – XIII. Il servizio dell’istruzione, di Gianfranco Miglio – XIV. La revisione della Costituzione, di Gianfranco Miglio – Opinioni (Augusto Barbera – Domenico Fisichella – Federico Mancini – Giuliano Urbani – Leo Valiani) – Repliche e considerazioni finali (Sergio Galeotti – Franco Pizzetti) – Considerazioni finali di Gianfranco Miglio