L'Opera nazionale dopolavoro Stampa

Elena Vigilante

L'Opera nazionale dopolavoro
Tempo libero dei lavoratori, assistenza e regime fascista, 1925-1943


il Mulino, pagg.217, € 20,00

 

vigilante dopolavoro  IL LIBRO – L'Opera nazionale dopolavoro, qui studiata per la prima volta in quanto istituzione a sé stante, fu istituita dal regime fascista nel 1925 con lo scopo di promuovere e organizzare dall'alto il tempo libero dei lavoratori. Collocata nei gangli dell'amministrazione ordinaria (la vigilanza dell'ente fu assegnata inizialmente al ministero per l'Economia nazionale), subì tuttavia l'influenza e l'attenzione crescente del Pnf, che tentò di farne una sua organizzazione collaterale. Pur essendo questo uno dei motivi per cui venne considerata dalla storiografia l'ente del consenso per antonomasia e uno degli strumenti più tipici del progetto totalitario di conquista delle masse, l'Ond mantenne, sino alla fine del ventennio, una sua identità istituzionale ambigua, in parte «burocratico-ministeriale», in parte «politico-militante». Come emerge dalla ricerca, inoltre, la sua presa sulla realtà del lavoro fu discontinua e non sempre uniforme, concentrandosi per lo più sulle «aree forti» del paese e tra determinate categorie di lavoratori.

  DAL TESTO – "Nell'azione dopolavoristica, l'Opera non inventò quasi nulla, limitandosi ad assorbire, per contenuti e modalità, le variegate attività promosse dalle forme disparate di associazionismo presenti nell'Italia liberale. La programmazione prevedeva eventi culturali, manifestazioni sportive, gite ed escursioni, in linea con le manifestazioni tipiche della sociabilità borghese; mentre dalle esperienze della sociabilità popolare erano stati tratti le attività assistenziali, i corsi di alfabetizzazione e di formazione professionale; dalle cooperative e dalle leghe, le esperienze delle piccole industrie agrarie.
  "Queste attività, organizzate dal dopolavoro, assumevano significati nuovi che in questi primi anni si risolvevano in un fervente patriottismo.
  "Gite turistiche, manifestazioni sportive, eventi culturali, corsi di formazione e igiene venivano modulati sulla necessità di «elevare spiritualmente e fisicamente» le masse di lavoratori, di ampliare le loro conoscenze sulle gesta eroiche della nazione e infonder loro «il sentimento di amor patrio». Nei primi anni, dunque, la retorica dopolavorista oscillò essenzialmente tra questi due temi: il miglioramento culturale e fisico dei lavoratori e il rafforzamento del sentimento nazionale.
  "La programmazione dopolavoristica a largo raggio aveva nelle attività sportive un motivo importante di aggregazione. Ciò era dovuto sia al potere attrattivo esercitato dallo sport sui lavoratori, sia al particolare ruolo che le manifestazioni sportive già cominciavano a rivestire all'interno dell'ideologia fascista. All'Ond era demandata l'organizzazione dello sport non agonistico attraverso la messa a punto di molteplici attività sportive, prima di allora non facilmente accessibili al pubblico a cui erano rivolte. Così facendo il dopolavoro espletava la funzione di favorire «lo sviluppo dello sport fra le masse», contribuendo al miglioramento fisico e morale dei lavoratori."

  L'AUTRICE – Elena Vigilante è dottore di ricerca in Storia dell'Europa moderna e contemporanea e archivista libero professionista. Ha insegnato Storia economica nella facoltà di Economia dell'Università degli Studi della Basilicata.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, di Guido Melis - Introduzione. Gli studi sul dopolavoro in Italia - I. La nascita dell'Opera nazionale dopolavoro (1. Le origini: dal progetto dei dopolavoro industriali all'Ufficio presso la Confederazione nazionale dei sindacati fascisti - 2. La nascita dell'ente del dopolavoro: l'assetto istituzionale - 3. L'instabilità dell'assetto istituzionale e la ricerca di un nuovo equilibrio - 4. L'attività dopolavoristica nel biennio 1925-1926: un primo bilancio) - II. Il decennio del commissariamento 1927-1937 (1. Il commissariamento - 2. Nuove prospettive per l'organizzazione dell'ente: il dibattito - 3. La difficile collocazione giuridica del dopolavoro - 4. Nuove prerogative per il dopolavoro: propagandare l'assistenza - 5. I circoli del dopolavoro e lo spettro sempre vivo del vecchio circolo operaio) - III. La breve fase della risistemazione degli organi direttivi e lo sconvolgimento delle funzioni durante la guerra (1. Verso una nuova legge - 2. L'acquisizione di nuove funzioni: i dopolavoro delle Forze Armate - 3. La conversione imposta dalla guerra: il nuovo commissariamento - 4. La gestione delle nuove funzioni dovute alla guerra: disordine organizzativo e avvicendamenti nel gruppo dirigente (1940-1943) - 5. La riformulazione del consiglio tecnico consultivo - 6. L'attività dopolavoristica negli anni della guerra (1940-1943)) - IV. I dopolavoro delle aree rurali: il caso della Basilicata (1. Il faticoso insediamento degli uffici provinciali del dopolavoro in una regione periferica - 2. Il dopolavoro di Potenza negli anni Trenta: lo scarso fermento organizzativo e la persistente ritrosia dei circoli esistenti ad aderire al progetto - 3. Il dopolavoro di Matera: le «difficoltà ambientali» - 4. L'istituzione dei circoli dopolavoristici sul territorio) - Conclusioni. Il dopolavoro alla caduta del fascismo (1. Il dopolavoro nei giorni di Badoglio - 2. Sdoppiamento e restrizioni: un ente allo sfascio) – Fonti – Appendici (Le principali leggi sull'Opera nazionale dopolavoro - Organigramma dell'Opera nazionale dopolavoro) - Indice dei nomi - Indice dei luoghi