La tratta degli schiavi Stampa E-mail

Jeffrey Kaye

La tratta degli schiavi
Chi governa l'immigrazione e perché


Arianna Editrice, pagg.352, € 9,80

 

kaye schiavi  IL LIBRO – Un reportage giornalistico che ci permette di portare alla luce tutte le ombre del "fenomeno immigrazione" e di dar voce a coloro a cui è stato negato il diritto di esistere. Il mondo sta sperimentando un esodo globale di dimensioni mai viste finora, ma motivato dalle stesse antiche ragioni di sempre: la ricerca di nuove opportunità e risorse. Il mondo degli affari e della finanza sfruttano in modo interessato i flussi migratori, che di conseguenza continuano, sanguinosi e incessanti. È un sistema globale che possiamo definire "capitalismo predatore", perché basato sul traffico di esseri umani.
  Questo libro intende riempire il vuoto esistente nel dibattito sul tema prendendo in considerazione gli aspetti economici della vicenda - spesso volutamente trascurati – esaminando le relazioni tra migrazione e globalizzazione e le varie attività che incoraggiano, facilitano e traggono profitto dalle migrazioni, sia quelle legali che quelle illegali. Da parte dei politici viene utilizzata spesso la retorica per nascondere le reali motivazioni che incancreniscono il "problema immigrazione".
  L'autore indica invece la strada su cui ci si dovrà muovere se si vorrà davvero comprendere e risolvere questo problema sociale ormai fuori controllo: perché solo tenendo conto anche delle ragioni dei migranti, i legislatori saranno finalmente in grado di elaborare delle politiche per una immigrazione razionale e umana. E questa sarebbe davvero una nuova storia.

  DAL TESTO – "Spesso la risposta della popolazione all'immigrazione e ai cambiamenti culturali - così come avviene per la costruzione di una centrale nucleare, di una prigione o di un nuovo centro commerciale - è quella del "NIMBY!" (non nel mio giardino!). In questi casi il dibattito si concentra sul calcolo dei vantaggi e degli svantaggi a livello locale; però, per tutti, l'attenzione e il tempo dedicato all'immigrazione dovrebbero incentrarsi sulla semplice considerazione che si tratta di un fenomeno che fa parte del commercio globalizzato. Sviluppare le risorse, la manodopera e il commercio dei manufatti, a volte dà buoni risultati e altre volte no, ma alla fine, quando le decisioni dei governi o delle multinazionali aiutano a creare nuove opportunità, spesso le persone sono spinte a varcare i confini per godere dei loro benefici, a prescindere dalle conseguenze sulle comunità di destinazione.
  "Per i datori di lavoro del mondo sviluppato i migranti hanno un ovvio valore economico; infatti spesso essi compiono quei lavori che i cittadini locali non fanno, per lo meno non ai salari offerti. Il ritornello è sempre quello: negli Stati Uniti si dice che «i Messicani fanno i lavori che gli Statunitensi non fanno»; nel Regno Unito si dice la stessa cosa degli immigrati dall'Europa orientale; in Polonia gli Ucraini e i Bielorussi lavorano a salari e in condizioni che i Polacchi non accetterebbero mai; in Argentina i Boliviani svolgono le mansioni meno pagate, che i locali mai accetterebbero di fare. Gli affari, a livello sia locale che internazionale, si basano sulla mobilità umana e, di solito, prevedono il reclutamento di gruppi di persone disponibili a lavorare a salari veramente bassi.
  "Il meccanismo così complesso e interconnesso che è il mondo degli affari, ha dato vita a quella che possiamo definire l'"industria della migrazione". Questa definizione contiene in sé un implicito invito a coloro che propongono una "riforma dell'immigrazione". Superare le ovvietà che affrontano il problema da un punto di vista parziale, localistico e, addirittura, nazionale. L'approccio NIMBY, così diffuso nel mondo industrializzato, non ha più possibilità di successo dei tentativi di risolvere il riscaldamento globale spostando la produzione inquinante dagli Stati Uniti alla Cina. I Paesi di destinazione rappresentano solo un pezzo di un mosaico più grande. Affrontare seriamente la questione della migrazione globale richiede almeno la volontà di comprendere perché i migranti decidono di abbandonare le proprie case."

  L'AUTORE – Jeffrey Kaye è giornalista indipendente e corrispondente speciale di "NewsHour" della PBS, per il quale lavora fin dal 1984. I suoi lavori sono apparsi anche sul "Los Angeles Times", sul "Washington Post", su altri giornali, trasmissioni televisive e su Internet. Per maggiori informazioni e per vedere le immagini scattate durante la lavorazione di "Migrazione Globale", visitate il suo sito www.jeffreykaye.net.

  INDICE DELL'OPERA – Ringraziamenti - Introduzione – Capitolo I. Esche e paraocchi – Capitolo II. Crescere le persone per l'esportazione – Capitolo III. I migranti nel mercato globale – Capitolo IV. Cambio di rotta: la fortuna gira – Capitolo V. Le agenzie di reclutamento e il mercato degli esseri umani – Capitolo VI. I trafficanti come fornitori di servizi per la migrazione – Capitolo VII. «Dipendiamo pesantemente dai lavoratori immigrati» - Capitolo VIII. Schiavitù e flussi di denaro – Capitolo IX. «Cercasi lavoratori» o «Non oltrepassare il confine» - Capitolo X. Scelte politiche, influenze e alleanze – Capitolo XI. Resa dei conti sud-occidentale – Capitolo XII. Sangue fresco e selezione nazionale – Capitolo XIII. «Divisi per la necessità di sopravvivere» - Indice analitico - Note