Sulla via di Samarcanda Stampa

Matteo Pizzigallo – Alessandra Frusciante

Sulla via di Samarcanda
Le relazioni fra l'Italia e le Repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale


Bordeaux Edizioni, pagg.122, € 14,00

 

pizzigallo samarcanda  IL LIBRO – Questo libro contiene i risultati di una ricerca promossa dall'Istituto di Studi Politici "S. Pio V" e presenta, con un dichiarato intento divulgativo, uno sguardo d'insieme sulle recenti e poco conosciute relazioni bilaterali fra l'Italia e le cinque Repubbliche centroasiatiche. Relazioni bilaterali per certi versi fluttuanti ma, tutto sommato, di segno positivo, almeno sul piano formale. Infatti, negli incontri, ufficiali e non, fra i rappresentanti delle istituzioni di tali Paesi non mancavano reciproche professioni di amicizia, nonché di disponibilità alla cooperazione economica, soprattutto nei comparti più significativi, a cominciare da quello energetico. Sul piano sostanziale, però, alle promesse di collaborazione spesso non seguivano fatti concreti di una certa rilevanza, destinati a rilanciare e consolidare la presenza italiana in Asia centrale.
  Alla compiuta realizzazione di quest'ultimo obiettivo, nel tempo si sono sovrapposti, e ancor oggi si sovrappongono, diversi ostacoli: in primo luogo, l'evidente arretratezza dei sistemi politici ed economici delle cinque Repubbliche centroasiatiche, tutte caratterizzate dalla ventennale presenza di apparentemente stabili regimi autoritari e dispotici, imperniati su varie forme di rigido capitalismo di Stato, spesso declinate con modalità non sempre trasparenti. Altro ostacolo importante è rappresentato dalla agguerrita concorrenza di enti e di imprese di Paesi forti, di gran lunga più ricchi e potenti dell'Italia, e da molto più tempo presenti e operanti nell'area centroasiatica ove son ben radicati anche per la loro evidente prossimità geografica.
  Insomma, anche se quella imboccata dall'Italia è la "via" giusta, finora sono stati conseguiti solo obiettivi limitati. Ci vorranno ancora tempo, impegno e costanza. Requisiti che, fortunatamente, non mancano né alla diplomazia ufficiale italiana, né alla diplomazia parallela dell'Eni, protagonista di molte pagine di questo libro.

  DAL TESTO – "La costruttiva e, indubbiamente, illuminata strategia italiana di contribuire, attraverso una rete di accordi bilaterali di cooperazione paritaria ispirati alla diplomazia dell'amicizia, alla stabilizzazione della regione centro asiatica di cruciale importanza geopolitica, fu vanificata dalla precipitosa successione degli avvenimenti seguita alla tragedia dell'11 settembre 2001 e culminata nell'attacco americano all'Afghanistan. E così, ben lungi da quella stabilizzazione pacifica auspicata dalla diplomazia italiana, l'intera regione fu, direttamente o indirettamente, coinvolta nella guerra globale al terrorismo e registrò, con modalità diverse, una progressiva militarizzazione del territorio, con gli inevitabili effetti collaterali che tale situazione avrebbe comportato. Si modificarono, infatti, priorità, interessi, modalità e la qualità stessa dei rapporti fra gli Stati Uniti, l'UE e l'Uzbekistan che, per la sua centrale posizione geostrategica, diventò, prima di tutto, il partner militare privilegiato dei Paesi occidentali impegnati in Afghanistan, garantendo il supporto logistico e l'utilizzazione delle proprie basi aeree e ricevendo in contropartita, a vario titolo, sostanziosi aiuti finanziari.
  "Questa collaborazione rafforzata in campo militare, legata alla guerra afghana, fra i Paesi occidentali e l'Uzbekistan di Karimov, risultò ben presto sempre più faticosa da gestire politicamente e sempre più difficile da far accettare alla stampa e all'opinione pubblica americana ed europea. Anche perché gli eclatanti annunci di liberalizzazioni economiche e di riforme democratiche, annunciate da Karimov, rimanevano spesso esercizi retorici a scopo propagandistico, mentre la realtà quotidiana rifletteva, al contrario, l'immagine di un regime dispotico particolarmente spietato, come era avvenuto nella drammatica repressione della rivolta di Andijan del 13 maggio 2005 culminata in un massacro severamente condannato negli Stati Uniti e nell'Unione Europea. E a tutto ciò Karimov [...] reagì sfrattando tutti gli Occidentali dalle basi uzbeke e riaprendo strumentalmente il dialogo con la nuova Russia di Putin."

  GLI AUTORI – Professore ordinario di Storia delle Relazioni internazionali presso l'Università di Napoli (Federico II), Dipartimento di Scienze politiche, Matteo Pizzigallo è autore di numerosi volumi e saggi sulla politica petrolifera italiana e sulla diplomazia mediterranea. Tra i suoi lavori più recenti: "La Diplomazia italiana e i Paesi arabi dell'Oriente Mediterraneo" (Milano, 2008), "Storie rimosse" (Napoli, 2010), "Il Ponte sul Mediterraneo" (Roma, 2011), "La politica araba dell'Italia democristiana" (Milano, 2013).
  Dottore di ricerca in Scienza politica e istituzioni in Europa all'Università di Napoli (Federico II), Dipartimento di Scienze politiche, Alessandra Frusciante è studiosa di diplomazia economica ha pubblicato il volume: "Le vie del gas. L'Italia e le politiche energetiche dell'Ue. Storia e Problemi" (Roma 2012), nonché vari articoli e saggi sulle relazioni italo-arabe apparsi in volumi collettanei.

  INDICE DELL'OPERA – Premessa - Parte prima, di Matteo Pizzigallo - Capitolo primo. Le relazioni fra Italia e Uzbekistan - Capitolo secondo. Le relazioni fra Italia e Kirghizistan - Capitolo terzo. Le relazioni fra Italia e Tajikistan - Capitolo quarto. Le relazioni fra Italia e Turkmenistan - Parte seconda, di Alessandra Frusciante - Capitolo quinto. Le relazioni fra Italia e Kazakhstan